DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Arriva alla stretta finale la partita sulle nomine Rai, il primo vero banco di prova per la squadra legastellata alle prese con lo spoyl sistem nelle grandi società pubbliche e col rinnovo delle commissioni di garanzia. D'altra parte controllare la tv di Stato è sempre stato l'obbiettivo di tutti i governi, e quello gialloverde non sembra far eccezione.
Il più in fibrillazione appare il M5S, che per oggi ha fissato la votazione online sulla piattaforma Rousseau dei cinque candidati selezionati per il cda di Viale Mazzini e nel frattempo continua a trattare con l'alleato sul direttore generale. L'uomo che, dopo la riforma della governance approvata nella scorsa legislatura, avrà in mano tutte le leve del potere Rai: una casella che i 5S rivendicano con forza, a dispetto delle avance salviniane.
Ma stanno incontrando un problema non da poco: il tetto al compenso stabilito per i dirigenti pubblici a 240mila euro. Una cifra bassa per chi proviene dal privato, tant'è che alcuni dei manager contattati si sarebbero già detti indisponibili ad accettare uno stipendio molto al di sotto dei livelli di mercato.
Impasse piuttosto complicata da risolvere - specie alla luce della battaglia condotta in aula contro il governo Renzi per imporre il tetto anche ai dipendenti Rai, che l'avevano eluso - ma forse non impossibile. Tant'è che i vertici del Movimento hanno chiesto al Tesoro, il ministero che formalmente nomina il dg, di studiare la possibilità di aggirare il limite dei 240mila euro senza però violare la legge.
Si rendono conto, i grillini, che il tema è assai scivoloso, non vogliono certo passare per quelli che difendono gli "stipendi d' oro", dopo averli tanto criticati. Per loro l' ideale sarebbe allora individuare una soluzione che rimanga dentro il perimetro delle norme vigenti: immaginando magari di suddividere la retribuzione in una parte fissa (da tenere sotto il tetto) e una variabile, legata ai risultati, oppure a una qualche forma di bonus extra.
Così da convincere " i migliori" ad assumere l' incarico. Per il quale sarebbe in discesa, perché poco convinto, il Country manager di Google Italia Fabio Vaccarono; in salita Fabrizio Salini, ex direttore di La7 e prima ancora di Sky Uno, che piace molto a Luigi Di Maio; in corsia di sorpasso, spuntato in queste ore, Vittorio Colao, che ha appena chiuso la sua carriera di ad in Vodafone, dopo un breve passaggio in Rcs.
E se per la presidenza di Viale Mazzini la lista dei desideri a cinquestelle resta sempre la stessa (Gabanelli, Freccero, De Bortoli), i giochi sembrano invece fatti per la Commissione di Vigilanza. Ieri, allo spirare dell' ennesimo termine per depositare l' elenco dei candidati negli organismi di garanzia parlamentare, tutti i partiti hanno risposto all' appello. L'accordo fra maggioranza e minoranza prevede che la presidenza della Bicamerale Rai vada a un senatore di Fi, il Copasir a un deputato del Pd, la giunta per le autorizzazioni al Senato di nuovo a Fi.
Ebbene, a sorpresa, gli azzurri hanno candidato Maurizio Gasparri sia alla guida della Vigilanza, dove lui aspira ad andare, sia a quella della giunta. Il paracadute necessario nel caso in cui, alla votazione prevista per domani, l' ex ministro delle Comunicazioni venisse impallinato. I 5S di lui non vogliono infatti sentir parlare e la Lega sta giocando di sponda, trovando però terreno fertile nella voglia di rinnovamento di Berlusconi. Che al posto del senatore ex An vedrebbe bene il giornalista Mediaset Alberto Barachini, suo fedelissimo. E c' è già chi scommette che alla fine andrà esattamente così.
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