RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
michelle hunziker tomaso trussardi
Cristiana Lauro per Dagospia
Certo che se i ristoratori fossero tutti permalosi come Tomaso Trussardi, un genere di riferimento irritante come Trip Advisor invece di procurare un semplice giramento di coglioni scatenerebbe la terza guerra mondiale.
Selvaggia Lucarelli su Il Fatto Quotidiano se l’è presa col marito di Michelle Hunziker, dopo una serie di social-scazzi generati da quel giacobino di Dominique Antognoni. Il critico gastronomico Antognoni - che non è assolutamente un improvvisatore impreparato - se l’era presa col locale di Tomaso Trussardi, imprenditore nella ristorazione in piazza della Scala a Milano che ha recentemente smesso di inseguire le stelle Michelin (ne ottenne una sotto la guida dello chef Roberto Conti) per proporre il concetto di “trattoria di lusso”.
SELVAGGIA LUCARELLI BALLANDO CON LE STELLE
La Lucarelli non ha capito bene che cosa voglia dire “trattoria di lusso” e onestamente manco io che sono meno intelligente di lei - ma indubbiamente di settore enogastronomico - e mi chiedo da un po’ perché la parola trattoria da sola faccia schifo a tanta gente che la traduce in “bistrot” o “trattoria contemporanea” o “di lusso”, come preferisce indicare Trussardi. Insomma oggi se non è una “turbotrattoria” puzza di povero perché a portata del popolo, a misura di turisti, (che per inciso ultimamente sono molto preparati anche sulle nostre materie prime).
Lo trovo assurdo perché la trattoria è semplicemente un genere diverso rispetto ad altro tipo di ristorazione più o meno gourmet, ma merita rispetto e meno confusione di termini. Principalmente perché ha spesso forti legami con la tradizione delle cucine regionali.
Soprattutto nelle grandi città il concetto di trattoria si è un po’ offuscato ultimamente e confuso con qualcos’altro. L’elenco delle trattorie che fanno realmente le trattorie - e non hanno bisogno di altri aggettivi a corredo - sarebbe infinito. Giusto per chiarirci, pensate intanto a Sora Lella, Checchino o Armando al Pantheon a Roma. A Trippa o a Masuelli a Milano o a Osteria del Gallo a Gaggiano (MI). Sono pochi esempi così al volo, ma rendono l’idea senza inquinare il concetto con idee balzane e interpretazioni che confondono e deludono le aspettative non solo nel piatto ma anche sul conto.
Secondo Daniele Cernilli (DoctorWine) i critici enogastronomici esercitano spesso il loro narcisismo. “Mettono le proprie idee in primo piano con la malcelata voglia di orientare i comportamenti degli altri e per la sola presunzione di essere qualcuno”. Io aggiungo che sono pochi quelli che pagano il conto perché i più mangiano sempre a scrocco.
Tomaso Trussardi l’ha presa male e ha sputtanato sul suo profilo Facebook il critico Antognoni che in passato avrebbe mangiato a spese sue gozzovigliando nel ristorante Trussardi alla Scala prima che diventasse una trattoria di lusso. Leggete l’articolo leggero e ironico di Selvaggia Lucarelli.
TRUSSARDI E L' INCRITICABILE PIATTO DEL "PESCE SCIMMIA"
michelle hunziker tomaso trussardi
Selvaggia Lucarelli per il Fatto Quotidiano
Ci sono mestieri che nessuno vuole più fare. Il lavapiatti. La badante. Il panettiere. Il critico gastronomico. O meglio, di gastronomia vogliono scrivere tutti, ormai, ma evitando con acrobatica diplomazia qualsiasi conflitto con ristoranti, aziende alimentari, chef, ristoratori. Primo perché si rinuncia a un sacco di cene a scrocco. Secondo perché attorno al mondo della gastronomia ruotano molti inserzionisti e "se dici che il mio uovo puzza di cure termali il tuo prossimo inserzionista sarà Roberto Carlino". Terzo perché il settore ha un livello di permalosità che neanche Salvini con gli striscioni.
Ergo, basta scrivere "il radicchio era un po' salato" che il giorno dopo l' ufficio stampa del ristorante minaccia di chiuderti nelle cucine e di farti fare, incaprettato, due giri di lavastoviglie impostata su "100 gradi".
Non per niente il più noto critico gastronomico, Valerio Massimo Visintin, gira incappucciato. Lui dice che è perché così quando va nei ristoranti nessuno lo riconosce e gli servono quello che servirebbero a un cliente qualunque, ma secondo me è per non farsi riconoscere quando lo cercano per menargli. La meravigliosa querelle avvenuta giorni fa via social tra il critico gastronomico Dominique Antognoni e Tomaso Trussardi è un esempio smagliante di quello che si è detto.
