DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Filippo Facci per ''Libero Quotidiano''
Tutte molestate. E soprattutto tutti molestatori: anche il maestro di equitazione, la guida alpina, l' insegnante di arti marziali, l' uomo che fa l' uomo restando uomo anche senza commettere ciò che noi normali chiamavamo vera violenza, un tempo. Ormai non esiste e non esisterà disciplina che presto non scoprirà un focolaio epidemico di "molestie" al proprio interno, non esisterà un relazionarsi tra sessi (cosiddetti forte e debole) che potrà sottrarsi a vere e proprie mode conformistiche che trasformeranno dei comportamenti, un tempo normali, in un malcostume o addirittura in un reato.
Ormai è tutta una gara a dimenticarci che siamo figli dell' evoluzione, cioè che la storia umana è anche la storia di un' immensa e infinita e graduata molestia diversamente interpretata dai sessi, una modalità culturale ma anche naturale come dimostra l' insopprimibile istinto animale maschile (talvolta femminile) che da sempre perpetua la molestia intesa anche come insistenza, pervicacia, testardaggine, avance respinta d' ufficio (dapprima) e tutto ciò che corrisponde a un corteggiamento che da milioni di anni manda avanti la vita su questo Pianeta, e che prevede che il maschio faccia mediamente il maschio e la femmina faccia mediamente la femmina.
Così era. Così non è più. Siamo nel pieno di una sindrome che potremmo definire "sessista", ma non sappiamo neanche più come chiamarla: è un veleno che si è insinuato nel linguaggio comune e che individua una discriminazione in ogni differenza, e che guarda con sospetto ogni peculiarità che rende ogni cosa o persona diversa da un' altra. Esiste la violenza vera, fisica e psicologica, esiste la coercizione, lo stupro, ed esiste una giurisprudenza che cerca disperatamente di adeguarsi e di punire ogni sfumatura di molestia autentica, dolorosa, intesa come il forte che s' approfitta del debole: ma non basta, e non basterà mai.
LA CRONACA
Il noto e chiassoso movimento anti-molestie nato col caso Weinstein ormai ha prodotto un' ondata che è anche di intransigenza, puritanesimo, femminismo d' antan e clima ostile agli uomini in quanto uomini: qualcosa che non ha niente a che spartire con violenze e stupri e abusi di potere per come s' intendevano questi termini non nell' Ottocento, ma sino due o tre anni fa.
Qualcosa che vorrebbe, con una scure, dividere nettamente l' approccio molesto dall' approccio innocente, a costo di incedere in sessuofobie e caccia alle streghe (agli stregoni). Qualcosa che vorrebbe appiattire ogni differenza d' approccio tra uomini e donne come se questa differenza fosse solo uno strascico da cavernicoli o peggio un' invenzione della nostra degenerazione cerebrale, perché non siamo più - signora mia - il buon selvaggio o buon animale che eravamo.
Siamo umani, no? Non siamo come l' elefante marino che tende a sfondare il cranio della femmina mentre copula, non siamo animali (anche se biologicamente lo siamo) come gli scimpanzé con la loro sfrenata attività sessuale, non siamo gorilla coi loro harem, non siamo oche o anatre, il cui cinquanta per cento delle copule - se non lo sapete - sono degli stupri.
Siamo esseri umani moderni e progressisti, e ogni discrimine è violenza: negli Usa stanno pensando di punire persino il tipico sguardo maschile "ad ascensore", quello che tipicamente scruta il corpo di una donna dai piani alti e poi scende lentamente verso il basso per poi tornare da dove era partito. Molestia? Limitiamoci a dire questo: che non esisterà mai una falsa molestia senza una falsa molestata.
Esistono, le false molestate? Perdio se esistono. E - se in questo delirio generale dobbiamo davvero contemplare tutte le categorie corresponsabili, cioè colpevoli del clima che si è creato - allora aggiungiamo che esistono anche le molestate professionali, quelle che una modica quantità di molestia la cercano e la calcolano strategicamente.
CIVETTE PROFESSIONISTE
Molte femmine hanno già capito: sono le "allumeuse" (educata versione francese) che sulla tipica insistenza maschile lucrano allegramente da una vita. E fanno anche bene, visto che possono. In generale sono donne sufficientemente belle, sicure e consapevoli di esserlo o comunque di piacere, talvolta equivoche, tutte civettuole e occhioni, abbracci e confidenze, malizia e allusioni entro un sorvegliato livello di guardia: quanto basta perché l' uomo, che di base resta un troglodita, si illuda che magari basti un po' d' insisteneza affinché lei prima o poi ceda per gratitudine o altro.
Queste "allumeuse", nel nostro migliore e più emancipato Occidente, sono un vero esercito che non stacca mai e che - a proposito di femminismo d' antan - non paga mai: inviti, seratine, inaugurazioni, vernissage, ristoranti, cinemini eccetera. Sono il grandissimo nemico interno del fronte #MeeToo o forse sono il grandissimo nemico che molte donne hanno in se stesse: "la femmina", corteggiata per definizione, sempre un po' ambigua, approcciata all' uomo come se gli facesse un favore, ritròsa come accade tipicamente anche nel mondo animale prima che si conceda: la differenza è che lei, quella umana, spesso non si concede per preciso calcolo.
Ma lasciarlo credere, illudere il maschio gonzo, è un' arte millenaria cui difficilmente la femmina (anche quella di #MeeToo, non credete) rinuncerà mai. Ecco perché sarebbe interesse di tutti, nei modi opportuni, prevedere non dico un nuovo reato, ma almeno una nuova sanzione amministrativa: istigazione a molestare. Certe donne, infatti, per ora sono gli unici "agenti provocatori" disponibili legalmente sul territorio italiano, in attesa che le velleità dei Guardasigilli prendano forma.
Un' istigazione che sia ovviamente indubbia, provabile e documentabile. Niente a che vedere con le aleatorie "provocazioni" di cui s' è infarcita la più bieca giurisprudenza maschilista. Una cosa giusta. Perché la molestia è una violenza. Ma la mancata molestia, talvolta, pure. Ci sono due modi di molestare una donna, dice il saggio: 1) provarci; 2) non provarci.
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