DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Luisa Agnese per “Liberi Tutti – Corriere della Sera”
Da quando non c' è più, Fabrizio Frizzi è più vivo che mai. Non passa giorno che in tv non passino le sue immagini e i suoi sorrisi, alla ripresa settembrina delle trasmissioni Rai poi è stato un crescendo. Carlo Conti ha dato il via al nuovo Tale e quale show negli studi re-intitolati a Fabrizio Frizzi, ricordando la sua partecipazione al programma e l' indimenticabile «imitazione» di Piero Pelù in Regina di cuori, ironica e grintosa: più che tale e quale! Mara Venier ha esordito nel ritorno a Domenica in con un bacio verso il cielo, dedicato all' amico volato via sei mesi fa.
Standing ovation del pubblico di Miss Italia con Patrizia Mirigliani ad applaudire l' uomo che per 17 anni aveva condotto con il consueto garbo il concorso della bellezza italica e dove aveva trovato il secondo amore della sua vita, Carlotta Mantovan, «un colpo di fulmine» che le aveva regalato una figlia, Stella, ora di 5 anni.
Da quando se ne è andato con inusuale e generale cordoglio e con quei funerali da rockstar - più di 10 mila persone, oltre ai 5 milioni che li hanno seguiti in tv - Fabrizio Frizzi è diventato un singolare caso mediatico di icona postuma. C' è stato anche un libro, Meraviglioso, di Alberto Infelise, a tenere alto l' omaggio post mortem, e c' è una lunga corrispondenza di amorosi sensi che si dipana fra tv, giornali e social.
Insomma intorno a Frizzi si è messa in moto un' inarrestabile e quasi spontanea macchina mediatica che ne celebra senza retorica quella simpatia spontanea, quel tocco da amico speciale che sapeva entrare nelle case e fare compagnia. Dopo la seguitissima Techetechetè in cui lui, diretto dal fratello Fabio, cantava Vivo di Renato Zero, Bianca su Twitter si chiedeva come mai lo abbiamo pianto e ancora lo piangiamo come di solito piangiamo per amici e familiari, senza averlo mai conosciuto.
«Ecco la risposta: Fabrizio era un amico, un familiare per tutti noi». Risposta simile, per quanto filosoficamente articolata, l' aveva data a caldo anche il sociologo Nando dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto ed ex cognato di Fabrizio (che aveva sposato la sorella Rita), a chi si stupiva dell' immediata esplosione di clamore mediatico a favore in fondo di un bravo presentatore, non di un genio: «Mettiamo che esista (e perché non dovrebbe?) anche il genio della comunicazione umana, di come usare la comunicazione per costruire relazioni, per fare sentire meglio le persone, per rendere un' atmosfera sociale più piacevole, per immettere il garbo nella vita altrui.
Il genio, rarissimo, fatto di istinto, di studio duro e vocazione naturale, come tutte le forme di genio. Questo, Fabrizio, lo ha avuto». L' aveva salutato così sul suo blog, ricordando le notti bianche passate con il cognato-amico nel villaggio di condomini di Sellia Marina sullo Ionio, dove Fabrizio teneva sveglie decine di famiglie in vacanza - tutti seduti intorno a lui, dai bambini ai nonni - «narrando, letteralmente narrando, barzellette. Per lui mica erano battute, macché, erano un' arte sociale, teatro puro».
Ed è proprio per quei colpi di genialità quasi involontaria - per quella qualità speciale che non si impara a scuola o all' università ma che nasce da dentro, dalla vita, e che ti rende naturale compagno di strada di tanta gente - che ogni volta che Fabrizio Frizzi ricompare sugli schermi l' incantesimo si ripropone. Un' icona non un influencer, dunque, con una carica emotiva forte e senza quella freddezza di comunicazione che spesso traspare sui social, capace di annodare fili sensibili sotterranei e misteriosi fra la celebrity e il suo pubblico.
nazionale basket artisti per frizzi
Se la spontaneità era cifra naturale di Frizzi showman, non crediate che dietro la sua fortuna tv non ci fossero anche impegno e costruzione. A lui piaceva raccontare il suo esordio rovinoso del 1980 nella trasmissione per ragazzi Il Barattolo, dove doveva recitare un monologo scritto dagli autori e, non avendolo imparato bene, cominciò a bofonchiare parole senza senso prima di arenarsi di fronte alla classica scena muta, come a scuola.
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Da lì, da quel fallimento pubblico, è nata la sua successiva leggendaria pignoleria, che l' ha portato, come da sua confessione, a preparare tutto con grande meticolosità. E difatti, da testimonianze di chi lavorava con lui, Frizzi collaborava con gli autori delle trasmissioni ma tendeva a scriversi i testi da solo e poi, per essere sicuro di averli sempre sott' occhio fino all' ultimo momento, a stamparseli per la diretta.
Addirittura una volta in cui prevedeva di andare in un paesino dove forse non si sarebbe trovata una stampante, staccò quella di casa, la mise in un borsone, e se la portò dietro. Maniacalità che, mista a una passione eclettica per ciò che si può fare in palcoscenico o davanti a uno schermo tv, lo ha portato a un periodo trionfale di successi, da Europa Europa a Scommettiamo che...?.
Nel suo cursus honorum c' è anche una fiction, Non lasciamoci più, e persino un' operetta, La vedova allegra: all' appello manca solo il Festival di Sanremo. Ma poi nel lungo sodalizio Rai si manifestò qualche inevitabile smagliatura quando il direttore generale Pier Luigi Celli disse di vergognarsi di alcuni programmi, citando proprio il suo Per tutta la vita, o quando l' allora direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce se ne uscì con quella frase capricciosa dicendo che si era annoiato durante Miss Italia: Fabrizio si offese e nel 2003 se andò brevemente a Mediaset.
Inevitabili voci fuori dal coro che si sono manifestate anche dopo la sua morte, Aldo Grasso per esempio ha scritto commentando l' ondata di commozione che ci ha travolti: «Interroghiamoci su un Paese che si ferma per Frizzi e non per Falcone». Gli alti e bassi inevitabili di un lungo percorso in prima linea lui li accolse con grande filosofia, risalendo la china e ogni volta ricominciando con grande acribia. «Quando sei in disgrazia le giornate sembrano interminabili.
A un certo punto nemmeno il mio carattere, prevalentemente ottimista, mi sosteneva più», ha detto. La riscossa è arrivata con I soliti Ignoti e grazie all' appoggio degli amici di sempre. Milly Carlucci l' ha voluto nella prima edizione di Ballando con le stelle dove lui, pur non avendo il dono del grande ballerino si è impegnato, passo dopo passo, riuscendo ad arrivare quarto in coppia con la maestra Samantha Togni. E Carlo Conti che, oltre ad averlo voluto a Tale e quale show, gli passò il timone del suo L' eredità.
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