FLASH! – MARIA ROSARIA BOCCIA CONTRO TUTTI: L’EX AMANTE DI GENNY-DELON QUERELA SANGIULIANO (GIÀ…
Marco Travaglio e Alessandro Ferrucci per il Fatto Quotidiano
Due minuti prima di salire sul palco: "Come sto?". In che senso? "Sono vestito troppo scuro?". No, stai bene. "E quanta gente c' è in platea?" Circa 1.800 persone.
"Cooosa?" Ti aspettano 1.800 persone. "Incredibile". Sei Carlo Verdone, il Lucio Battisti del cinema. "Non mi rendo conto. Mi stupisco di tutto questo affetto". Non è falsa modestia, low profile scontato, o ricerca febbrile di partecipazione emotiva altrui.
Lui è così e, quando supera il sipario della Versiliana, un sorriso a labbra serrate avvolge i presenti.
N on sai di essere Carlo Verdone Non mi sono molto reso conto di ciò che mi è successo, ed è una fortuna; altrimenti, a un certo punto, rischi di diventare un po' un geometra della tua carriera, ed è là che sbagli e tenti di trovare il film per compiacere il pubblico in sala: ho sempre preferito l' istinto, e con il tempo mi sono reso conto che alcune pellicole hanno anticipato un periodo storico e sociale di questo Paese, con una chiave divertente e un po' malinconica.
Quanto è importante l' improvvisazione?
(Sullo schermo scorre il monologo finale dell' emigrante in "Bianco, Rosso e Verdone") In alcuni casi, come in questo, è al 100 o all' 80%; o non è stato rispecchiato il copione o è stata completamente riscritta la scena. L' emigrante doveva parlare a velocità supersonica e per la prima e unica volta; alla fine doveva esplodere in una lingua incomprensibile, a parte 'l' andatevela a pià tutti nel culo'.
Come l' avete girata?
Ho chiesto alla troupe di lasciarmi solo, venti minuti chiuso in una stanza. Silenzio.
Dovevo riepilogare nel cervello le disavventure dell' emigrato. Poi esco, 'pronti, non fiatate. Ciak si gira'.
Alla fine
mariapia calzone carlo verdone ilenia pastorelli
Non so se è stato un colpo di fortuna, talento o altro. Ma la prima è stata quella che poi ho montato; alla fine del monologo tutti mi dedicarono un applauso, e io: 'Grazie, ma è tremendo doversi ricordare tutti i passaggi'. A quel punto il direttore della fotografia mi ferma: 'Giriamo una seconda, non possiamo fermarci a una sola, se poi c' è qualche problema siamo nei guai'.
Di nuovo "ciak"
Il problema è che avevo dato tutto con la prima, ero scarico, sudato fradicio, recitavo rallentato, così mi sono arreso: 'Basta e se c' è un pelo sulla pellicola, chi se ne frega'.
Per il personaggio, a chi ti sei ispirato?
Nel 1971 sono partito con due amici per la Polonia, viaggio che ha ispirato anche Un sacco bello
Le calze di nylon in valigia.
Le calze no, solo le penne biro; ma nei film ho spesso riportato esperienze vissute, mi sono preso in giro. A quel tempo eravamo convinti che, grazie alle penne, le calze, i dischi dei Beatles, di Little Tony, di Bobby Solo, ce l' avrebbero data con il frisbee.
Verificato?
Ho rimorchiato al secondo giorno. Comunque quando siamo arrivati all' ostello della gioventù di Bratislava, ho scoperto uno dei più importanti punti di osservazione della mia futura carriera: lì ho trovato una categoria di italiani miserabili, cafoni, cialtroni tanto da farmi sentire cialtrone a mia volta; noi arrivati grazie a una Fiat 127 bianca
L' ispirazione
A un certo punto un cafone di Viterbo scende da una Dino (auto utilizzata in Un sacco bello), e mi dice una cosa volgarissima, irripetibile.
Proviamo
No, no, no
E dai
Rischio di diventare davvero molto volgare.
Va bene lo stesso.
