DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
DAGOREPLICA
Virman Cusenza e Francesco Gaetano Caltagirone
Nessuno vuole mettere in discussione la buonafede del direttore de “il Messaggero”, Virman Cusenza, che ci scrive negando di essere caduto in “errore” (deontologico e penale) pubblicando nelle cronache del giornale romano la foto del tatuatore Gabriele Donnini al momento del suo arresto nell’inchiesta sulla banda affaristico-politico di Mokbel.
L’istantanea incriminata, assicura Cusenza, non ritrae un “arrestato con le manette”, stretto da due poliziotti.
Anche se messa a confronto con migliaia di scatti simili conservati negli archivi, la foto mostra, inequivocabilmente, l’immagine di un uomo che tiene le mani nella posizione di chi ha i polsi stretti dai ferri sottili oggi in uso tra le forze dell’ordine. E la fotografia è sempre un esercizio di osservazione anche per i lettori che a volte può rivelare quello che l’occhio nudo non ha visto.
Del resto, un buon giornalista dovrebbe sapere anche, come insegna il grande fotoreporter americano Neil Leifer, che ogni fotografia “non rivela mai la realtà, mostra l’idea che se ne ha”.
Noi ne abbiamo avuta una difforme da quella di Cusenza, che aveva tra le mani l’originale.
Pazienza.
Ma, ripetiamo, dobbiamo dare atto della cortese smentita del direttore de “il Messaggero”, che nell’illustrazione-fotomontaggio in apertura della replica rappresentiamo - “per gioco” - nei panni del tatuatore sulla via del gabbio. E magari anche lui, Virman innocente, potrebbe chiedersi se non sia finito nella “caricatura” di un uomo con i ferri ai polsi o in preda a un forte mal di pancia.
Tuttavia, e bando agli scherzi, a fugare ogni dubbio (malevole) avanzato da Dagospia potrebbero essere utili le “testimonianze” dell’autore della foto, dei due agenti che hanno prelevato Gabriele Donnini e dell’avvocato dell’arrestato.
foto Donnini fotografo Messaggero
Cusenza metta in campo tutti i suoi guerrieri in prima linea nel difendere le garanzie dei cittadini.
Quanto a noi, non siamo abituati a prenderci sul serio, ma la curiosità è (e resta) nel Dna di Dagospia.
PS.
A proposito di etica professionale e code di paglia. Possiamo rassicurare Virman Cusenza che la pubblicazione sul suo giornale della “fotina” di Roberto D’Agostino sotto gli aghi del pur bravo Gabriele Donnini non ha “urtato la sensibilità” del tenutario tatuato di questo sito. Al più ci siamo chiesti come mai, e così all’improvviso, nella redazione di via del Tritone sia venuto meno il divieto di divulgare qualunque notizia (o immagine) riguardante l’attività giornalistica di Dagospia e del suo fondatore. Un diktat imposto dai Caltagirone che dura ormai da anni. Forse all’insaputa del direttore Cusenza, che reclama di essere in prima fila nelle “battaglie di libertà”? Boh.
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