
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
Riccardo Bocca per Gli Antennati, http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it
Il primo impulso sarebbe quello di farla breve, di archiviare cinque tossiche ore di Festival dello sconcerto italiano nella categoria delle opere incompiute, delle cattedrali nel deserto dove l'aria lambisce il cemento vivo di pareti mai intonacate e tantomeno vissute.
Perché è così, che appare Sanremo al secondo colpo, senza l'alibi megalomane di Adriano Ciarlatano e delle sue scaltre preghiere. Tutto sembra spoglio, improvvisato, anzi peggio: provato mille e altre mille volte, eppure comunque fragile, e squallido, in un cunicolo di canzonette che si accatastano una sull'altra come i quintali di noia sopra ai nostri occhi.
Ma c'è dell'altro, nel cestino delle brutte sorprese. E non riguarda il livello degli otto giovani artisti, timorosamente in gara per dimostrare di esistere, o il tragicomico loop delle presunte superstar, già in quattro casi (D'Alessio-Bertè, Fornaciari, Marlene Kuntz e Dalla-Carone) nei panni delle trote tristi, in attesa di ripescaggio dentro questo lago mortifero.
Piuttosto, a fomentare spiacevolezze, è stata l'involontaria sapienza con cui Gianni Morandi ha cercato ieri sera di sminuire il proprio lato migliore. Pochi e fatali passaggi, nei quali ha accantonato l'eterna aria da candido di Monghidoro, lasciando prendere il largo a ciò che in realtà pare sia diventato.
O forse è sempre stato, in buona fede, sotto abbondanti strati di belle belinde e grandi prati verdi dove nascono gli amori: cioè un portatore sano di ignoranza rurale, esplosa ieri nell'imperizia con cui ha manovrato l'intervento dei Soliti idioti -ospiti di alleggerimento, sì, ma in realtà architravi di una puntata da suicidio assistito- .
à bastato, insomma, che Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio -in stato di grazia- portassero sul palco i loro personaggi degli omoscessciualiiii esuberanti, perché nel cuore di nonno Gianni s'accendesse un'improvvisa sgradevolezza. Non imputabile, è chiaro, a un pensiero vigile per quanto debole, ma a quell'istinto novecentesco che in automatico contrapponeva -con sarcasmi e altro- la squadra degli eteromaschi a quella dei culatun, delle recchiedigomma, dei froci o dei bucaioli, a seconda di dove mamma li avesse fatti nascere.
«Quando entri nel personaggio dell'omosessuale, lo diventi proprio...», ha buttato lì il comandante Gianni a Fabrizio Biggio dopo un sketch in cui quest'ultimo, peraltro con eterissima banalità , era corso a baciare il conduttore canterino. Ed è parsa spiacevole, ai più sensibili teleosservanti, quella virata da fiera paesana, da sottolineatura gratuita, contrapposta alla timidezza dell'innocuo Biggio.
Tantopiù che, mentre i due furbetti del trasgressivino raccattavano abbondanti applausi, Morandi ha puntato in platea il direttore di Raiuno, porca miseria non per sua colpa cognomato Mazza, e ha iniziato a chiedergli con dubbia simpatia (e certa insistenza) se non potesse essere un problema, la scenetta degli omoscessciualiiii appena offerta alle telecamere.
Di più. Intanto che il direttore si barricava in un prudente bozzolo, tipico degli ex finiani, e galleggiava in attesa di momenti migliori, Morandi s'è lanciato in riflessioni sul Paese che «ormai è evoluto» per quelle robe lì, tant'è che, insomma, noi certo li «rispettiamo», quelli che vanno con gli uomini; e comunque -ha precisato- lui non ha niente e meno di niente «contro gli omosessuali».
Ma più spingeva nella direzione del giochetto con il direttore, chiedendo se fosse un poco «preoccupato» per quello che era successo in scena, e più tornava alla mente la battuta di Papaleo nella prima serata, quel cac(c)fonico «Portatemi delle donne, per favore!» dopo l'uscita dal palco del duo Dalla-Carone.
Il problema, viene il sospetto, non sta dunque nella performance dei Soliti idioti, ormai oliatissime macchine da ospitate, quanto nella presenza sul palco dei soliti e basta: neanche per forza idioti. Personaggi come Morandi, in altre parole, incapaci per vincolo anagrafico e culturale di gestire il flusso della contemporaneità : sia esso etero o omo.
Non basta, cioè, che il signor Gianni copra di lustro e tenerezze le tre vallette scelte, consueto tributo all'occhio maschile. Deve anche scappare, di corsa, da frasi del tipo «Guardate che freschezza!...», pari in tutto e per tutto alle rassicurazioni con cui il verduraio scaltro porge la merce ai clienti.
Dettagli, certo. Briciole sparpagliate nella maratona sanremese. Ma anche inciampi non trascurabili quando comunichi a mezza Italia.
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