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Silvia Bizio per la Repubblica
Ottant'anni compiuti lo scorso agosto, Dustin Hoffman a un certo punto chiede pazienza: «Mi sono dimenticato una cosa», dice, fruga nei pantaloni e tira fuori un apparecchio per l' udito, se lo infila all' orecchio e sorride. «Ah, adesso sì che la sento bene!».
La mente sempre vigile e i ricordi pieni di dettagli, Hoffman di recente ha lavorato in Italia, per la serie tv I Medici, e si è innamorato della Toscana («Voglio imparare l' italiano e trasferirmi lì da voi», dice) e non esita a parlare dei figli e del padre e della sua infanzia infelice che sente di aver in comune con Noah Baumbach, il regista del suo nuovo film, The Meyerowitz Stories, da domani su Netflix dopo la presentazione a Cannes: una nevrotica famiglia ebrea di New York, tre figli da tre mogli diverse, si riunisce dopo molti anni a Brooklyn per celebrare il lavoro del padre artista Harold (Hoffman), ora sposato con la quarta moglie, Emma Thompson.
Harold non è un padre impeccabile, e sia lei che Noah avete detto di aver sofferto da piccoli di certe mancanze paterne.
«Abbiamo scoperto, confrontandoci, che suo padre e mio padre avevano molto in comune.
Ho imparato col tempo che genitori come i nostri esistono, padri che implicitamente non vogliono che i loro figli facciano una vita migliore della loro, e trasmettono questo desiderio in modo subdolo. Mio padre Harry era sempre arrabbiato, anche se con l' età ha cercato di stemperare il carattere. Una volta ha chiesto alla mia assistente di mandargli delle mie foto promozionali e ha cercato di venderle falsificando il mio autografo!». (sorride) Lei che padre è con i suoi figli?
«Un padre presente. Ho trascorso 40 anni della mia vita a occuparmi di loro. Sono tutti grandi, adesso, ma genitori non si smette mai di esserlo, e stare a casa da solo con mia moglie ogni tanto mi fa venire le lacrimucce.
Mi manca la quotidianità coi figli. Ma adesso ci sono i nipoti.
Una meraviglia essere nonno».
Ci ricorda quanti figli ha?
«Ho sei figli (due dal primo matrimonio e quattro da quello con l' attuale moglie Lisa, ndr), da 47 a 29 anni, e ho tre nipoti di 11, 9 e 3 anni. Ogni volta che uno dei miei figli mi chiedeva "Papà, sono il tuo figlio preferito?" io dicevo "Sì, certo, ma non dirlo agli altri!". La stessa cosa a tutti. Poi spargeva la voce e tutti scoprivano l' arcano e si arrabbiavano. Ma rivendico la risposta: è la migliore, sempre. Ed è anche la verità. Confesso però che se potessi tornare indietro farei molte cose diversamente. Per troppo tempo il lavoro è stato la mia priorità, la mia amante. Ci ho messo 40 anni a capire che il mio vero amore è la mia famiglia».
Come è cambiata l' industria cinematografica?
«Le racconto un aneddoto: incontrai Federico Fellini al tempo di Tootsie, intorno al 1984, e ricordo che a cena lui si lamentava dello stato del cinema, dicendo "Dove sono i grandi schermi?".
Fellini diceva che i cinema erano troppo piccoli e i ragazzini potevano entrarci coi pattini a rotelle. Ricordo quando il cinema costava 25 centesimi, c' erano teatri giganteschi, coi candelabri liberty, uno spettacolo ancora prima che si spegnessero le luci. Le cose sono cambiate.
Domani a Netflix premeranno un bottone (l' onore spetterà allo stesso Hoffman, ndr) e questo nostro film sarà ovunque nel mondo, in tv, sul computer o sul tablet, non so quanti lo vedranno ma certamente di più che se uscisse solo al cinema. Del resto è anche vero che io sono insonne e la notte a volte vado al bagno e torno a letto e mia moglie dorme coi tappi nelle orecchie e la benda sugli occhi perché poi guardo film sul cellulare senza sonoro per riprendere sonno».
Lei conosce tutti nell' industria: cosa pensa di Harvey Weinstein e dello scandalo dei suoi abusi sessuali?
«Sappiamo tutti che "il casting couch" - la richiesta di favori sessuali in cambio di una parte - è sempre esistito, già 60 o 70 anni fa. È un problema importante da esaminare una volta per tutte, e non solo nel cinema, ma in ogni ramo professionale. Non so perché la gente veda il femminismo con una connotazione negativa.
Le donne sono cittadine di seconda classe, non solo perché guadagnano meno ma perché agli uomini è permesso fare quello che vogliono. Ricordo un senatore che fece passare una legge che se ti viene il cancro alla prostata devi essere pagato anche se non lavori. La stessa cosa non esiste per il cancro al seno».
Se "Il laureato" passa in tv lo guarda?
«Quando salto da un canale all' altro e becco un mio film lo guardo per un minuto e poi passo ad altro, dicendomi: avrei potuto fare meglio. È sempre così. Succede anche a tanti altri attori. Penso che Mike Nichols abbia fatto un errore a scritturare me per Il laureato, il personaggio doveva essere biondo dagli occhi azzurri come Robert Redford, ma miracolosamente il film ha funzionato anche con me, basso, moro e col naso grosso. La lungimiranza del genio, di Nichols dico».
VALERIA GOLINO E DUSTIN HOFFMAN
Al festival di Toronto è stato presentato un remake di "Papillon", il film che lei interpretò nel 1973 con Steve Mc-Queen. Un ricordo?
«Ricordo il bellissimo libro di Henry Charrière da cui venne tratto il film, anche se poi in biblioteca a New York ho scoperto un libro da cui Charrière ha "rubato" un intero capitolo. Vivevo a New York, e volai a Los Angeles per incontrare Dalton Trumbo, che stava riscrivendo il copione. Ci vollero mesi per trovare i finanziamenti, ne trovammo abbastanza per iniziare: ma dopo quattro mesi di riprese in Giamaica dovemmo interrompere perché le autorità locali ci avevano sequestrato l' attrezzatura, volevano che pagassimo tutto subito.
Abbiamo girato mezzo mondo per trovare altri finanziamenti. Steve McQueen aveva ricevuto come salario la cifra record di due milioni di dollari! Steve diceva che era stato in prigione da ragazzino, non si fidava di me all' inizio, poi siamo diventati amici. Aveva le sue stranezze. Voleva che il suo pick up fosse inviato in Giamaica e non si capiva perché insistesse tanto.
VALERIA GOLINO TOM CRUISE E DUSTIN HOFFMAN
Poi abbiamo scoperto che le borchie erano piene di cocaina, e allora il mio manager mi disse: "Chiedi anche tu qualcosa alla produzione!". Non mi venne in mente altro che farmi mandare dei semi di avocado che stavo coltivando per poi regalare a tutti a Natale piantine di avocado. Un mio hobby».
Come si tiene in forma?
«Non posso giocare a tennis perché mi sono stirato un tendine. E così mi tengo in forma sognando di fare sesso».
hoffmanron galella dustin hoffman scherza con galella... dustin hoffman e maryl streep in kramer vs kramer 2dustin hoffman e maryl streep in kramer vs kramerhoffman e anne byrneDUSTIN HOFFMAN FOTO DI CHUCK CLOSE PER VANITY FAIR dustin hoffmandustin hoffman foto di terry oneill
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