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1- CECCHERINI UBRIACO SUI MARCIAPIEDI DI FIRENZE
http://www.youtube.com/watch?v=3rXWL18ouPo
2- CHI Ã IL VERO UBRIACO NON IL TRISTE CECCHERINI MA CHI L'HA FILMATO CON INGORDIGIA BELLUINA
Da "il Foglio"
I veri ubriachi sono quelli con i telefonini che filmano. Ubriachi della propria vanità , di quell'illimitata ingordigia per cui crediamo sia nostro diritto appropriarci persino delle immagini delle altrui sofferenze. Per godimento personale, per una sorta di necrofilia da spartire poi presso il camposanto del Web. Qualunque stronzata filmiamo, qualunque orrore e qualunque tristezza cada alla portata del nostro cellulare - e sempre e più di tutto quello che non andrebbe filmato. Un morto sull'autostrada lo filmano, sicuro.
Due, meglio ancora. Ci si riprende mano nella mano davanti alla casa di Avetrana. Potendo filmare tutto, ci siamo convinti che tutto ci appartenga. Le tristissime immagini di Massimo Ceccherini, buttato ubriaco su un marciapiede nel pieno centro di Firenze, fanno pena e fanno riflettere. Pena per l'attore così ridotto, riflettere su comportamenti assolutamente inverosimili e che invece ormai consideriamo banalmente normali. Un barbone, uno dei tanti, nessuno lo avrebbe filmato (a meno, si suppone, che non gratificasse gli spettatori di un tentativo di darsi fuoco).
Ma Ceccherini paga la dannazione di una certa celebrità cinematografara. E quindi si appunta lo sguardo, e subito dopo si arma la mano con moderna tecnologia per non farsi sfuggire l'inaspettata occasione. E il filmato è ovviamente finito dappertutto, nello spazio illimitato e pettegolo e crudele di Internet - e sui siti di molti giornali (persino su quello dell'Unità ). Raccontano che Ceccherini rifiutava aiuto e bestemmiava e non si alzava da terra. Molti amorevoli soccorritori, verrebbe da pensare.
Ma la cronaca registrata a commento di quelle immagini spiega tutto: un particolare, il particolare che sempre svela il reale travisato da falsa pietà - e persino, e giustamente, gli insulti dell'uomo a terra: "La scena è stata ripresa dai telefonini dei passanti, che poi hanno chiamato il 118...". Capito?
Prima è stata ripresa, agguantata, fatta da ognuno propria per sempre; poi l'ambulanza: a bottino filmico messo al sicuro. Molti anni fa, davanti a una scena del genere, Enzo Jannacci scrisse una bellissima canzone: "... e io ho visto un uomo / per caso, una sera, / svuotarsi di tutto / il suo dolore...". Poche essenziali parole - "ma forse ha bisogno di un po' di comprensione", niente furto del malessere altrui. Ma non c'erano i telefonini, solo un poeta.
Massimo_CeccheriniMassimo_CeccheriniGIULIANO FERRARA
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