Entriamo in ascensore e lui arriva abbracciato a una polacca: 'Sete venuti pure voi pe' e con il pugno chiuso mima l' amplesso, e davanti a lei. Noi turbatissimi ci guardiamo: 'Ma dove siamo capitati?'.
E invece la ragazza inizia a sorridere e scopriamo che non ha denti ma solo capsule e ponti in ferro. Scoppiamo a ridere, con garbo. Usciti dall' ascensore tento la frase spiritosa: 'Ma in quella bocca non rischi di prendere la scossa?'.
Lui, senza scomporsi: 'Aoh, a me i boccagli me li può fa' pure mi' nonna!'. Ecco, a quella realtà ho attinto, e quando non pensavo di diventare regista e attore
Perché in realtà?
Sono laureato in Storia delle Religioni poi ho vinto un premio in Giappone grazie a un mediometraggio sperimentale e Rossellini mi ha accolto nel Centro Sperimentale.
In che anno?
pino daniele eros ramazzotti jovanotti verdone
Nel 1972. Quando arrivò il telegramma della vittoria, mio padre disse: 'Lo dobbiamo mostrare a Rossellini'.
E così Convocato da lui al Centro, e dentro quegli stanzoni enormi di epoca fascista, con finestre altrettanto enormi, impossibili da chiudere, mi sentivo angosciato perché non sapevo come creare il buio necessario per mostrare il Super8. 'Dai Verdone, piazza la cinepresa'; e io: 'Maestro, la stanza è inondata di luce'; 'Non importa, avvicina la cinepresa al muro'.
Risultato?
Vide il film come in un francobollo, inoltre l' opera non era neanche parlata, solo immagini, venivo dall' esperienza underground, con immagini rarefatte e psichedeliche.
Quanto durava?
Venticinque minuti e purtroppo la Rai lo ha perso. Ricordo un momento incredibile: salgo sul davanzale della finestra e con la mano aperta tento di coprire il sole che batteva sull' occhio di Rossellini; alla fine distrutto sono caduto, e lui: 'Si vede che ti piace Antonioni'; peccato che di Antonioni non avevo visto nulla. Bluffai: 'È vero'.
L' osservazione del quotidiano ha ispirato molti dei tuoi personaggi. Oggi è ancora possibile?
Ho rubato dai bar, dalle botteghe, dai seggi elettorali; le strade e le piazze erano teatri; ma negli ultimi anni è diventato sempre più difficile perché è cambiata la società e con lei le persone, e quello che ha ucciso tutto questo, è l' omologazione. Siamo tutti omologati. Stessi tatuaggi, tagli di capelli, calciatori docet, sono loro i veri divi. E poi non c' è più un luogo di ritrovo Al bar ci vai sempre Sì, ma una volta ascoltavo, oggi sono loro a voler ascoltare me. Ricordo l' ultimo pranzo con Alberto Sordi, era affranto, distrutto, non sapevo stesse male; a un certo punto si guarda attorno e sentenzia: 'A Carlé, te vedo male: sarà sempre più difficile interpretare questo Paese'. Perché? 'Nessuno si stupisce più di niente'.
È andata così, anche per colpa della tecnologia, la gente non la guardi più in viso, stiamo con lo sguardo basso, immerso nel cellulare. Ci trasciniamo, non camminiamo.
In questi 40 anni cosa hai raccontato dell' Italia?
I grandi attori del passato hanno narrato un' Italia molto importante dal punto vista storico, hanno portato al cinema la guerra, il dopoguerra, il boom economico e le tensioni sociali, e grazie a scrittori come Moravia, Gadda, Flaiano, Zavattini e altri
E tu?
verdone sergio e nadia borotalco
Con Troisi siamo riusciti a focalizzare la nostra attenzione verso la caduta del maschio e l' evoluzione della donna; perché in quegli anni, quando abbiamo iniziato, avevamo ancora ben presente la rivoluzione femminista, con l' uomo non più legato all' immagine portata avanti dai Gassman o dai Mastroianni I seduttori. Mentre con la nostra generazione la donna non è più oggetto, diventa imprevedibile, lunatica e tenera, l' uomo è all' angolo, insicuro e fragile.
