DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Le pagine di cultura e spettacoli di due tra i principali quotidiani italiani come La Stampa e Repubblica hanno lasciato ampio spazio ai loro critici cinematografici per presentare degnamente ai loro lettori l'opera prima di una giovane produttrice cinematografica italiana. Si tratta della 39enne Ginevra Elkann (meglio nota finora come nipote di Gianni Agnelli, figlia di Margherita Agnelli e di Alain Elkann, sorella di John Elkann e di Lapo Elkann) e del suo debutto al festival di Locarno con il film "Magari".
L'illustre albero genealogico della regista non viene eluso né dalla trama dell' opera né dalla critica incantata dell' organo ufficiale della famiglia che lo trasforma in una palestra dell' intimo travagliato e intenso: "Alla narratrice bambina Alma (Oro De Commarque) la regista ha affidato "il sentimento autobiografico" che attraversa il racconto "una prospettiva personale che finisce per diventare universale".
Da qui in poi gli aggettivi più arditi sono ampiamente sdoganati. Nella scheda, l' opera viene definita "una pellicola insieme italiana e cosmopolita, leggiadra e drammatica, autobiografica e biografica tout court" e ancora "un film intenso e sensibile girato con il coraggio che solo i timidi possiedono". Parafrasando Totò: stelle si nasce e lei, la Ginevra, modestamente lo nacque.
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