claudia gerini carlo verdone

PRESTO, QUALCUNO CHE PRENDA L'ASCENSORE CON CLAUDIA GERINI! L'ATTRICE: “OGGI UN UOMO ESITA A PRENDERE L'ASCENSORE DA SOLO CON ME. ESAGERATO? FORSE, MA MEGLIO QUESTO ECCESSO CHE LE MOLESTIE” – CLAUDIA GERINI COGLIE LA RICORRENZA DELLA FESTA DELLA DONNA (“C’E’ BEN POCO DA FESTEGGIARE”) PER PARLARE DI #METOO – “MI È SUCCESSO CHE FUORI DAL SET IO SIA STATA VITTIMA DI MOLESTIE PSICOLOGICHE: IN QUEI CASI MOLLAVO TUTTO E ME NE ANDAVO VIA. COME MAI IN ITALIA NESSUNA ATTRICE HA MAI SPORTO DENUNCIA? È UN PROBLEMA DI LEGGI. E POI DA NOI TI CHIEDONO ANCORA SE...."

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Francesca D'Angelo per la Stampa - Estratti

 

claudia gerini

Una mimosa non fa primavera. Almeno per le donne. Se una volta l'8 marzo si festeggiava nei locali, brindando davanti a uomini che facevano lo spogliarello, oggi la Festa della donna si celebra in piazza, tra cortei rosa e manifestazioni che ricordano quanta strada ci sia ancora da fare.

 

Uno di questi eventi è la campagna "Io Sono", ideata da Chiara Tilesi per "We Do It Together" e patrocinata dal Ministero della Cultura, che sarà proiettata oggi sulla Mole Antonelliana a Torino e sulla Fontana di Trevi a Roma. Al centro, la battaglia per l'autodeterminazione femminile, "spiegata" da trenta attrici del mondo del cinema che si presentano con un aggettivo: io sono resiliente, io sono forte... Tra loro, in prima linea, anche Claudia Gerini.

 

8 marzo, festa della donna: quanto c'è oggi davvero da festeggiare?

«Ben poco. Ormai è una festa che appartiene a un altro mondo, a un'altra era. La nostra società è diventata molto più consapevole e matura rispetto al passato: ha aperto gli occhi, si è resa conto della disparità di genere in cui versiamo. Più che una festa, l'8 marzo è diventata un'occasione per fare il punto della situazione».

 

claudia gerini (2)

Facciamolo. Partiamo dalle conquiste: quali sono?

«La donna figura finalmente nelle posizioni apicali della società, può avere una carriera e nei paesi più civili è previsto un congedo anche per i neopadri. Al di là delle posizioni politiche personali, il fatto stesso di avere un premier donna - peraltro con alle spalle un percorso politico, lungo e articolato, quindi non sbucata fuori dal nulla - è un passo importante perché rompe un tabù. Vuol dire che in prospettiva si potrà avere anche una Presidente della Repubblica donna. Tuttavia queste conquiste sono piccole cose. Siamo come delle formichine, che mettono insieme, piano piano, le briciole. Le conquiste che mancano all'appello sono ancora tantissime».

 

Le più urgenti?

«La prima sfida, che poi è la più complessa, è culturale.

claudia gerini carlo verdone viaggi di nozze

Veniamo da secoli di disparità e il retaggio è tale che è stato stimato che ci vorranno 13 generazioni per raggiungere un'effettiva parità: una prospettiva lunghetta. Eppure la società si fonda sulla donna, anzi, si fonda sulle donne invisibili: quello stuolo di madri, mogli, sorelle che mettono insieme il pranzo con la cena, lottando tra giornate fatte di sveglie all'alba e stipendi bassi, figli da fare crescere.

claudia gerini ciao ma

Oggi dovremmo ricordare soprattutto loro: riconoscerne il valore sarebbe un passo di civiltà. La seconda battaglia, che poi è quella legata alla campagna Io sono, è l'autodeterminazione femminile. È giusto dare a tutti le stesse possibilità, senza per questo dimenticare la differenza tra uomini e donne».

 

Concorda con chi teme che la battaglia per i diritti possa degenerare in un noi (donne) contro voi (uomini)?

«Tutti gli estremismi sono sbagliati. Non è e non deve essere una battaglia dei buoni contro i cattivi ma proprio per questo i primi che dovrebbero indignarsi contro i femminicidi sono i padri, i figli, i fratelli, i cugini delle vittime di femmicidio».

 

Nella campagna lei si è definita "una madre". Perché?

CLAUDIA GERINI IN DOLCEROMA

«Per me la maternità ha rappresentato il più grande cambiamento nel modo in cui mi approcciavo alla vita. Mi sento madre di fatto – ho due figlie – ma anche visceralmente, in modo ancestrale: mi sento madre di tutte quelle ragazze che mi prendono come modello, di chiunque mi chieda aiuto o consiglio».

 

Ha dichiarato: «non mi piace parlare di donne single (sole), preferisco definirle libere». Lo stigma della zitella sopravvive ancora oggi?

«Gli scapoli sono sempre visti come degli adorabili sciupafemmine, dei viveur, mentre la donna non accompagnata non piace. Forse non la chiameremo più zitella ma la consideriamo tale de facto, basti pensare al "gattara" di Donald Trump. Invece chi non è moglie o madre è semplicemente una donna libera: non sola».

 

(...)

Cosa resta del #metoo?

claudia gerini

«Tanto. Banalmente, oggi un uomo esita a prendere l'ascensore da solo con me. Esagerato? Forse, ma meglio questo eccesso che le molestie. Anche l'intimacy coordinator è frutto del #metoo e tutela le giovani attrici da quelle scene dove il collega si può far prendere dalla situazione e sconfinare».

 

Le è mai successo?

«Sul set mai. Però mi è successo che fuori dal set io sia stata vittima di molestie psicologiche: in quei casi mollavo tutto e me ne andavo via».

 

In Italia nessuna attrice ha mai sporto denuncia. Siamo più bravi o più omertosi?

«È un problema di leggi. Da noi i reati cadono in prescrizione, non è come in America che puoi finire in galera per crimini di vent'anni fa. Inoltre in Italia c'è un diverso approccio: da noi ti chiedono ancora se quel verso era di dolore o di piacere. A queste condizioni, chi denuncia?».

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