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Alberto Mattioli per La Stampa
à il gioco delle sedie (appunto) musicali. Con un comunicato, l'Opéra di Parigi ha informato ieri che Nicolas Joel lascerà la direzione con un anno d'anticipo, dunque il prossimo agosto invece che nel 2015. Di conseguenza, Stéphane Lissner, sovrintendente della Scala, traslocherà in anticipo a Parigi, a sua volta sostituito a Milano da Alexander Pereira in uscita da Salisburgo.
Un giro di valzer già ampiamente annunciato, ma che viene anticipato. Meglio così: a differenza di quel che pensa chi non conosce usi e costumi dei grandi teatri d'opera (tipo molti giornalisti italiani che ne scrivono) è assolutamente normale che un sovrintendente sia nominato con anni di anticipo, affiancando il vecchio responsabile della maison ma continuando a dirigere la sua. Però, deciso l'intreccio Pereira-Lissner-Joel, tanto valeva effettuarlo prima possibile. Detto fatto.
Promosso dal Capitole di Tolosa dove aveva fatto assai bene, Joel era arrivato alla guida della «grande boutique» (il copyright è di Verdi) cinque anni fa per sostituire Gerard Mortier poi passato al Real di Madrid (e che giorni fa ha fatto sapere a mezzo stampa di avere un cancro).
A Parigi, Joel ha messo a segno qualche scelta azzeccata, per esempio quella del direttore musicale Philippe Jordan, ed è riuscito a fare un Ring completo (ma non memorabile) che all'Opéra mancava da 57 anni. Però le sue scelte reazionarie in materia di regie, dopo l'effervescente evo Mortier, gli hanno alienato la parte meno mummificata di pubblico e critica.
Tuttavia il botteghino è soddisfacente (l'Opéra vende il 96% dei posti disponibili) e la Maison dovrebbe agevolmente sopravvivere al taglio del 2,5% delle sovvenzioni statali. Insomma, la colossale macchina (1.500 dipendenti con due sale, Bastiglia e Garnier) è solida. Adesso tocca a Lissner renderla anche interessante.
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