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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
Quirino Conti per La Repubblica
Per gli snobissimi antichi, a Roma, non era che lo sguaiato abito distintivo dei barbari, segnale di turpitudine e inciviltà . E dopo quasi due millenni, nel corso dei rivolgimenti del 1789, a Parigi e poi ovunque, indossarli o meno corrisponderà (scannandosi) persino a due differenti visioni del mondo. Insomma, parrebbe proprio che sia dalla vita in giù che si decide un po' tutto. E che di un certo modo di pensare il pantalone (con le sue varianti) sia la metafora più efficace.
Anche nella stagione in corso, a cominciare dalle sfilate maschili appena concluse - che, seppure riguardanti l'estate del 2014, per una regola aurea ben nota agli esperti, sempre trovano il loro ideale bacino di coltura in ciò che come sintomo si vede intorno. Come se, per arrivare dopo sei mesi alla piena maturazione di quel che lo stile annuncia, fosse necessario un rodaggio che è già tra noi, in corso, quasi in via di lucido esame.
Eppure, raramente con l'antagonismo di queste ultime settimane: dal momento che, a ben vedere, due prestigiose e opposte idee di virilità apparse a Milano sono già riscontrabili ovunque, e neppure da poco. Tanto opposte e inconciliabili da indicare due diversi e irriducibili modi di essere maschio.
Da Prada, restando appunto a quanto si agita nella parte inferiore del corpo, con un pantalone sapientemente vasto, largo, sciolto, svolazzante, pieno d'aria a ogni passo, quasi nato per "occultare" in una specie di tenda; sotto proporzioni invece minute e scarne al busto.
Mentre all'opposto, da Dolce&Gabbana, con una sorta di sottilissimo involucro aderente, di leggings, di astuccio, come solo nel 1802 un pantalon de Nankin; o prima, nei dipinti di Carpaccio, quei celebri giovanottoni fasciatissimi delle Storie di sant'Orsola.
Insomma, un più o meno malizioso pantalone-calzamaglia rivelativo di tutto quello che orgogliosamente contiene. Contro l'altro che invece sembra voler celare e quasi strategicamente cancellare, in quanto carne, qualsiasi traccia di materialità . Lasciando ogni cosa in un ombroso mistero, anche se poi magari sorprendentissimo.
Nel primo caso solo per maschi d'istinto: rassicurati dalla propria incontrovertibile carnalità e pronti a sfidare il mondo con il corpo. Nell'altro, invece, per chi, sprofondate le mani in tasche interminabili, si muove confidando nel proprio enigma, nella propria pensosa complessità . Ritraendosi, insomma, prima dello slancio.
Vogliamo dire uno tutto istinto e l'altro pura concettualità ? Forse. Anche se, documenti alla mano, si potrebbero persino invertire i caratteri. Come in Armani ai suoi esordi.
E intanto se ne individuano portentosi prototipi in strada e nei luoghi deputati alla giovinezza.
Come di due nature diverse, di anime inconciliabili. Mentre il bermuda mette tutti d'accordo. Come gli short, che al femminile scollacciati come mai fermano il traffico anche nell'impassibile Londra; facendo voltare chiunque. In braghe strette o larghe che siano.
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