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Estratto dell’articolo di Renato Franco per “il Corriere della Sera”
Ci sono le piattaforme di streaming, il pubblico fa fatica a uscire di casa, il cinema soffre: come mai un film in sala? «Perché siamo idioti, ce lo siamo detti fin da subito».
I Soliti Idioti 3 è il film che segna il ritorno al cinema di Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli nei panni dei tanti personaggi che li hanno resi celebri, «cinque storie parallele con il tema comune della famiglia che è la cosa di cui si discute di più; molti dicono che la società deve ripartire dalla famiglia, ma cosa deve essere la famiglia? Noi abbiamo dato la nostra risposta».
Quindi parola al rozzo e volgare Ruggero e al vessato (e laureato) figlio Gianluca; agli (im)moralisti, coppia benestante che ogni volta fallisce nel tentativo di essere politicamente corretta; agli «zarri» che leggono sempre la Gazzetta, hanno un lessico di sole quattro parole, peraltro scurrili, ma ora «svapano e vanno in monopattino»; al metallaro Sebastiano alle prese con la sfiancante postina Gisella; alla coppia gay che tenta in ogni modo di avere un figlio. […]
Riportare sullo schermo personaggi «vecchi» non è un rischio?
«Anche noi ci siamo chiesti se i nostri personaggi erano fuori tempo, ma ci siamo resi conto che stavano tornando grazie ai social, senza il nostro controllo. È come se ci avessero chiamato loro e quando abbiamo provato a immergerli nei tempi di oggi abbiamo visto che funzionavano ancora; quegli archetipi rimangono. L’italiano quello è. E quello rimane».
Tra padre e figlio non è cambiato nulla?
«Ruggero si sveglia dopo 10 anni di coma e Gianluca crede di essersi fatto una vita nel frattempo, ma dimentica che l’unico obiettivo del padre è rimanere attaccato al figlio: se non gli rompe i coglioni la sua vita non ha senso. Tra loro c’è sempre la stessa dinamica ma immersa nella contemporaneità. È uno scontro, un dualismo, tipico di questo mondo che i social hanno sempre più polarizzato, diviso in due: sono d’accordo o contro, io vedo bianco e tu nero...
I personaggi sono le nostre armi, ma poi conta lo sguardo sulla realtà. Non saranno mai stantii perché sono lenti attraverso cui osservi il mondo che ti circonda: qualsiasi cosa tu guardi si deforma secondo questi personaggi; per questo sono contemporanei».
I Soliti Idioti hanno sempre spinto sul politicamente scorretto...
Biggio: «Noi non spingiamo, la nostra comicità è questa, non ci poniamo il problema se è corretto o scorretto. Noi siamo questo, non l’abbiamo mai fatto con la malizia di essere scorretti. Scegliamo se ci fa ridere o no. Se vuoi essere forzatamente scorretto ti sgamano. E noi non siamo furbi, siamo idioti».
Mandelli: «Non abbiamo paura delle reazioni, anche violente; oggi è tutto più estremizzato, ma siamo tranquilli. L’importante è non essere gratuiti, e poi le shitstorm sui social durano un giorno».
Qual è stata la madre (o il padre) di tutte le liti tra voi?
«Eravamo appena tornati dal Festival di Sanremo che ci aveva dato una bella botta di stress: ti allontani e non te ne rendi conto, non ci parlavamo più, non c’era empatia nei confronti dell’altro, ognuno andava per la sua strada.
Ci siamo visti davanti a un baretto per chiarirci, ma è finita a recriminazioni uno contro l’altro; perché io, perché tu; le frustrazioni, le incomprensioni. Oggi invece c’è molta cura rispetto all’altro, affrontiamo subito anche la più piccola nuvola perché sappiamo che può diventare grande».
Il successo è una brutta bestia?
Mandelli: «Il successo ti dà una spinta perché ti dicono che sei grande, che sei bravo e si mette in mezzo a rovinare l’amicizia. È un elemento, ma non è solo quello. Quando cominci a rosicare il mostro dell’ego viene fuori e non ti fa più ragionare in maniera lucida».
Biggio: «Io però non l’ho visto come scontro di ego, abbiamo fatto sempre senza problemi e con piacere uno la spalla dell’altro. Erano problemi di coppia, non ti dici le cose e diventano enormi».
[…]La domanda che vi fanno più spesso?
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«E l’altro ‘ndo sta?».
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