DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
open, sedazione al posto dell'autopsia
Incipit di un articolo di Massimiliano Panarari sull’Espresso: «L’intelligenza artificiale in redazione. Bild, la testata tedesca simbolo del giornalismo tabloid (una corazzata da 5 milioni di copie giornaliere), ha annunciato nei giorni scorsi una massiccia adozione dell’Ia». Come già accaduto in passato sulla Stampa, Panarari ha la brutta abitudine di irrobustire i suoi editoriali prendendo per oro colato quello che trova in Wikipedia.
I 5 milioni di copie si riferiscono in realtà al luglio 2002, come peraltro specificato dalla stessa Wikipedia alla voce «Bild». Il fatto è che da 40 anni a questa parte la tiratura del quotidiano popolare tedesco è calata dell’80,84 per cento: da 5,5 milioni di copie giornaliere nel 1983, record assoluto, a 1.053.897 copie registrate nel bollettino di gennaio 2023 dell’Ivw, l’Informationsgemeinschaft zur Feststellung der Verbreitung von Werbeträgern, un’associazione con sede a Berlino, formata da società di media, inserzionisti e agenzie pubblicitarie, che dal 1949 verifica in modo neutrale i dati diffusionali.
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Di Arnaldo Forlani, morto a Roma all’età di 98 anni, Virginia Piccolillo scrive sul Corriere della Sera: «Due volte segretario della Dc, ministro degli Esteri, della Difesa e delle Partecipazioni Statali, più volte presidente del Consiglio arrivò ad essere candidato alla Presidenza della Repubblica». Non è così. Forlani fu presidente del Consiglio una sola volta e per meno di un anno: il suo governo restò in carica dal 18 ottobre 1980 al 27 giugno 1981.
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Titolo dalla prima pagina del Fatto Quotidiano: «Conad è nei guai: quegli strani patti col rider Mincione». Lo svarione viene ripetuto nell’occhiello a pagina 12: «Terremoto. Il gigante è scosso dalle accuse di alcuni azionisti per l’operazione Auchan in cui era coinvolto il rider imputato in Vaticano: “Danni per centinaia di milioni”».
Il finanziere che compie in Borsa operazioni speculative acquistando grosse partite di titoli per poi rivenderli si chiama raider. Raffaele Mincione qui è stato trasformato nel rider, cioè il fattorino che effettua in bicicletta le consegne a domicilio. Testa bassa e pedalare!
il fatto quodiano, il raider diventa rider, prima pagina
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Notizia dell’Unione Sarda su Twitter: «Ora è ufficiale: dal 3 luglio area di sosta gratis per due ore all’aeroporto di Cagliari. Rimozione sforzata per chi sfora». Reprimiamo gli sforzi di vomito.
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Dalla rubrica Pietre di Paolo Berizzi sulla Repubblica: «L’hanno spintonato e insultato con queste parole, “ricchione di merda”. Aggressione omofoba a Torino per Christian Floris, direttore artistico del Festival della Cultura di Alassio. Il noto speaker torinese, reduce dal concerto di Marco Mengoni allo stadio Grande Torino, si trovava in un locale del centro con degli amici. È andato in bagno, ha bussato ad una porta chiedendo di fare in fretta perchè chi si trovava all’interno del servizio lo occupava da un po’ facendo selfie e rispondendo al telefono». A parte il perchè con l’accento grave anziché acuto, significa che Floris vede attraverso le porte chiuse quello che fa la gente dentro le toilette?
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Sergio Romano nella sua rubrica L’ago della bilancia sul Corriere della Sera: «Gli avvenimenti internazionali degli ultimi anni ci avevano indotti a ritenere che l’epoca dei grandi leader (Mussolini, Hitler, Franco, Chamberlain) fosse finita». Un grande leader Arthur Neville Chamberlain, primo ministro del Regno Unito dal 1937 al 1940, il quale cedette alle rivendicazioni della Germania nazista su Sudeti, Austria e Cecoslovacchia, nonché a quelle dell’Italia fascista e della Spagna franchista? Forse Romano intendeva riferirsi a Winston Churchill, che infatti succedette allo screditato Chamberlain.
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Open, giornale online, dà notizia di un uomo morto a 45 anni dopo un intervento dal dentista: «La moglie ha riferito che aveva scelto quella clinica perché praticavano la sedazione al posto dell’autopsia». Il famoso sonno eterno.
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Editoriale di Lucia Annunziata sulla prima pagina della Stampa: «La lettera cui risponde è contro Il Domani e il suo editore De Benedetti, e in difesa della Santanché». O Annunziata non sa leggere o non ci vede bene: la testata è Domani, senza l’articolo determinativo. Questione di poco conto? Non proprio, se persino Domani ha dovuto pubblicare su Twitter un meme, tratto dal film Harry Potter e la pietra filosofale, con il quale ha rimproverato al ministro Daniela Santanchè d’aver «nominato tante volte» il giornale storpiandone il nome con quell’inesistente Il.
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Veronica Gentili all’inizio della sua rubrica del lunedì sul Fatto Quotidiano: «Venerdì mattina Il Corriere della Sera riporta che Leonardo Apache La Russa, figlio dell’attuale Presidente del Senato, è indagato per violenza sessuale». Dev’essere andata a scuola da Lucia Annunziata.
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Titolo dalla prima pagina del Corriere della Sera: «Perseguita la ex dai domiciliari / Si toglie la vita per la paura». Il soggetto sottinteso della prima parte del titolo è il persecutore che tormentava la sua ex. Si deve presumere che resti il soggetto sottinteso anche della seconda parte. Ma a togliersi la vita per paura non è stato lui, bensì la sua ex. Come uscirne? Bastava scrivere: «Perseguita la ex dai domiciliari / Lei per la paura si toglie la vita».
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Simonetta Sciandivasci intervista sulla Stampa il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti e in una risposta gli fa pronunciare la seguente frase: «Lei leggerebbe il mio streptease culturale?». Non che Galimberti sia un cultore della lingua inglese, ma, conoscendolo, escludiamo che possa aver detto streptease (in luogo di striptease, spogliarello): detesta gli strepiti.
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Per la serie In viaggio con le firme, Manuela Croci presenta sul Corriere della Sera un’escursione di tre giorni a Trento e dintorni: «Ci si recherà alle Cantine Ferrari per una visita con degustazione che poi proseguirà a Villa Marangon, residenza signorile del ’500 ora di proprietà della famiglia Lunelli fino a chiudersi con un cena stellata nel bistrot della Locanda Marangon». Peccato che siano la Villa Margon (dove, secondo la tradizione, dormì l’imperatore Carlo V, raffigurato degli affreschi della magione) e la Locanda Margon.
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