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TRUMPIANI D'OLTREMANICA! FARAGE VOLA NEI SONDAGGI E STARMER CROLLA A UN ANNO DAL TRIONFO LABOUR: OLTRE AL SUO CARISMA DA TRIBUNO DEL POPOLO E DEI PUB, IL LEADER DELLA BREXIT SFRUTTA LO SPIRITO DEL TEMPO TRUMPIAN-POPULISTA E ANTI-WOKE. MA SOPRATTUTTO I GRAVI PROBLEMI DEL PRIMO MINISTRO SULLA LOTTA ALL’IMMIGRAZIONE ILLEGALE E UNA SERIE DI DIETROFRONT SU WELFARE E SUSSIDI – BUONA PARTE DELLA CORRENTE CENTRISTA DEI CONSERVATORI È ASSOLUTAMENTE CONTRARIA A FARE ACCORDI CON FARAGE CHE SE SI VOTASSE OGGI NON AVREBBE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA…
Antonello Guerrera per repubblica - Estratti
Keir Starmer ha appena compiuto un anno al governo. Ma i suoi consensi crollano. Mentre continua a volare Nigel Farage, almeno nei sondaggi. Secondo l’ultimo dello stimato istituto More in Common, il leader della destra britannica stravincerebbe le elezioni, se si votasse oggi, con un numero record di seggi.
Ovvio mancano, almeno in teoria, almeno quattro anni alle prossime elezioni. Ma come diceva Harold Wilson, “una settimana è tanto tempo in politica”. E il re della Brexit, ora leader di Reform UK, inizia ad avere le vertigini perché non è mai stato così in alto nelle intenzioni di voto. More in Common ha intervistato oltre 10mila britannici e ha calcolato le loro preferenze non su base nazionale ma su quella delle 650 circoscrizioni, o distretti, elettorali su cui si basa il controverso sistema uninominale secco detto “First Past the Post”.
Farage al momento conquisterebbe addirittura 290 seggi, 284 in più di quelli che ha oggi a Westminster dopo le elezioni del 4 luglio scorso - anche se uno dei suoi deputati, Rupert Lowe, è stato già cacciato per troppo protagonismo e James McMurdoch si è autosospeso perché sotto inchiesta a causa di alcuni suoi affari sul Covid. Dilagando in gran parte delle Midlands, nel centro-nord ed est dell’Inghilterra, ma anche nel Galles.
Farage non conquisterebbe la maggioranza assoluta (in teoria 325), ma certo sarebbe incredibilmente vicino a un traguardo impensabile solo fino a qualche mese fa. A quel punto si aprirebbero i negoziati per formare un governo di coalizione, probabilmente con i decadenti conservatori - anche se buona parte della corrente centrista dei tories è assolutamente contraria a fare accordi con Farage. Che resta una minaccia per tutti, a maggior ragione per Starmer, che infatti da qualche settimana ha iniziato ad attaccarlo personalmente.
(…) Oltre al suo carisma da tribuno del popolo e dei pub, Farage sfrutta lo zeitgeist populista e anti-woke del suo amico Trump. Ma soprattutto i gravi problemi di Starmer sulla lotta all’immigrazione illegale: nei primi sei mesi del 2025 sono sbarcati sulle coste inglesi circa 20mila migranti, per un aumento del 48% rispetto alla prima metà del 2024. Un guaio per il primo ministro laburista, che ha cancellato anche il controverso deterrente delle espulsioni in Ruanda di migranti e richiedenti asilo arrivati dal mare, senza avere una alternativa.
Il leader di Reform UK promette invece di uscire dagli accordi internazionali su rifugiati e diritti umani e di rispedire al mittente i migranti che arrivano dalla Manica sui barconi (promessa al momento lunare).
Starmer è stato protagonista di un primo anno deludente, nonostante la maggioranza monstre ereditata il 5 maggio scorso. Sebbene il suo mandato sia partito discretamente con la gestione adeguata dei riots razzisti dopo la strage di bambine di Southport nell’estate 2024, ha poi perso costantemente popolarità e fiducia dei britannici.
Non solo sul tema immigrazione, ma anche sull'economia e soprattutto con una serie di retromarce e dietrofront su welfare e sussidi, che lui voleva riformare, ma alla fine ha dovuto cedere alla rivolta della sinistra contraria ai tagli nei confronti di poveri e disabili.
Anche per questo, secondo le rilevazioni di More in Common per il Sunday Times, il 72% dei britannici crede che il governo Starmer sia caotico almeno quanto quello precedente, e il 37 % di questa fetta lo definisce ancora più confusionario dei tories. Mentre il 63% degli intervistati crede che il primo ministro non abbia il controllo del suo partito e ora l’80% ha paura che le tasse aumenteranno.
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