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“Facebook” sta tentando di far rispettare le sue regole: è una comunità in cui le persone usano le proprie identità reali, quelle indicate nella carta di credito, nella patente o nel libretto di studi. Ma che ne è delle “drag queen”, che non usano i nomi legali e sono più note con i nomi d’arte?
“Facebook” sta bloccando i loro account. E loro si incazzano. Hanno fatto una petizione on line per cambiare questa politica, spiegando che il nome d’arte è una parte integrante della loro identità. Inoltre, molti utenti che non sono performers, usano nomi falsi per garantire l’anonimato.
Nel caso di queer, drag, trans non rivelare il nome legale è anche l’unico modo per sentirsi al sicuro dalle molestie e dalle minacce. La battaglia è portata avanti da Michael Williams, meglio nota come Sister Roma, a capo della comunità LGBT “Sisters of Perpetual Indulgence”, un gruppo attivo dagli anni Settanta.
Secondo lei la regola è discriminatoria verso chi fugge da un passato doloroso e verso individui “non conformi” che si sono reinventati o sono rinati grazie a identità scelte, che non necessariamente devono coincidere con quelle sul certificato di nascita.
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