luciana littizzetto con i suoi figli 1

"HANNO SEMPRE IL TIMORE CHE LI LASCI, SI CHIEDONO QUANTO DURERÀ, UN PENSIERO CHE TU DEVI LEVARE" - LUCIANA LITTIZZETTO NEL LIBRO "IO MI FIDO DI TE" PARLA DELLA SUA ESPERIENZA CON DUE FIGLI IN AFFIDO: "ORA SONO GRANDI, VANESSA HA 26 ANNI, JORDAN 24. A VOLTE PER UNA SCIOCCHEZZA DICONO "ALLORA NON MI VUOI BENE". È GIUNTO IL MOMENTO DI RACCONTARLA, QUESTA STORIA: PER FARE DA VOLANO E PARLARE DELL'AFFIDO. PER DIRE "SI PUÒ FARE"…"

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Paola Italiano per “La Stampa

 

luciana littizzetto con i suoi figli 4

Essere madre. Non dormire la notte aspettando i figli, venire convocati a scuola perché lui ne ha combinata un'altra, tipo tagliarsi la frangia per appiccicarsi i peli sotto le ascelle e vantarsi che gli sono già cresciuti. Cucinare cibi sani, ma stare sempre in guardia perché lei invece è allergica a qualsiasi cosa. Calmare angosce, curare ferite.

 

Farsi da parte quando non è con te che vogliono parlare, anche se tu ci sei, non c'è un attimo in cui tu non ci sia stata da quando quei due sono arrivati. Ritrovarsi uno Zanichelli sbattuto in faccia alla voce «madre» e sentirsi dire «Leggi, impara cosa vuol dire». Essere madre e non essere mai chiamata mamma: se hai scelto la strada dell'affido questa può essere una delle complicazioni. Luciana Littizzetto non ha mai parlato della sua vita privata.

 

il libro di luciana littizzetto

La privacy di Jordan e Vanessa, entrati nella sua vita 15 anni fa, quando avevano 9 anni lui e 11 lei, con la loro storia complicata e dolorosa, l'ha difesa con tutte le forze. E ora esce Io mi fido di te, e stavolta non ci sono Walter o Jolande: c'è una grande immensa storia di amore, un cuore aperto messo in un libro. Che poi si ride, e tanto. Ma ci si commuove pure, fin dalla prima pagina.

 

Luciana, perché questo libro, perché adesso?

«Perché ora i miei figli sono grandi, Vanessa ha 26 anni, Jordan 24. E forse è giunto il momento di raccontarla, questa storia: per fare da volano e parlare dell'affido. Per dire "si può fare": certo, bisogna avere pazienza e resilienza, ma è una cosa che arricchisce tutti».

 

i figli di luciana littizzetto 3

E i ragazzi erano d'accordo?

«Lo abbiamo deciso insieme. Molti pezzi del libro sono passati al loro vaglio».

 

«Te che non ti fidi mai, te che "dimmi che mi ami, ma dimmelo 20 volte di seguito"», scrive nella lettera che apre il libro. È più difficile essere genitori affidatari?

«Si fa fatica. Si fa anche con i figli naturali, ma con quelli affidatari e adottivi c'è una componente in più, una richiesta continua di sentirsi amati. A volte per una sciocchezza dicono "allora non mi vuoi bene": hanno sempre il timore che li lasci, si chiedono quanto durerà, un pensiero che tu devi levare».

 

luciana littizzetto con i suoi figli 3

E come?

«Con la fiducia. Se c'è quella, allora ti dico che qualunque cosa succeda, io non ti tradirò mai. E passa anche un po' la pressione di dover essere una madre meglio degli altri: alla fine devi solo decidere di fare come sai ed essere come sei, con le tue fragilità, le tue difficoltà, il tuo carattere».

 

Nulla sarebbe accaduto senza Maria De Filippi, che l'ha convinta a percorrere la via dell'affido: come ha fatto?

