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ANCHE I MASCHI PIANGONO IN CUCINA (E NON SONO LE CIPOLLE) - A ''MASTERCHEF'' SI SCODELLANO LE LACRIME MASCHILI: PIANGONO PRESENTANDO IL PIATTO, QUANDO UN GIUDICE SI LECCA I BAFFI, QUANDO UN GIUDICE SPUTA NEL PIATTO. QUANDO UN CONCORRENTE ESCE, QUANDO UN ALTRO FA MEGLIO DI LORO. QUANDO EVOCANO LA FAMIGLIA, MANCO FOSSERO IN ESILIO - MA LO SDOGANAMENTO DEL LUCCICONE MASCHILE NON È SOLO AI FORNELLI: I MEDIA HANNO INFRANTO IL TABÙ DELLA COMMOZIONE COI BAFFI, NON PIÙ ROBA DA FEMMINUCCE MA…
Elena Loewenthal per ''la Stampa''
Giunto alla sua nona edizione, «Masterchef Italia» è riuscito nel compito di impiattare una vera novità: le lacrime. Fra una lezione sul burro e una genuflessione allo chef stellato ospite, piangono tutti. Soprattutto i concorrenti maschi.
Piangono nervosi presentando il piatto, piangono commossi quando un giudice si lecca i baffi, piangono contriti quando un giudice (magari lo stesso) sputa nel piatto dove ha appena mangiato.
Piangono prima e dopo la prova in esterna, piangono quando un concorrente esce, piangono quando un concorrente fa meglio di loro. Piangono quando evocano la famiglia, manco fossero Napoleone in esilio a Sant' Elena. Che quello, figuriamoci se piangeva. Fa un po' tenerezza, vedere i maschi piangere: piangono i concorrenti attempati e i quasi adolescenti. Piangono quelli veraci e quelli con lo sguardo vagamente spiritato, piangono quelli con gli occhiali e quelli con i muscoli.
Ma a ben pensarci gli uomini ormai non piangono soltanto in cucina. Se c' è infatti un traguardo inoppugnabile di questa confusa era postmoderna, è lo sdoganamento del pianto maschile. Sino a un pugno di decenni fa era un tabù.
Anzi non esisteva proprio. L' uomo non piangeva per definizione. Mai. Le lacrime erano roba da femminucce, sempre per definizione. E invece, finalmente, da qualche tempo a questa parte tanto la vita quotidiana quanto i media ci regalano uomini che piangono. Di dolore e felicità, di solitudine e di rabbia. Di tutto quel che può chiamare le lacrime. Era ora, che gli uomini si sentissero autorizzati a piangere.
Fatto è che la commozione non è un segno di fragilità, anzi. E' una cosa che si scopre man mano che si cresce e invece di restare impassibili si è sempre più toccati dalla realtà. Perché commuoversi è il segno della solidità di stare al mondo, di avere i piedi ben piantati su una terra che amiamo, nonostante i suoi (e nostri) difetti. E più si è capaci di commuoversi con la forza delle proprie emozioni, più si è liberi di dare la stura alle ghiandole lacrimali.
Perché piangere altro non significa se non dire al mondo quello che siamo e che vogliamo: proprio come fanno i concorrenti maschi a «Masterchef», fra un nero di seppia e un risotto al salto.
uomini che piangono
uomini piangono
uomini piangono
barack obama che piange
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