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ROMA SANTA E DANNATA - TRAILER
Pierluigi Gaudio per “Novella 2000”
intervista di dago a novella 2000
Giornalista, intellettuale, uomo di spettacolo, imprenditore, trovare la giusta definizione per Roberto D’Agostino è complesso, perché densa è stata la sua vita e intenso è stato il suo modo di viverla. Un surfista della vita in grado di seguire l’onda, in grado di comprendere il cambiamento e per questo sempre in prima linea.
Parlare con lui, in occasione del docu-film che D’Agostino e il critico cinematografico Marco Giusti presentano alla Festa del Cinema di Roma, è un piacere. Roberto è un fiume in piena che cita il romanziere Proust, il poeta romano Giovenale e il filosofo Vattimo con la stessa facilità con la quale parla delle notti romane nel suo lavoro. Dentro c’è tutto, dal Vaticano alla politica passando per il celebre locale Muccassassina e Bernini, Michelangelo e Caravaggio.
ROMA SANTA E DANNATA - LOCANDINA
Si chiama Roma Santa e Dannata, ma si doveva chiamare Roma Santa e Puttana, il titolo è stato cambiato perché Google censura determinate parole. E qui si percepisce tutta la modernità di D’Agostino, uomo colto che guarda al passato, si nutre di libri e percepisce il futuro.
Nato nel quartiere romano di San Lorenzo, uno dei più martoriati dalla Seconda Guerra Mondiale, D’Agostino sarà al Roma Film Fest a presentare la sua opera, che ha la regia e la fotografia di Daniele Ciprì ed è prodotto da The Apartment.
Roberto, hai fatto tante cose nella tua vita. Erano i sogni del bambino nato a San Lorenzo?
«Non pensavo di fare quello che ho fatto. La vita è un’eterogenesi nella quale pensi di andare verso A e finisci a Z. Credo che tutti i tuoi sogni e i tuoi desideri vengano trasformati, così come le pretese, che ci creano infelicità. Le pretese e le attese ci rendono infelici, perché magari non sono compatibili con il proprio talento. Ognuno, alla fine deve fare i conti con quello che è. Io sono stato sempre molto curioso, ho sempre letto, nutrendomi di libri, e mi sono sempre informato moltissimo».
intervista di dago a novella 2000
Quali sono stati i tuoi maestri?
«Mi sono nutrito di tanti libri, dalla beat generation, ad Arbasino, Zeri, ho sempre amato studiare in diversi campi. Ogni giorno devi leggere e studiare, confrontarti perché la verità è un punto di vista. Ognuno ti racconta la sua versione. È un po’ come il film Rashomon di Akira Kurosawa, dove alcune persone vengono convocate per testimoniare su un omicidio e ognuno racconta una sua versione, diversa dalle altre».
Per questo hai iniziato come giornalista?
«Il mio lavoro mi ha portato a lavorare per l’Europeo, Panorama, L’Espresso, ma io sono consapevole che ogni giorno finisce la sera e poi si ricomincia una nuova vita e non sai qual è il copione che ti aspetta. Io sono felice perché so di avere sempre una sorpresa che mi aspetta. Per esempio, non avrei mai pensato di creare Dagospia o all’avvento di Internet, ma se stai a ruota con i tempi e con l’attualità le cose che hai in testa cambiano. Io non ho mai capito quelli che hanno davanti un comandamento.
Ho capito che la mia vita e quella di stare su una tavola da surf e seguire l’onda, non opporsi, cercando di arrivare alla riva. Il pensiero debole di Vattimo in questo può esserci d’aiuto, ovviamente in senso positivo. L’Ideologia è qualcosa che ti fa andare a sbattere. Marx, per esempio, non lo puoi applicare a qualsiasi epoca. Ci vuole flessibilità».
Anche in amore è così?
«In amore è una questione di testa. Ci vuole complicità, essere in grado di capirsi. Devi riuscire ad avere lo stesso binario, andare nella stessa direzione. Per me è importante costruire una buona comunicazione con il partner e giocare insieme per Vivere i tempi uniti, complici. L’attrazione e il resto cambia sempre, per questo le cose importanti sono altre».
dago e marco giusti in piazza san pietro set di roma santa e dannata
Venendo alla pellicola che presenterete a Roma, le recensioni parlano di un concentrato delle notti romane.
«In un’ora e mezza non puoi mettere una città come Roma. Io ho peccato di “Hybris” (arroganza in greco, ndr) nel solo pensare di confrontarmi con la maestosità di una città che più di altre ha condizionato la storia. Per questo ho dato un taglio più dedicato alla notte, momento nel quale si impone il cambiamento dei costumi sociali, soprattutto qui a Roma: città di Dio, con il Vaticano, ma anche città dei romani. Il paganesimo va a braccetto con il cattolicesimo, dove politica, religione e vita notturna si incontrano e vivono una vita ignota a chi vive di giorno».
Dove poi nascevano i paparazzi e, in passato, è nata La Dolce Vita.
«Roma è fatta di salotti, di incontri nei ristoranti e nei bar che molto spesso sono più interessanti e divertenti di un teatro, qui nasce il gossip, così come nasceva nei racconti degli antichi romani Giovenale o di Marziale, perché a Roma il gossip nasce dal piacere della conversazione.
Sui tavoli di Via Veneto c’erano solo chiacchiere, battute, Roma è un grande teatro dove si recita a soggetto. Anche i pettegolezzi nascono, ovviamente, così. Lo stesso Dagospia è una portineria».
marco giusti e dago roma santa e dannata.
In questo periodo Fabrizio Corona sta dominando il gossip relativo alle scommesse di calciatori di prima fascia.
«Non so con il suo passato come possa essere considerato autorevole».
Cosa ti rimane dopo aver concluso il film su Roma?
«La mia città è, come diceva Federico Fellini, un immenso cimitero brulicante di vita e ogni monumento che vediamo ha in sé molta più vita di quanto potremo mai averne noi. Roma ti avvolge, un torinese, un milanese, fatte salve alcune eccezioni, viene a Roma e dopo tre giorni è già romano.
Questa città ha un lato avvolgente, che fa anche contrasto con la sua storica comicità, a volte, anzi spesso, carica di cinismo, come quella di Alberto Sordi o di Anna Magnani».
Proprio a lei, ad Annarella, è dedicata il Roma Film Fest, un doppio omaggio alla romanità.
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