DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Il divano di pasquetta dei giusti
Marco Giusti per Dagospia
Stasera vi dovete accontentare. Diciamo che non è proprio una giornata ricca. Intanto vi segnalo il “Ben-Hur” più cafone della storia del cinema, quello russo, girato a Roma, di Timur Bekmambetov con Jack Huston, Morgan Freeman e Rodrigo Santoro su Rai Due alle 21, 20.
Si salva la corsa delle bighe, anche se dura solo 10 minuti e non 40, il digitale si sente e pure la mancanza del 70 mm. Ha funzionato sempre, del resto. Come la battaglia navale. Anche se è tutta vissuta dal punto di vista dei forzati che remano. Pure il fatto che non sia un pippone religioso, ebreo e cattolico, sta bene.
Ma per il resto, questo disastroso/disastrato Ben-Hur, flop da 100 milioni di dollari, diretto non si sa perché dal regista dei vitali e violenti “Abraham Lincoln: Vampire Hunter” e di “I guardiani della notte”, ha dei seri problemi. E non solo per il pur continuo paragone che facciamo continuamente col vecchio glorioso Ben-Hur di William Wyler.
I lebbrosi sono qui ridotti a una scena ridicola che non fa più paura a nessuno. Il personaggio di Quintus Arrius, il comandante della triremi, lì Jack Hawkins qui James Cosmo, è poco più di una comparsa, mentre nella storia originale ha un ruolo fondamentale, visto che è quello che, salvato da Ben-Hur, lo porterà a Roma trattandolo come un figlio.
Nella nuova versione si limita a seccare un povero forzato del remo e a scomparire lui stesso nella battaglia navale. Messala, interpretato da Toby Kebbell, già star dentona di Warcraft, cresce come orfanello a Gerusalemme nella famiglia degli Hur, e non prova affatto per il Ben-Hur di Jack Huston quella forte tensione omo che gli dava sinceramente Stephen Boyd nei riguardi del Ben-Hur erculeo di Charlton Heston.
E Jack Huston, malgrado sia il nipote di John Huston, non ha nulla di quella grandezza da Ercole di Charlton Heston, già Mosé barbuto per Cecil B. De Mille. E questo può anche starci. Ma non ha proprio spessore. E la corsa delle bighe, che si doveva svolgere al Circo Massimo viene spostata (aiuto!!!) nella Gerusalemme ricostruita a Matera. Cioè dietro al Golgota dove muore Gesù Cristo. E i due eventi si svolgono uno dopo l’altro. Ma dove siamo?
Meglio “Non si ruba a casa dei ladri” di Carlo Vanzina, Cine 34, cioè Mafia Capitale alla Vanzina brothers. “A te la grande bellezza te fa na pippa!”. “Er culo cosa?”. “Tié, a te e a Dea Laurentiis!” Pieno di battute e di buone idee comiche sulla volgarità romana di politici, acchiappone, facilitatori. “Politicamente, da che parte sta?”- “Mah, adesso l’importante è starci, facilitare…”. Sui trafficoni che hanno i soldi in Svizzera e sulla facilità di perdere tutto. E sui meccanismi della corruzione al ritmo della frase di Giovenale “A Roma tutto ha un prezzo”, giustamente citata come epigrafe finale del film.
manuela arcuri non si ruba a casa dei ladri
La storia vede un trafficone romano, Antonio Russo, e la sua donna Lori, cioè un Massimo Ghini con un capello rossiccio e una Manuela Arcuri volgarissima e ignorantissima (“Il dado è tratto” – “Dado chi?”) che per facilitare la scelta di un’impresa delle pulizie rispetto a un’altra per un appalto, distruggono la felicità di un’altra coppia, quella formata dal napoletano Simone Santoro, Vincenzo Salemme, e da sua moglie torinese Daniela, Stefania Rocca, titolari, appunto, di una piccola impresa.
Ridotti in miseria i Santoro trovano lavoro come camerieri proprio nella villa dell’infamone responsabile del loro disastro. E tramano una vendetta.
