IL DOTTOR GRIBBELS E MISTER MERLO/2 - FERRARA S’INGRILLISCE: “MARIA NOVELLA OPPO, SEI UNA PORCELLINA MARAMALDA, NON UNA POLITKOVSKAIA DA TINELLO PROFESSIONALE”

Giuliano Ferrara per "il Foglio"

L'ho soprannominato dottor Gribbels, quando se la prende con una giornalista e annuncia liste di proscrizione metaforiche non posso certo solidarizzare con lui. Aveva cominciato con Marianna Rizzini, del Foglio, che dà del suo movimento e delle sue bizzarrie un resoconto puntuale, divertente, equilibrato e sempre pieno di ironia sottile.

Dal palco patibolare di San Giovanni in Roma l'aveva additata alla pubblica esecrazione dei fans e in sostanza espulsa, del che ce ne siamo come sempre allegramente fottuti, perché non sta bene impancarsi a vittime, chiedere eccessive solidarietà, che per fortuna - oltre tutto - non sarebbero mai venute per un giornale di sprezzatura e contrarian come noi siamo.

Ma dopo l'attacco di Gribbels a Maria Novella Oppo, dell'Unità, si è scatenato il finimondo costituzionale, non c'è Presidente, Ordine professionale, collettivo pensoso di coglioni che non sia sceso in lotta contro l'indicibile Indice del comico genovese. Va bene. Tanta solidarietà a Maria Novella, che è pure amica di alcuni dei nostri giornalisti di sinistra.

Ma non me ne vorrà, l'illustre vittima della polizia politica di Gribbels, se le ricordo che è parecchio teppistella, che i suoi corsivi sono da sempre, specie in materia televisiva che è la sua microspecialità, la biada eccitante del peggior pregiudizio italiano, che fa un po' senso la sua propensione a dare dello stupido e del venduto al colto e all'inclita, basta che siano suoi nemici politici e di camarilla, e magari del giro di Berlusconi.

La Oppo ha sempre avuto un penchant ricambiato per il compianto re della serie B, Enzo Biagi. Lo sbandierava, e se ne lasciava coccolare. Lo sbandieramento era per il simbolo della giustizia, della sinistra, dei valori antichi e saldi del socialismo umanitario, e non sopportava distinzioni, spirito critico: era una cuginanza combriccolare più che un'amicizia.

Quella coterie milanese ha sempre avuto un tratto violento, una verbosità maramalda applicata a chiunque non fosse dello stretto giro di establishment dell'editoria bene e della professione che dipende (ahi quanto dipende!) ma si dice indipendente, che parteggia ma si dice vestale dell'opinione pubblica in una perfetta oggettività, che fa fazione e quattrini ma all'insegna di una presunta sobrietà che sarebbe sconosciuta ad altri che a loro. Essendo parecchio invecchiato, riconosco che un corsivetto su diciannove di quelli della Oppo si faceva leggere oltre la linea dell'insulto.

Ma aggiungo che non è valsa la pena di fare tutte quelle marachelle, di fiancheggiare il volgare giornalese alla Biagi con lo spirito di una indomita rivoluzionaria della penna, per poi finire tra i soprammobili del vittimismo nazionale.

Si può cercare di essere all'altezza della bassezza dei tempi (come dice il senatore Compagna), in amabile associazione con Aspesi&Biagi, e sputare veleno su chi era inviso a quelle divinità, va bene, niente di particolarmente deplorevole, la solita cultura facinorosa spacciata per autostima sociale del bel mondo della Madunina, ma quando un blog ti attacca non devi recitare la parte del simbolo della libertà di stampa, non diventi la Politkovskaia da tinello professionale per una critica un po' sapida di un tizio che manda affanculo la gente come si sveglia al mattino.

Via, un po' di stile, se non altro perché vieni dalla tradizione comunista, Maria Novella. Di' a tutte quelle confortanti e confortevoli autorità che con Gribbels sai sbrigartela da sola, e non ti rompano le scatole con le loro affettuosità autorevoli e pelose. Hai scritto di "un tale Pio Pompa che già nel nome riflette il miscuglio tra anima e porco", nel 1997. Sei una porcellina maramalda, mia cara, non una vittima e una testimone di libertà.

 

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