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Andrea Scanzi per il “Fatto Quotidiano”
F a un po’ sorridere definire oggi il Live Aid, nel giorno del suo trentesimo compleanno, “l’evento che cambiò la storia della musica”. La “storia della musica”è stata cambiata molto di più da tante altre cose: dal White Album dei Beatles, da Let It Bleed degli Stones, dalla tetralogia dei Led Zeppelin. Da qualsiasi istante musicale vissuto da Jimi Hendrix. Eccetera. La musica, anche dopo quel (pur storico) 13 luglio 1985, proseguì esattamente come prima.
Certo, il Live Aid vanta ancora molti record. Voluto da Bob Geldof e Midge Ureper combattere la carestia in Etiopia, si svolse contemporaneamente in più scenari: Londra, Philadelphia, Sydney, Mosca.
Concepito come “jukebox globale”, è stato il più grande collegamento via satellite e la più grande trasmissione televisiva di tutti i tempi. A metà evento, secondo Billy Connolly, il 95% delle televisioni mondiali era sintonizzato sull’evento. Non si erano mai viste così tante star tutte insieme. Accade però spesso che, in coincidenza con operazioni benefiche, la resa artistica non sia direttamente proporzionale a quella pubblicitaria.
Il Concert for Bangladesh di George Harrison, primo caso di evento musicale a scopo benefico (1971), vantò picchi probabilmente più alti ma fu un flop dolorosissimo in termini economici per Harrison (che fu frodato dal suo manager). A Geldof andò meglio, anche se all’inizio – nonostante le trecento linee telefoniche approntate dalla ABC –il pubblico non parve granché generoso. Geldof quasi insultò chi stava ascoltando gratis tutta quella musica: “Dateci questi fottuti soldi!
La gente sta soffrendo ora. Dateci i soldi ora. Datemi i soldi ora”. Si parlò al tempo di una raccolta complessiva tra i 40 e i 50 milioni di sterline e oggi di 150 milioni. Bob Geldof convinse molti artisti promettendogli che dall’evento non sarebbero stati tratti dischi e film ufficiali. Diciannove anni dopo, contravvenendo alla parola data, ha pubblicato – con la sua Woodcharm Ltd –un cofanetto di 4 DVD dell’evento, parziale e con molti tagli ma comunque notevole.
Alcuni artisti hanno chiesto espressamente di non figurare in quel cofanetto, ad esempio Santana e Led Zeppelin, convinti di aver suonato quel giorno molto al di sotto della loro media. Non furono gli unici. Sono tanti gli episodi curiosi accaduti quel 13 luglio 1985, ma non sono moltissimi gli apici musicali.
Tra i pochi a convincere appieno figurano Queen e U2. Questi ultimi ricevettero la definitiva consacrazione proprio grazie alla loro esibizione al Wembley Stadium di Londra. La band irlandese portò uno dei suoi brani migliori (Bad) alla durata di 12 minuti, vivificandola con un crescendo finale prodigioso.
Bob Dylan,che si fece prestare la chitarra da Ron Wood dopo aver rotto una corda (e Ron Wood per un po’ finse di suonare una chitarra immaginaria prima che finalmente gliene portassero una vera), riuscì a confondere Live Aid con Farm Aid. Disse: “Spero che una parte del denaro... magari se ne potrebbe prendere solo una piccola parte, diciamo... uno o due milioni... e usarla, dico, per pagare le ipoteche messe sulle fattorie, qui in America, dalle banche”.
Geldof non la prese bene: “Bob ha mostrato di aver completamente frainteso i problemi messi in rilievo da Live Aid. Live Aid si occupa delle persone che stanno perdendo la vita. C’è una differenza radicale tra perdere i propri beni e perdere la propria vita. Dylan ha proposto Farm Aid, che in sé era una idea giusta, ma è stata una cosa grossolana, stupida e nazionalistica da dire”.
Phil Collins riuscì a essere lo stesso giorno sul palco di Wembley e poi, dopo aver preso un Concorde, sul JFK Stadium di Philadelphia. Mick Jagger e David Bowie vole - vano esibirsi in un duetto a distanza, il primo negli Stati Uniti e il secondo a Londra, naufragò. Cat Stevens si defilò al l’ultimo momento, Rog er Waterstrasse spunto dal Live Aid per scrivere la discreta ma non memorabileThe Tide Is Turning. Fu una grande festa, nel bel mezzo dei tronfi e troppo spesso cacofonici Anni Ottanta, tra Neil Young eB.B. King,Eric Claptone Joan Baez, S t in g e Simple Minds. Una strepitosa carrellata di stelle, che certo hanno fatto la storia: non quel giorno.
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