L' antefatto. L' esperienza nella ristorazione di casa Trussardi ha avuto una vita abbastanza travagliata e da pochi mesi Tomaso stesso è stato nominato presidente e ad del segmento food. "Mio padre ha aperto la caffetteria, mio fratello l' ha trasformata in ristorante, mia sorella ha voluto le stelle: una scelta prestigiosa ma che non creava economicità. Io ho deciso di non prendere più chef star", ha dichiarato in febbraio alla stampa. A quel punto la stampa gli ha domandato quale fosse la sua rivoluzionaria idea di ristorazione, visto che aveva rinunciato al suo chef e alle due stelle Michelin, e lui ha risposto: "Una trattoria di lusso, la gente vuole mangiare bene senza spendere una follia". Cosa voglia dire "trattoria di lusso" è mistero fitto.
È tipo "un' utilitaria Lamborghini, la gente vuole andare a 200 all' ora senza spendere una follia". Cioè, se la gente vuole mangiare bene senza spendere, va in trattoria, se la trattoria ha i divani con struttura in ottone brunito e le posate d' argento non è più una trattoria, se la costoletta di vitello costa 50 euro come attualmente al ristorante Trussardi alla Scala, il prezzo non è da trattoria di lusso, ma da ristorante costoso.
Quindi "trattoria di lusso" non vuol dire un' emerita cippa. Il critico Antognoni, a quel punto, fa un' osservazione simile su Facebook e a febbraio, nel pieno della settimana della moda, quando i Trussardi in teoria avrebbero altro a cui pensare, Tomaso risponde piccato che se il critico vuole sapere cosa sia una trattoria di lusso, questa volta deve pagare.
Insomma, lascia intendere che il critico in questione in passato sia andato a mangiare nel suo ristorante senza tirar fuori un euro.
La querelle finisce lì, ma è in arrivo il secondo round.
tomaso trussardi - aurora ramazzotti - michelle hunziker e mamma ineke
Antognoni, qualche giorno fa, studia il menu della trattoria di lusso e scrive un articolo su chefmaitre.com intitolato "Il pesce scimmia del signor Trussardi". Vedo il titolo, penso che dopo anni di logo col famoso levriero, Tomaso abbia deciso di cambiare logo e animale e di buttarsi sul genere fantasy-mitologico, con un simbolo che sia metà carpa e metà bertuccia. Invece no, Antognoni sta parlando della nuova trattoria di lusso, più precisamente del menu.
Un menu che lui definisce "un foglio word qualsiasi" in cui "Piccione rapa e piselli" diventa Pigeon with turnips and beans, solo che beans non vuol dire piselli, ma fagioli. In cui a sinistra, in italiano, si informa il cliente che la bistecca viene calcolata all' etto, mentre a destra, in inglese, viene detto che si calcola al grammo. Ma soprattutto, tra le proposte di pesce, spicca la "rana pescatrice" (monkfish, in inglese) che però nel menu di destra diventa MONKEY fish, ovvero pesce scimmia. Un menu pensato da Tim Burton, insomma. Di sicuro un' esperienza culinaria insolita assaggiare il famoso "gorilla pinna gialla". Insomma, che il ristorante Trussardi abbia un menu con gli errori del menu cinese in Viale Padova o di quell' indimenticabile menu in Bolivia in cui gli spaghetti al pesto erano tradotti "Spaghetti alla peste", è una sciatteria incredibile e Antognoni lo fa notare. Apriti cielo.
tomaso trussardi michelle hunziker
Tomaso Trussardi, in tutta risposta, come un bimbominkia qualunque lancia strali su Facebook: "Certi imbecilli sedicenti critici culinari si permettono di giudicare senza competenze e esperienze di lavoro. gli veniva permesso di mangiare a ufo (per non dire a scrocco) ha dimostrato con copertine al miele il suo totale asservimento a chi lavorava nelle nostre cucine e gli permetteva di gozzovigliare a mie spese ma si sa, la pacchia finisce, questo dodicenne hateretc". Poi, non contento, si rivolge a chi lavorava nelle sue cucine, ovvero lo chef stellato Roberto Conti, invitandolo a togliere dalla sua bio su Facebook "executive chef presso il ristorante Trussardi" e da gran signore, specifica che sebbene Conti faccia credere di essersene andato di sua spontanea volontà, l' ha licenziato lui. "Grazie, ti auguro di fare bene COME NE SEI capace quando vuoi!
BEATRICE TOMASO GAIA TRUSSARDI
", conclude Trussardi.
E lì diventa chiaro chi ha scritto il menu della trattoria di lusso.
Del resto, si sa, nelle trattorie è tutto fatto in casa, pure i menu. Resta solo da capire se il pesce scimmia, nella scala evolutiva, sia l' anello di congiunzione tra l' uomo e una trattoria di lusso.
Attendiamo la risposta del signor Tomaso Trussardi.
Via Facebook, naturalmente. Del resto, i grandi comunicatori nel mondo della moda come lui e Stefano Gabbana, rispondono solo così.
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