Per questo molti miei personaggi sono dei tontoloni.
Tipo Sergio con la Giorgi in "Borotalco".
Anche in Io e mia sorella sono completamente scavalcato.
Abbiamo portato sullo schermo dei drammi vissuti dentro il rapporto affettivo, fino a quando nel 1988 la maggior parte dei miei amici inizia a separarsi: crollava l' istituzione del matrimonio; la mia agenda si era improvvisamente sdoppiata, avevo il numero del lui dalla madre e della lei dalla madre.
"Compagni di scuola".
Tutti infelici dal punto di vista sentimentale, e poi le nevrosi, la psicoanalisi: si andava in analisi come una delle conseguenze della società del benessere; ricordo la quantità di amiche dedite allo psicologo per comprendere i motivi dell' addio, e pensavo: 'Che vòi capì? È finita, punto'.
"Ma che colpa abbiamo noi" inizia con l' analista morta con la sigaretta in mano e i pazienti disperati.
È un episodio reale: andavo da un neurologo per problemi di sonno. Un giorno ci torno e sotto al portone trovo trenta persone in lacrime; mi avvicino al portiere: 'Cosa è successo?'. 'È morto il professore, è morto il professore!'. Le persone attorno oltre alle lacrime iniziano a urlare: 'Come faccioooo!', 'Sono depressa!'.
E tu?
Mi veniva da ridere e dentro di me, cinicamente, penso: 'È un grande inizio di film'.
(Sullo schermo parte uno spezzone de "Lo sceicco bianco" con Leopoldo Trieste) Perché questa scelta?
Spesso la commedia italiana si è esaltata più per i caratteristi che per gli attori protagonisti, e penso a Giacomo Furia, Ugo D' Alessio, i fratelli Carotenuto, Tina Pica e Leopoldo Trieste: lui ha ispirato il personaggio di Furio.
Qui l' ispirazione è nata da un film, mentre in altri casi hai "sfruttato" anche il vicino di casa, come per Mimmo
Era un condomino del primo piano, mia madre chiedeva di giocare insieme a mio fratello: 'Stefano domanda sempre di voi, hanno un presepio meraviglioso. Andate, è solo'. Un pomeriggio suonano alla porta, apro e mi trovo davanti a un bambino bassino con un vocione incredibile. Scendiamo a casa sua, 'tiri in porta?'. Va bene. A ogni colpo il pallone rompeva uno dei vetri della porta del corridoio.
Torniamo alla capacità di saper 'rubare', sempre.
Devo copiare la vita, amare la gente; devo stare insieme agli altri, sennò non avrei inventato nulla Un giorno mi telefona un' amica: 'Ti chiedo un favore: vieni a casa, oggi pomeriggio c' è un mio spasimante e desidero un consiglio'. Accetto. Entro, lei nervosissima, le unghie in bocca: 'Ti prego, se ti fa ridere non sbottargli in faccia, è un po' strano'. Suona il citofono e mi trovo davanti un tizio con il cappello tirolese e tanto di pennetta, il cappotto la sciarpa e una scatola di Baci Perugina: 'Ti domando scusa per il ritardo, purtroppo c' era traffico, e poi dicono che ce sta la crisi, ma 'ndo sta la crisi? E comunque questi sono cioccolatini per addolcirti la bocca'.
in viaggio con papa sordi e verdone
Troppo
L' ho guardata sconfortato, e lui mi ha ispirato il personaggio della pistola e del porto d' armi e anche Un sacco bello: il qualunquista puro
(Tocca a uno spezzone de "L' amore è eterno finché dura")
Un "duello" con Morante.
In alcune scene ero esausto, perché Laura è un' ottima attrice, brava alla prima scena, alla seconda, la terza, la quarta, ma poi te devi ferma'. Mentre lei cerca sempre la perfezione e a volte non ne potevo più, anche perché ero conscio di un fatto: quasi sempre andava bene la prima.
