FLASH! – ALLARME ROSSO PER LE GRANDI BANCHE AMERICANE, GIA’ LATITANTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA…
Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, succede che i nostri amici giornalisti non ci deludano mai quanto a reciproche allusioni malevole, al regolare conti in sospeso da anni, ad approfittare di qualsiasi spunto pur di schiaffarsi in volto le rispettive opzioni ideologiche o supposte tali, ossia le proprie rivalità.
Esce un film come quello di Paolo Sorrentino - di cui a mio avviso la cinematografia italiana contemporanea dovrebbe andare orgogliosa - ed eccoli lì i nostri amici, con la macchina da scrivere tra i denti, che si accapigliano. E dire che il tema del film, la pena dell’invecchiare, la perdita totale che ne viene al corpo e alla mente, quel poco che resta di tutto e che va scemando ogni giorno di più, le donne che ti hanno acceso un tempo e di cui oggi non ti rammenti più se sì o no, la dittatura della prostata, tutto questo dico è quanto di più universale. Ci riguarda tutti, c’entrano un cazzo le ideologie vere o fasulle che siano. C’entrano un cazzo le rivalità professionali di ieri o di vent’anni fa. E invece no.
Eugenio Scalfari scrive del film sulla “Repubblica”. Da una parte è un suo pieno diritto, dall’altra è un mettere sul chi vive i suoi lettori sul fatto che la vecchiaia sarà il tema del suo prossimo libro. Il “De Senectute” che fece da titolo di un libro dell’ultimo Norberto Bobbio. Bene, ecco che Vittorio Feltri - corsivista di solito pungente e mai banale - gli va addosso a vendicarsi del fatto che alcuni anni fa Scalfari aveva scritto che voleva lui Feltri radiato dall’Ordine dei giornalisti a causa del famoso e famigerato “metodo Boffo”. Rancori vecchi di anni che subito riesplodono e a Feltri scappa - riferito a Scalfari - un “vegliardo” che mi pare inutilmente offensivo e volgare. Scalfari è tutto fuorché un “vegliardo”, o comunque a me non sembra affatto tale.
eugenio scalfari e enrico lucci
Per una volta anche Marco Travaglio - com’è nel suo pieno diritto - non ha dato fiato alle carte d’accusa dei pubblici ministeri e ha scritto anche lui del film di Paolo Sorrentino. (Stamane per strada mi è passato accanto un signore che leggeva “Il Fatto” e al quale ho augurato buona lettura. Mi ha risposto con aria malevola che non era sicuro che mi piacesse quello che lui stava leggendo. Palesemente un Imbecille di Sinistra. Gli ho risposto che “Il Fatto” lo leggo tutte le mattine.)
Ecco che oggi sul “Foglio” (altro quotidiano che leggo tutte le mattine con gran gusto) appare sulla prima pagina un articolo anti-Travaglio dove il film da Sorrentino fa da pretesto. Un pretesto qualsiasi. Primum ringhiare, il resto viene dopo.
E invece a me era parso che il dramma dell’invecchiamento, e tanto più per uno della mia generazione - una generazione il cui ossessivo “giovanilismo” credevamo avrebbe fatto da muro contro gli anni che passano, e ogni ora che passa mi accorgo oggi che non è così - fosse un dramma cui guardare con rispetto, con una commozione non ciarliera.
MARCO TRAVAGLIO MAGNA - VALERIA GOLINO
Il corpo non più da mister Universo del grandissimo Michael Caine, l’invecchiamento di Maradona e del suo piede sinistro, il dialogo tra l’“attrice” ex bellissima (Jane Fonda) e il regista declinante i cui ultimi film “facevano schifo” (Harvey Keitel), tutto questo era roba cui assistere in silenzio. De re nostra agitur, di noi che ci siamo trovati accanto una dama che non avevamo invitato. La Vecchiaia. Semplice. Molto semplice. Altro che schiaffi in volto all’Avversario o al Rivale di sempre.
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