«Sono sempre stata vicina al mondo delle comunità e dell'affido. Ma pensavo che per me fosse più difficile, per il mestiere che faccio, per l'esposizione pubblica. Poi un giorno a Roma ho visto Maria per un caffè. Mi ha raccontato la sua esperienza di affido e mi ha detto "Ma perché no? Noi siamo come gli altri".

 

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Mi ha dato tranquillità. Le sono molto legata. Quando ci sentiamo è tutto un "Non ti dico il mio cos' ha fatto, eh sapessi il mio": le confidenze un po' ti risollevano, ti senti meno sola in questo Acheronte limaccioso».

 

E i ragazzi che rapporto hanno con la sua celebrità?

«Vanessa mi ha sgamato subito. Quando siamo andati a prenderli nella comunità vicino a Pavia mi disse "Io ti ho già vista".

 

Lui era più piccolo e si chiedeva come mai tutti per strada mi salutassero. Ho sempre cercato di fare una vita normale, cosa non troppo difficile perché sono piemontese inside e non amo la mondanità. Per scelta mia, loro hanno conservato il loro cognome, questo li protegge molto. Hanno cercato di stare distanti dalla mia notorietà.

 

luciana littizzetto con i suoi figli 1

Non dicono mai chi sono, Jordan, il più riservato, dice che a volte sente che le persone gli danno retta perché sanno che è figlio mio. Vanessa non ha mai cercato di usarlo come lasciapassare, nemmeno sul lavoro». In compenso Jordan si rivendeva i suoi autografi. «Dopo appena quindici giorni mi chiamò la maestra. Aveva ritagliato le mie firme sul diario e le vendeva a un euro l'una. Un genio».

 

i figli di luciana littizzetto 1

La madre naturale a un certo punto ha deciso di tagliare i ponti. I ragazzi però non chiamano lei "mamma": quanto la fa soffrire ?

«È una ferita aperta. Loro vorrebbero, ma una madre naturale ce l'hanno e c'è ancora. Verso di lei non ho mai avuto sentimenti malevoli. Anzi, sono contenta che li abbia messi al mondo. Ho accettato di essere definita mamma solo quando mi presentano agli amici, anche se ne soffro. Per loro io sono Lu. Va bene, va bene lo stesso».

 

C'è stata una prima volta in cui ha detto "i miei figli"?

«Sempre. Fin dall'inizio. Non ho mai avuto alcunissimo dubbio. Perché è una scelta, non è solo un gesto sociale. E loro volevano quella cosa lì: una madre, una persona che gli volesse bene».

 

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Nel libro il racconto si alterna con quello della maternità nel mondo animale. Perché?

«Perché in natura esistono tutte le famiglie: quelle con due genitori, quelle con una madre, quelle in cui lo svezzamento è lasciato al maschio. Ci sono le meravigliose giraffe, come quella della copertina disegnata da Marco Cazzato, dove le femmine si aiutano con una specie di asilo nido, si guardano i figli a turno.

 

luciana littizzetto io mi fido di te

Poi c'è il quokka, che getta il cucciolo in pasto al predatore, perché non avrebbe comunque possibilità di sopravvivere se quella mangiata fosse la madre. O il koala, che mastica le foglie di eucalipto e poi fa una pappetta con la sua cacca e la dà al cucciolo. Come dire: abituati, nella vita mangerai merda».

 

Ha qualche timore ora che ha reso pubblica la sua storia?

«Non mi è mai successo di raccontare tanto di me e soprattutto di loro. Un po' di paura ce l'ho, ma noi tre siamo una falange compatta. E poi non se ne può più di sentire parlare di famiglia tradizionale: è famiglia anche la nonnina che ha la badante, ci sono realtà di grande affetto e dedizione, e non credo sia più il tempo di pensare a cosa è e cosa non è famiglia.

 

luciana littizzetto a che tempo che fa 1

Anzi, è tempo di aprire le adozioni ai single, alle persone sole, di rendere più agili le esperienze di affido e di adozione. Va bene i controlli, ma non con questi tempi biblici. Questo libro serve a dire: questa è la nostra esperienza, con grandissime difficoltà, come accade in tutte le famiglie, però si può fare. Io non tornerei mai indietro».