Con Sordi hai passato un Capodanno particolare
Alberto davanti al pubblico era contagioso, ma in casa cambiava, diventava un monaco che viveva nell' oscurità, con tutte le serrande abbassate, soprattutto da quando nel 1972 è morta la sorella Savina: da allora Sordi ha rinunciato alla feste. Lutto totale. Come un religioso un po' fanatico.
carlo e luca verdone con aurelia sordi
E un primo dell' anno
Arrivo alle 11 in punto, la sorella Aurelia mi offre un aperitivo. Rifiuto. Nell' attesa di Alberto mi guardo intorno e vedo alcuni festoni appesi e un tavolo con in cima un mazzetto di fagioli e quattro cartelle, al centro altri fagioli e altre cartelle; all' altro apice il cartellone. 'Aure', avete fatto festa?'; e lei: 'L' ultimo dell' anno è tradizione'; 'Avete avuto gente?'; 'No! Io, Alberto ed Ersilia'. Ersilia era la cameriera.
'E il cartellone chi lo tiene?'.
'Ersilia'.
Malinconia pura.
La sua grandezza era anche in questo: era come nei film. Però attenzione: Alberto è stato di una generosità enorme, pure troppo; l' errore è non aver lasciato un testamento.
Oltre a in "Viaggio con papà" ci hai lavorato in "Troppo forte"
In realtà quella parte l' avevo scritta per Leopoldo Trieste, poi il produttore decise per Sordi. Per carità, è andata bene così, però lì ha forzato un po' troppo il ruolo, con Leopoldo sarebbe stato diverso. E sempre grazie ad Alberto ho capito come tutti, anche i grandi attori, poi finiscono con un velo di tristezza
Che episodio?
Alla fine di un pranzo, Sordi malato, scende le scale. Scivola. Casca a terra. Il parcheggiatore appoggiato alla macchina, sigaretta in bocca, sentenzia: 'Se semo invecchiati eh, Albè?'. Sono rimasto allibito. E ho capito come tutto, nel crepuscolo, svanisce e diventa presa per il culo.
A Roma c' è un po' il gusto del cinismo, della presa in giro.
Anni fa, sul Lungotevere, mi affianca una motocicletta con un tizio senza casco: 'Ma sei Verdone?'. Sì. 'Mamma mia, a Roma ce sta er Papa e ce stai te.
Fermate. Fatte abbraccia', e famme gli auguri a mi' fratello che è ricoverato'. Non posso sottrarmi. Lo chiamo: 'Pronto Alfio, ciao sono Verdone'. E lui: 'Ma chi cazzo sei?'.
Perfetto
Il motociclista insiste e mi strappa pure un' imitazione. Alla fine quando se ne va mi regala una battuta formidabile: 'Grazie per avermi regalato il sorriso a un' adolescenza de merda'.
Sei l' ultimo ad aver creato dei caratteristi diventati poi importanti
Lella Fabrizi è la nonna che tutti noi avremmo voluto. Ma Sergio Leone era preoccupatissimo: 'Ha 300 di colesterolo, questa ce more sul set. Poi il film lo paghi tu!'.
ilenia pastorelli carlo verdone
Aveva ragione?
Con lei mi ero raccomandato: 'Per favore, stia a dieta', 'Nun te preoccupà'. Al terzo giorno già cucinava l' amatriciana alla troupe; alla fine del film pesavo quattro chili in più.
Quanti colleghi ti chiedono consigli medici?
La sera c' è sempre qualcuno che mi rompe le palle mentre sto cenando. Ma ormai sono diventato come il medico di Viaggi di nozze e rispondo: 'No, non mi disturbi affatto'. E più o meno ci prendo.
(E così Carlo Verdone ha la ricetta del sorriso e della salute)
verdone pastorellidago e verdone. verdone-675-320x132carlo verdone e enrico vanzinapaolo verdonela trippa della sora lella 10IRINA SANPITER CARLO VERDONE FURIO E MAGDAVerdone verdoneVerdone tottibenedetta follia di carlo verdone 3benedetta follia di carlo verdone 4benedetta follia di carlo verdone 5giulia e paolo verdoneVERDONE SAN COSIMATOverdone moreno vecchiaruttidago, verdone
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