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IL GRUPPO ROMEO SAREBBE PRONTO A SALVARE “L'UNITÀ” DAL FALLIMENTO. L'EDITORE DE “IL RIFORMISTA” AVREBBE MANIFESTATO LA PROPRIA DISPONIBILITÀ A RILEVARE LA STORICA TESTATA FONDATA DA ANTONIO GRAMSCI PER UNA CIFRA TRA I 900MILA EURO E IL MILIONE DI EURO – LA DIREZIONE POTREBBE ESSERE AFFIDATA A PIERO SANSONETTI – IL QUOTIDIANO, A CAUSA DI DEBITI PER OLTRE 80 MILIONI, HA SMESSO DI ESSERE IN EDICOLA NEL 2017…
A quanto apprende l'Adnkronos, il Gruppo Romeo sarebbe pronto a salvare L'Unità dal fallimento. L'editore de Il Riformista avrebbe manifestato la propria disponibilità a rilevare la storica testata fondata da Antonio Gramsci per una cifra, secondo rumors non confermati, che si aggirerebbe tra i 900mila euro e il milione di euro. All'attuale direttore de Il Riformista Piero Sansonetti, verrebbe affidata la guida dell'Unità. Per lui sarebbe un ritorno a casa, essendo entrato nel giornale nel 1975 fino a diventarne prima vicedirettore e poi condirettore dello stesso giornale.
L’UNITÀ, “IL GRUPPO ROMEO PRONTO A SALVARE IL QUOTIDIANO”
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Poco meno di quattro mesi fa l’annunci che la testata che editava L’Unità era fallita e la testata destinata all’asta, oggi invece potrebbe essere arrivata la tanto attesa svolta. Secondo quanto riporta l’Adnkronos, il Gruppo Romeo sarebbe pronto a salvare lo storico quotidiano dal fallimento.
L’editore de Il Riformista avrebbe manifestato la propria disponibilità a rilevare la testata fondata da Antonio Gramsci per una cifra, secondo rumors non confermati, che si aggirerebbe tra i 900mila euro e il milione di euro. All’attuale direttore de Il Riformista Piero Sansonetti, verrebbe affidata la guida dell’Unità. Per lui sarebbe un ritorno a casa, essendo entrato nel giornale nel 1975 fino a diventarne prima vicedirettore e poi condirettore dello stesso giornale.
Il giornale, fondato nel 1924 e a lungo organo ufficiale del Partito comunista italiano, dopo lunghe vicissitudini – dovute a debiti per oltre 80 milioni – con passaggi di proprietà che hanno coinvolto anche Renato Soru e il gruppo Pessina ha smesso di essere in edicola se non appunto saltuariamente. E a maggio sia il cdr che Fnsi avevano protestato perché la pubblicazione del numero annuale, necessaria per evitare la decadenza della registrazione era “avvenuta all’insaputa della redazione con il ricorso a risorse esterne … un fatto gravissimo per il quale ci si riserva di valutare ogni azione a tutela dei giornalisti”.
Sempre in quelle ore Stefano Vaccari della segreteria del Partito Democratico, responsabile Organizzazione aveva diramato una nota: “Siamo indignati e preoccupati della condizione nella quale versano i lavoratori de L’Unità. La storia editoriale, culturale e politica della testata non merita questo. Da troppo tempo la situazione è in stallo, come abbiamo verificato tramite specifici approfondimenti tesi a capire gli spazi per dare un nuovo futuro editoriale alla testata e professionale ai lavoratori.
Siamo preoccupati anche del destino del patrimonio culturale rappresentato dall’immenso archivio storico e documentale, che per fortuna è stato messo in sicurezza. Oltre a esprimere la solidarietà e la vicinanza di tutto il Partito Democratico, dei suoi iscritti, militanti ed elettori ai lavoratori de l’Unità ci auguriamo che la vicenda possa trovare presto una soluzione dignitosa e consentire di dare al giornale un futuro editoriale nell’alveo del centro sinistra italiano ed europeo”. L’ultima volta de L’Unità in edicola risale al 2017 quando il segretario – tranne un breve interregno di Orfini – era Matteo Renzi.
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