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Video di Veronica Del Soldà
Foto di Luciano di Bacco
Stefania Ulivi per il “Corriere della Sera”
gabriele muccino angelica russo
«Ieri sera ho ritirato un #David Speciale. Ma perché Speciale? Non ricevo candidature dal 2003 quando per #Ricordatidime, su 13, ne vinsi 0». E, ancora. «È stato bello ieri sera alla premiazione dei #David ritrovarsi a casa!! Ma certo sembrava volassero più coltelli che in una macelleria». Così, con hashtag d’ordinanza Gabriele Muccino ha commentato via Twitter la serata di venerdì sera al Teatro Olimpico.
Un livetweeting continuato con complimenti alla «conduzione impeccabile» di Tullio Solenghi, domande — «A un certo punto mi sono chiesto, “ma premiano i più simpatici (a loro), i più sconosciuti o i migliori?”. Me lo chiedo da sempre». ricordi personali — «La Giuria dei #David non considerò i miei primi due film americani nemmeno candidabili nella cinquina dei film stranieri. 450 milioni di dollari nel mondo». Il regista romano, classe 1967, già l’anno scorso aveva scritto un post su Facebook sulla cerimonia, definendola «una pagliacciata lobbistica “der cinema italiano”».
Muccino, perché ce l’ha con i David?
«Non ce l’ho con David. Piuttosto con un Paese che non riesce ad abbracciare il bello che ha. Faccio notare un paradosso. Un regista che a 39 anni riesce a fare un film, La ricerca della felicità , all’interno del sistema hollywoodiano, che incassa centinaia di milioni di dollari, il cui protagonista, Will Smith, viene candidato all’Oscar, non viene neanche messo in cinquina? Lo stesso successe con Sette anime . Lo dico senza rabbia né rancore, non fa male a me ma all’Italia che non riesce a dire bravo a chi se lo merita».
Chi tirava coltelli?
«Io ero in zona molto protetta, seduto tra Morricone e Tarantino. Ma ho sentito intorno un’atmosfera pesante, cupa. Tutti contro tutti. Non si impara a fare sistema. In Usa tutti vogliono vincere Oscar o Golden Globe ma finita la competizione si festeggia il vincitore. C’è il mito di chi ce l’ha fatta. Qui mettiamo in dubbio il valore di chi ha successo pensando chissà chi avrà dietro. A Hollywood mi sono misurato con l’ambiente professionale più competitivo del mondo, severo e cinico. È una scuola dura».
Per «Quello che so sull’amore» con Gerard Butler l’hanno massacrata.
«Sì, ho subito l’ingerenza di produttori invadenti. Su quattro film (Fathers and Daughters uscirà da noi il 22 ottobre, ndr) fatti lì uno è andato male, mi ritengo fortunato: ho visto macellare attori e registi, il cambio della guardia avviene ogni cinque anni. Ti ricordano ogni giorno che non sei nessuno. Vale anche per Clint Eastwood o Ron Howard».
Proprio venerdì Tarantino ha esaltato il nostro cinema.
«Giusto, anche se lui adora quello di genere ma non conosce De Sica, il neorealismo e i maestri della commedia. Una sera abbiamo discusso fino alle tre di notte».
A Cannes Garrone, Sorrentino e Moretti non sono entrati nel palmarès dei Coen.
fabrizio bentivoglio e giuseppe piccolo
gianmarco tognazzi
edoardo leo
ennio morricone con la moglie maria
«Sono in Italia per girare L’estate addosso, non ho visto i loro film. Ma mi auguro che siano visti all’estero e incassino».
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