
DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL…
Ernesto Assante per “La Repubblica”
Una bomba. I Red Hot Chili Peppers dal vivo sono ancora una bomba. Divertenti, rumorosi, coinvolgenti, i quattro musicisti californiani sanno più e meglio di molti altri cosa vuol dire suonare dal vivo e mandare in visibilio una platea. Come quella dell’Unipol Arena di Bologna dove sabato sera per un’ora e cinquanta hanno scatenato l’inferno davanti a quindicimila fan entusiasti.
«Quando avevo venti anni affrontavo le cose in maniera diversa da oggi, è normale, quindi anche il nostro modo di fare concerti è cambiato e cresciuto con noi», ci dice Anthony Kiedis, il frontman, prima di salire in scena, «ma penso che oggi sia più difficile di ieri, venti anni fa avevamo certamente più entusiasmo, non ci importava essere stanchi, affrontavamo i concerti con più spavalderia.
Oggi anche se è bello viaggiare e suonare dal vivo devo certamente stare più attento, questa sera ad esempio combatto con un calo di voce, prego in un miracolo». Miracolo che avviene in parte, Kiedis a volte molla il microfono per evitare di crollare e Flea, con il suo basso che pulsa senza sosta, Josh Klinghoffer eccellente alla chitarra e il sempre travolgente Chad Smith alla batteria intervengono spesso con improvvisazioni rock-funk.
Scaletta compressa, dunque, ma nella quale c’è spazio per i classici e per molte novità, da Dani California a Scar Tissue, da Dark Necessities a una travolgente cover dei Black Flag, Nervous Breakdown, tanto per smentire chi pensa che abbiano venduto l’anima al pop: «C’è chi pensa che siamo diventati più pop? Io non me ne sono accorto. C’è chi dice che siamo più pacifici?
Non so, per noi la passione e l’entusiasmo sono gli stessi », dice ancora Kiedis, «non decidiamo mai prima una direzione da prendere, tutto accade, per così dire, inconsciamente, non è mai stato possibile per noi fare delle scelte a tavolino, ed è altrettanto impossibile sapere prima se le cose che fai possono avere successo. Di certo non amiamo ripeterci, sarebbe la fine per noi, ci piace suonare e finché è divertente bene, se non fosse così faremmo un altro lavoro».
Palco semplice, belle proiezioni alle spalle e un fantastico sistema di candelotti luminosi che scendono e salgono, la partecipazione del pubblico italiano è totale: «Non saprei spiegare come è stato possibile costruire un simile rapporto con i fan italiani», sottolinea Kiedis, «un po’è certo dovuto al rapporto che aveva con l’Italia John Frusciante, il nostro ex chitarrista, italiano di origini. Ma il pubblico italiano ci ha sempre seguito con passione.
red hot chili peppers 5
red hot chili peppers 4
Quando è uscito Blood Sugar Sex Magik ero a Milano e per strada dovunque andavo sentivo le nostre canzoni e dicevo “com’è possibile che le conoscano, sono appena uscite!”. Siamo stati in tanti altri paesi, ma da nessun’altra parte è così». Stasera e domani si replica al Pala Alpitour di Torino, in attesa delle date estive: «Nel 2017 saremo in Europa per i festival, non so ancora se suoneremo in Italia ma me lo auguro».
DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL…
DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE…
FLASH! – DLIN-DLON… ANCHE LA LIAISON DI CHIARA FERRAGNI CON GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA È GIUNTA AL…
DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI…
DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE…
DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE:…