Certo, poi scopri che su Rai Movie passano, uno dopo l’altro, due capolavori western come “Dove la terra scotta” di Anthony Mann alle 21, 10 e “Jess il bandito” di Henry King alle 23, due grandi film della giovinezza di molti vecchi spettatori. Il primo è un tardo e sofisticatissimo western, scritto da Philip Yordan e Reginald Rose, dove un Gary Cooper già vecchio e malato, regola i conti con lo zio cattivo, Lee J. Cobb, e con la sua banda che lo hanno cresciuto.
Un po’ vecchio per la parte, a 57 anni dovrebbe averne come minimo 15 di meno, Cooper ha però quella passività e quella postura iconica per muovere il film verso un’altra dimensione, più teorica, diciamo.
Grande film adorato da Jean-Luc Godard e da tutta la Nouvelle Vague, è una lezione di cinema per tutti. “Jess il bandito” di Henry King è invece uno dei primi titoli in Technicolor della Fox, siamo nel 1939, e ricordo che in Italia si vide in bianco e nero fino agli anni ’60, come “La più grande avventura” di John Ford.
manuela arcuri non si ruba a casa dei ladri
I fratelli James sono Tyrone Power e Henry Fonda, una meraviglia, Bob Ford è John Carradine, Randolph Scott è Will Wright. Scritto da Nunnally Johnson è un film che noi ragazzini degli anni ’50 e ’60 abbiamo visto e rivisto come “Ombre rosse” o “Sfida infernale”.
Leggo che Henry King cacciò dal set il figlio di Lon Chaney perché alcolizzato, ma in una scena si vede. Mi piacerebbe molto anche rivedere il sequel, “Il ritorno di Frank James”, col solo Henry Fonda, diretto addirittura da Fritz Lang.
Non perdete tempo con “Doringo!”, 7 Gold alle 21, 15, bel copione di guerre indiane di Sam Peckinpah massacrato da un regista inadatto come Arnold Laven, anche produttore, che lo cacciò dal set e prese incredibilmente il suo posto. Peckinpah girò più o meno contemporaneamente il bellissimo “Sierra Charriba”, che ebbe non pochi problemi, e dove ritroviamo Senta Berger, Michael Anderson e Slim Pickens.
Qui i protagonisti Tom Tryon e Harve Presnell sono sbagliatissimi. Le cose migliori della serata arrivano su Cine 34 dopo mezzanotte. Il thriller erotico “La gabbia” di Giuseppe Patroni Griffi, scritto da Lucio Fulci, probabilmente per girarlo lui, alle 00, 45, con Laura Antonelli e sua figlia Blanca Marsillach che legano al letto Tony Musante perché pazze di lui.
Strano, malsano, malamente diretto da Patroni Griffi che si preoccupa tropo di coprire il pisello di Tony Musante con le coperte. Ma le femmine pazze del film non sono male. Ci sono pure Florinda Bolkan, per ricostruire la coppia di “Metti una sera a cena "con Tony Musante, e Cristina Marsillach, sorella di Blanca. Per non parlare delle musiche di Morricone. Da rivedere.
Ricordo molto divertente anche “Il mistero di Bellavista”, Cine 34 alle 2, 25, sequel del primo Bellavista, sempre diretto e interpretato da Luciano De Crescenzo, con Riccardo Pazzaglia scatenato, Marisa Laurito, Marina Confalone modella Tina Pica, se non sbaglio, alle prese con l'uccisione di un capitone, Benedetto Casillo e Sergio Solli.
Il film ha delle perle, come la galleria delle facce di Fellini presentata da Pazzaglia, che non formano certo un complesso strutturato, ma che lo rendono molto amato a Napoli. Per chi se l’era perso, segnalo che stanotte alle 3 su Rete 4 ritorno il rarissimo “I pinguini ci guardano” di Guido Leoni, con gli animali dello zoo di Roma doppiati da star come Aldo Fabrizi e Anna Magnani.
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