DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
Il cinema di genere perde anche Franco Rossetti, maestro indiscusso dello spaghetti western, soggettista e sceneggiatore di Django, regista di un film come El Desperado, adorato da Quentin Tarantino al punto da inserirlo a Venezia nella sua personale classifica dei top 10, e primissimo scopritore di Carlo Verdone, che battezzò come aiuto regista sul set di Quel movimento che mi piace tanto con Cinzia Monreale. “Muovi bene le comparse, farai carriera”, gli disse Rossetti, che era stato amico del padre di Carlo, il critico cinematografico Mario Verdone.
Nato nel 1930 a Siena, sposato con la celebre costumista Gaia Romanini, Rossetti fu principalmente un grande sceneggiatore, prima per il peplum lavorando con Ugo Guerra (La vendetta di ercole, Costantino il Grande, Romolo e Remo), e poi per il western, dove, assieme a Sergio Corbucci, a Ferdinando Baldi e al produttore Manolo Bolognini, spinse il genere verso la violenza sofisticata e pop di Django, prodotto da Bolognini e diretto, appunto da Corbucci.
Raccontava lui stesso come nacque il film “C’era Corbucci che voleva fare questo western, ma non aveva le idee chiare. A un certo punto lui ebbe l’idea di questo pistolero che si porta appresso la bara. Mi pare una bella idea, gli dissi, ci si può lavorare sopra. Il film doveva essere fatto subito, non ricordo perchè, così la sceneggiatura doveva essere scritta il giorno dopo. Io gli dissi che non me la sentivo di far tutto da solo. Vogliamo provare Piero Vivarelli?, gli chiedo, e chiamammo lui che era un amico. La sceneggiatura così l’abbiamo scritta io e Vivarelli”.
Dopo il successo di Django, Bolognini volle una sorta di sequel con Franco Nero, Texas, addio, scritto da Rossetti e diretto da Ferdinando Baldi, e un prequel, Preparati la bara, molto più riuscito, scritto da Rossetti e diretto ancora da Baldi, ma con Terence Hill protagonista costruito a imitazione di Franco Nero. “Come idea quella di Preparati la bara non era male”, spiegava Rossetti. “Mi sembra meglio di Texas, addio, anche la storia era un po’ più saporita. Il problema era che poi tutto finiva con la strage, la sparatoria. Allora circolava la battuta, tra noi sceneggiatori, quando si scriveva: ‘E qui ci mettiamo uno sparo, uno sparo è meglio di niente’.
Questi film erano un po’ viziati da questa imposizione. Lo stesso Baldi era molto sensibile alle esigenze spettacolari. Rispetto a Sergio Corbucci, Baldi era più corretto, ma meno grintoso. Sergio se acchiappava una cosa e prendeva il verso giusto aveva più grinta.” Passa quindi alla regia con El Desperado con il giovane Andrea Giordana protagonista, fresco del successo televisivo di Il Conte di Montecristo. “Mi ero un po’ stufato di fare lo sceneggiatore e mi dissi: proviamo a fare la regia. Incontrai Ugo Guerra, il produttore, lo conoscevo, e cominciammo a parlare di fare un film assieme e ci si orientò sul western. Guerra aveva delle sue idee, prima di fare il produttore era stato sceneggiatore. Era uno fissato con le morti finte.
Cose difficili da far digerire al pubblico. Funzionano solo a un livello di cinema molto basso. E lui, invece, aveva questa fissa.” Col tramonto del genere western, Rossetti, da regista, passa prima al thriller d’autore, con lo sfortunato Delitto al circolo da tennis, tratto da un romanzo di Alberto Moravia, e poi dà il via ai Decamerotici con un film che divide con il Decameron di Pasolini proprio la nascita del genere, Una cavalla tutta nuda con Barbara Bouchet, Don Backy e Renzo Montagnani. “Era tanto che facevo il giro dei produttori con questo copione sotto il braccio. Rimanevano scettici. Invece, dopo il Decameron di Pasolini, fu tutta un’altra cosa… l’Italia è così. Ricordo che mentre giravo uscì il Decameron di Pasolini a Firenze. Non è il suo film migliore”.
Il film andò benissimo in termini di incassi, 566 milioni di lire, e può vantare i bellissimi costumi di Gaia Romanini, moglie di Rossetti, ma i critici lo massacrarono. Dopo essersi buttato sul boccaccesco, Rossetti continuò con la commedia sexy, Quel movimento che mi piace tanto, tutto girato a Siena, dove appare appunto Carlo Verdone sia come aiuto sia in un piccolo ruolo, per seguitare col genere delle zie, Nipoti miei diletti, con Adriana Asti, e nell’erotico con Il mondo porno di due sorelle con Sherry Buchanan e Paola Montenero.
Diventato anche produttore, Rossetti non seppe amministrare bene il proprio talento. Ma le sue sceneggiature western, soprattutto Django e Preparati la bara, e il suo primo film da regista dimostrano ancora oggi un grande talento da autore.
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