RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Gianmaria Tammaro per ''La Stampa''
VALERIO MASTANDREA LA LINEA VERTICALE ALTER EGO DI MATTIA TORRE
''Figli", al cinema dal 23 gennaio con Vision Distribution, prodotto da Wildside e The Apartment, è l' ultimo film scritto da Mattia Torre, scomparso lo scorso luglio. È diretto da Giuseppe Bonito, e Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea interpretano i protagonisti: due genitori che stanno per avere il loro secondo figlio.
Dice Mastandrea che questa è prima di tutto una grande storia d' amore: «È ambientata in un' epoca in cui essere genitori, restare e resistere ai colpi della vita, è difficile. Uno pensa sempre di perdere o di trovare qualcosa mettendo al mondo dei figli. Ma non è così. Non c' è più quella leggerezza che c' era una volta. E non è colpa nostra».
E di chi è la colpa?
«Io parlo di questi tempi.
Oggi la genitorialità è diversa. Puoi monitorare un feto: puoi vedere che faccia ha a tre mesi. E anziché diminuire la pressione, questo finisce per aumentarla.
Crescono le aspettative, e tu credi, convincendotene, di non essere all' altezza».
Ricorda la prima volta che Mattia Torre le ha parlato di questo film?
«È stato più di un anno e mezzo fa: il copione che aveva scritto è il copione da cui siamo partiti. Figli è nato prima come un articolo per il Foglio e poi, quando l' ho letto in televisione, è diventato un monologo. Anche dal suo Gola Mattia voleva trarre un film».
Resiste una certa dimensione teatrale.
«Mattia non rinunciava mai agli spazi bianchi, dove ci sono solo gli attori e contano le parole. Erano gli spazi in cui si sentiva più libero di esprimersi.
Perché non aveva nessun obbligo».
Com' è stato lavorare a Figli?
«Ha significato accompagnare l' ultima opera di una persona che era un amico, di uno scrittore che aveva uno sguardo sulla realtà interessante, divertente e molto acuto. Lavorarci è stato questo, ed è stata anche una protezione».
In che senso?
«Figli me lo immagino come una cosa al centro di tutti noi, come una cosa da proteggere. Perché conoscevamo il modo che aveva Mattia di fare questo mestiere, la sua capacità di viverne ogni aspetto: drammaturgo, sceneggiatore, battutista. Nessuno è stato chiamato per fare un favore. A luglio la preparazione era a buon punto. E Mattia era lì: prontissimo per girare».
Che modo era il modo di Torre?
«Era un modo unico. Riusciva a mettere dentro a ogni cosa che raccontava una parte di sé stesso, di quello che era. Mattia era uno che si sentiva responsabile».
Perché?
«Gola e Figli parlano anche di Mattia. Usava la stessa ironia che usava per affrontare la vita e le cose della vita nel suo lavoro. In un modo sempre diverso: a volte contraddittorio, a volte vigliacchissimo, a volte eroico. Ha sempre fronteggiato tutto ciò che gli accadeva, ed è questo che gli ha dato la forza di saperne ridere».
Ricorda quando vi siete conosciuti?
«All' inizio degli anni 2000, credo. Eravamo a una rassegna teatrale: lui aveva uno spettacolo e io ero andato a vedere qualcuno. È in quell' occasione che ci siamo visti per la prima volta, ma sa: ci sono delle persone con cui non metti dei paletti, con cui non scegli un anniversario da cui far partire la vostra amicizia. Il nostro rapporto è nato con la voglia di fare Migliore, lo spettacolo, insieme. E tutto è stato subito autentico e viscerale. Come se ci fossimo conosciuti da sempre».
Chi era Mattia Torre?
valerio mastandrea francesco piccolo
«Lo ritroverà in quello che ha scritto. Mattia non era uno che si sdoppiava, con due sguardi diversi, tra vita e lavoro. Era uno così: intero. Guardi Buttafuori: lì, ci troverà Mattia».
Alla fine, oggi, chi sono i figli?
«Abbiamo confuso i ruoli, li abbiamo scambiati, accavallati, mischiati. Siamo diventati padri e madri dei nostri genitori, e figli dei nostri nonni. La mia generazione ha attraversato quel momento in cui il senso della famiglia ha cominciato a cambiare in questo paese».
Cosa resta?
«Io sono figlio di una donna che mi ha avuto molto giovane, e sono cresciuto con i miei nonni. E ho capito di essere figlio da adulto, non da piccolo: quando il mio genitore è invecchiato e io sono diventato padre. I ruoli, purché non diventino gabbie, sono fondamentali nella vita delle persone. Resta l' amore: volere bene ed essere leali e autentici con i propri figli, con i propri compagni e compagne, è alla base di tutto».
Ultimi Dagoreport
FLASH! - LA GIORNALISTA E CONDUTTRICE DI CANALE5 SIMONA BRANCHETTI, STIMATA PROFESSIONALMENTE DA…
DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…