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Gloria Satta per “il Messaggero”
«Quando Alberto Sordi era ormai anziano, gli comunicai il desiderio di girare un film sulla sua vita. Lui mi guardò stupito e replicò: vuoi scherzare? Al di fuori del lavoro, la mia vita è sempre stata grigia». Lo rivela Christian De Sica alla vigilia del centenario del grande attore romano, nato il 15 giugno 2020 e mancato il 24 febbraio 2003. Christian, 69 anni, si prepara a ricostituire il mitico terzetto di tanti cinepanettoni: girerà un film con Massimo Boldi diretto da Neri Parenti. Intanto racconta il suo Sordi, solido affetto della sua giovinezza e grande amico del padre Vittorio che, con il re della commedia, girò davanti e dietro la cinepresa film memorabili come Il conte Max, Gastone, Il giudizio universale, Il boom, Il vigile.
frassica greggio sordi de sica muti
Christian, chi era per lei Alberto?
«Uno zio. Frequentava regolarmente casa nostra e, ricambiato, adorava papà che nel 1951 aveva prodotto il suo primo film da protagonista, Mamma mia che impressione!. Nessuno, all'epoca, voleva Sordi: il suo nome venne perfino cancellato dai manifesti di Lo Sceicco bianco... Ma mio padre si era innamorato di lui ascoltandolo alla radio nel ruolo del Compagnuccio della parrocchietta».
Che tipo era, Sordi, in privato?
«Scherzosissimo e sempre allegro a differenza di tanti comici che, come Totò, fuori dal set ostentavano una tristezza quasi lugubre. Amava giocare e far ridere anche nelle occasioni più inaspettate».
Ne ricorda qualcuna?
«All'inaugurazione di Dinocittà, gli studios di Dino De Laurentiis sulla Pontina, Alberto diede uno spintone a papà che finì tra le braccia di un esterrefatto Amintore Fanfani. Vittorio si scusò tra le risate generali: quest'uomo, onorevole, mi spinge da vent'anni».
vittorio de sica alberto sordi
Ha potuto constatare di persona la generosità di Sordi che fu invece perseguitato dalla fama immeritata di avaro?
«Certo. Ricordo che per i 18 anni mi regalò una costosissima macchina per dimagrire e quando mi sposai (con Silvia Verdone, ndr) un accendino d'oro massiccio».
È vero che negli anni '50 Sordi soffiò a suo padre la villa di Caracalla, dove sarebbe vissuto fino alla fine?
«Sì. Papà non aveva i soldi sufficienti, se li era giocati al Casinò. Poté permettersi solo il nostro appartamento di via Aventina. Alberto invece comprò la villa in contanti».
Le ha mai dato dei consigli?
«Mi raccomandò di non ascoltare nessuno e di fare sempre di testa mia. E di abbracciare e baciare tutti, anche quelli che mi avevano fatto un dispetto. Voleva vivere in pace».
Cosa ricorda dei due film che avete girato insieme, nel 1979 Il malato immaginario e Vacanze di Natale '91?
«Nel primo volevo parlare in romanesco, ma Sordi mi bloccò spiegandomi che solo lui ne aveva il diritto. In compenso mi suggerì di pronunciare tutte le battute in forma interrogativa con grande effetto comico. Era severissimo: ad ogni mia papera minacciava di farmi doppiare da Giulio Panicali, mitica voce italiana delle star hollywoodiane».
E sul set del cinepanettone come andò?
christian de sica ph adolfo franzo'
«Dovevamo doppiare in fretta e furia il trailer del film e Sordi, ultrasettantenne, faticava a sincronizzare le battute. Mi chiese allora di dargli un colpetto sulla spalla per avvertirlo. Io gli risposi: Se sbagli chiamo Panicali!. Fu la mia vendetta affettuosa 11 anni dopo...».
Perché, secondo lei, non si è mai sposato?
«Non voleva mettersi un'estranea in casa: la sua celebre battuta corrispondeva ai suoi sentimenti. Però non si fece mancare gli amori e a casa nostra portò molte sventole. Ma alla prima pretesa matrimoniale le scaricava».
Qual è il merito più grande di Alberto?
«Aver rivoluzionato la comicità rendendo simpatici dei personaggi spregevoli che incarnavano i difetti italiani. Mi spiegava: non si ride con San Francesco ma con Satana».
A quale dei film di suo padre interpretati da Sordi lei è più legato?
«Amo molto Il giudizio universale in cui Alberto faceva il venditore di bambini. Il boom, invece, alla prima uscita fu un flop: la borghesia che andava al cinema non gradì di essere l'oggetto di quella satira feroce».
Vittorio e Alberto come reagirono?
«Se ne fregarono. Altri tempi: dei giganti come loro potevano ignorare gli incassi e andare avanti. Mica come noi, sempre terrorizzati che ci tolgano il giocattolo».
DE SICA 1sordi verdonesiamo tutti alberto sordichristian de sicaDE SICA
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