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Luca Vinci per “Libero Quotidiano”
Leggera, sorridente, coraggiosa. Settant’anni, e non sentirli. E non farli sentire. Vincere un Oscar, e non sentirlo. Helen Mirren unisce eleganza e semplicità, mentre cammina per le vie di Ischia, dove è stata premiata, ieri, con l’Ischia Global Award.
Nel festival, che vede le presenze di Antonio Banderas, Andrea Bocelli, Gabriel Garko, del regista vincitore di due Oscar Paul Haggis, Helen Mirren è approdata con il suo charme sereno. Lei, che ha fatto tanto teatro, portando Shakespeare sui palcoscenici di tutto il mondo, lei che ha interpretato la regina Elisabetta in The Queen, vincendo l’Academy Award. Lei, anche, che ha avuto il coraggio di mostrarsi senza veli in numerose occasioni, l’ultima delle quali a sessantacinque anni, quando si è fatta fotografare nuda per la rivista Esquire.
Non solo classe, dunque, ma anche coraggio. Lei che, sbaragliando tutti, è diventata a 69 anni il nuovo volto de L’Oréal. E che negli spot del più celebre marchio di cosmetici al mondo, si è mostrata con le sue rughe. Salvo poi mostrarsi - negli stessi spot L’Oréal - con una giacca di pelle nera, sicura, forte, e incredibilmente sexy.
Miss Mirren, in quale film la rivedremo?
«Ho appena finito di interpretare Trumbo, un film di Jay Roach che racconta gli anni del maccartismo. Quelli della cosiddetta caccia alle streghe a Hollywood. Il senatore McCarthy istituì la Commissione per le attività antiamericane, convinto che molti registi, attori, sceneggiatori fossero spie al servizio dei russi, o comunque che fossero comunisti, nemici del sistema americano».
Qual è il suo ruolo?
«Sono Edda Hopper, una giornalista di gossip che fu celebre negli anni 40 e 50. Era stata un’attrice di teatro e di cinema, poi le fu offerta una rubrica sui divi di Hollywood sul Los Angeles Times. Da quel momento, divenne una voce temutissima da tutti i personaggi dello spettacolo. E nel caso della caccia alle streghe maccartista, fu lei a fare i nomi di molti sospetti, a volte contribuendo a rovinare la loro carriera».
Uno di questi fu Dalton Trumbo, a cui è ispirato il film.
«Lui fu uno degli esempi più eclatanti di discriminazione. Trumbo - interpretato nel film da Bryan Cranston - era uno sceneggiatore di successo. La sua carriera, e anche la sua vita, fu condizionata dalle accuse dell’Antiamerican Committee: fu condannato a 11 mesi di prigione per aver rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione. E scrisse le sue migliori sceneggiature sotto falso nome: come il soggetto di Vacanze romane, che gli valse l’Oscar, ma che firmò come Ian McLellan Hunter».
Ha anche un altro film in cantiere?
«Sì; lo abbiamo girato in Sudafrica, e si chiama Eye in the Sky, l’occhio nel cielo. Interpreto un ufficiale dell’esercito che conduce una missione segreta, usando i droni per catturare un gruppo di terroristi che si nascondono in una casa a Nairobi, in Kenya. Quando viene a sapere che nel rifugio si nasconde anche un bambino di nove anni, non sa più come agire».
Insieme a suo marito, il regista Taylor Hackford, l’autore di Ray, avete scelto l’Italia come seconda patria.
«Sì: qualche anno fa ci siamo innamorati del Salento, e abbiamo preso una piccola casa a Tiggiano, un paesino sulla punta della Puglia, vicino a Santa Maria di Leuca. Per noi, quello è diventato una specie di paradiso, dove andiamo appena possiamo».
È anche stata vicina, in un paio di occasioni, al cinema italiano.
«Sì, negli anni 70 con Tinto Brass, con cui ho lavorato per Caligola, e poi ho girato in Italia un film inglese, tratto da un romanzo di Edward Morgan Forster, Monteriano - dove gli angeli temono di metter piede. Ricordo di aver girato in Toscana, con Helena Bonham Carter e Judy Davis. Mi piacerebbe tornare a girare in Italia».
E il film italiano, se c’è, che ha amato di più?
«Ovviamente, si pensa sempre a Fellini, Rossellini, Visconti. Ma se devo dire il film italiano al quale mi sento più vicina, quello che mi ha sorpresa di più, indicherei un film ambientato nel Medioevo, una commedia che mi ha fatto tanto ridere: L’armata Brancaleone di Mario Monicelli, con quell’attore fantastico, come si chiamava? Vittorio Gassman, mi pare... Ecco, quel film lo porterò sempre con me».
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