
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
"UN TITOLO CON FOTO DI DAGOSPIA ORMAI RIESCE MEGLIO E VALE PIÙ DI MILLE ARTICOLI DEL CORRIERE" - GEMINELLO ALVI IN LODE DI QUESTO DISGRAZIATO SITO: "NON C’È ALTRO MODO LEALE IN TERRA DI RACCONTARE CHE NON SIA PURE GROTTESCO: PERCIÒ UN TITOLO DI DAGOSPIA “PANICO A PALAZZO CHIGI” E QUATTRO FOTO VERTICALI DI ZINGARETTI, MATTARELLA, CONTE E RENZI, PARLANO DA SOLE E DICONO TUTTO. E SOTTO DI ESSE UN OCCHIELLO DONA IN SINTESI EFFICACE IL DISASTRO DELLO STATO IN ITALIA. DAGOSPIA, DELL’INCUBO IN ATTO, È IL REGISTRO PIÙ ADEGUATO"
Geminello Alvi per https://www.laconfederazioneitaliana.it
L'epidemia, nel suo accadimento sovvertitore, almeno donerebbe l’ingresso in altra
vita: il rivelarsi che quanto prima era già sogno ora s’è dissolto, e incarna anima
immensa e mai vaga. Il tempo ormai è imploso: dopo l’accelerarsi di un’epidemia
di paura s’è dissolto in spazio d’una presenza finalmente senza misura, per cui si vive in terra ma si resta in cielo.
Quest’esperimento di pochi è inavvertito; anzi risibile per chi resta nella polarità opposta e ricerca pace in anima ristretta, vagante nel sogno di prima evoluto adesso incubo. Ma tanto è solenne e inaudita la presenza apocalittica, quanto invece è film grottesco,
scontato questo reiterarsi dell’esistenza di prima come niente fosse. Ne è indotto agire
comico. Com’è quello adesso di chi ci governa, e finge vivo quanto è morto, anzi non più
sogno, già incubo.
Non c’è altro modo leale in terra di raccontarlo forse che non sia pure grottesco: e perciò un titolo con foto di Dagospia ormai riesce meglio e vale più di mille articoli del Corriere. “Panico a Palazzo Chigi” e quattro foto verticali di Zingaretti, Mattarella, Conte e Renzi, parlano da sole e dicono tutto. E sotto di esse un occhiello dona in sintesi efficace il disastro dello stato in Italia e di chi adesso l’abita: un ritratto grottesco ma perfetto.
Conte non è vero; ma piuttosto incubo ridicolo che incarna il peggio di settantadue anni di governi parlamentari, già rovinosi, in uno: il suo. Del resto è l’invenzione di un comico
malvagio. Il male riduce tutto a comica e all’inizio fa ridere: qualunque tortura implica prima una smorfia. E ai più restati in terra disperati, tocca ora di scoprirla su Dagospia, che dell’incubo in atto è il registro più adeguato.
L’apocalisse del nostro presente è una polarità grandiosa che divide le anime degli uomini secondo i luoghi che sono a loro propri: tra l’agire vero e solenne, distaccato e altissimo che il presente richiede, o dentro la caricatura recitata, ch’è già carestia e guerra, d’una diavoleria bugiarda che ormai dilaga.
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