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Marco Giusti per Dagospia
Disobedience di Sebastian Lelio
Scandalo! Ci sono ben 22 baci tra Rachel Weisz e Rachel McAdams in Disobedience di Sebastian Lelio. Ma un paio hanno fatto storia e scandalo perché con tanto di lingua e di saliva. Non è la cosa più importante da dire sul film, un serio ragionamento sul libero arbitrio e sul seguire fino in fondo le proprie scelte in amore, qualsiasi esse siano. Ma forse è giusto che siano questi baci penetranti tra le due ragazze a rappresentare un po’ tutta l’evoluzione narrativa di Disobedience, che apre proprio con un sermone di un vecchio rabbino prima di morire dedicato a quello che ci distingue dagli angeli (“gli angeli non possono deviare neanche un istante dal loro compito”) e dagli animali (“guidati solo dal loro istinto”).
Il rabbino è il padre di Ronit Krushna, Rachel Weisz, scappata dalla rigida comunità osservante di Londra per fare la fotografa nella ben più permissiva New York. Non a caso la vediamo nelle prime scene scoparsi uno a caso in un bagno prima di partire per i funerali. Tornata a casa scoprirà presto che il discepolo prediletto di suo padre, Dovid Kuperman, ha sposato la sua vecchia amica Esti, Rachel McAdams, che vive proprio secondo le rifige regole della comunità, con tanto di parrucca impossibile in testa. Scoprirà anche che proprio la simpatica comunità le ha soffiato la casa e tutta l’eredità per anneterle ai beni della Sinagoga.
Ma non sembra preoccuparsene più di tanto. Ronit rimane sconvolta, invece, quando passeggiando con Esti scopre che per la ragazza tutto è rimasto come quando lei andò via. Riparte così la loro vecchia storia d’amore maledetta che già fece scandalo. Messo davanti alla realtà dei fatti, il marito, il pio Dovid, pronto a prendere il posto del rabbino defunto, dovrà decidere cosa fare.
Tratto da un romanzo di Naomi Alderman e scritto da Sebastian Lelio assieme a Rebecca Lenkiewicz, il film offre ai tre protagonisti, soprattutto alle due ragazze, bei personaggi complessi, non a caso rachel Weisz è anche produttrice. Funziona sia nella costruzione del mondo chiuso della comunità ebrea inglese sia nella ricostruzione del triangolo amoroso, costruita sulla passione del puro istinto di Esti, sulla formazione angelica del marito e sulla umanità, anche trasgressiva, di Ronit.
Più profondo di quel che apparentemente sembra, il film ha avuto qualche difficoltà di pubblico per la sua cupezza, ma è piuttosto buono. Certo, le parrucche non si possono vedere. Attenti a riconoscere Bernice Stegers, protagonista, quarant’anni fa, di La città delle donne di Fellini. In sala da giovedì 25 ottobre
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