DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
oreste lionello nei panni di andreotti e leo gullotta in quelli della signora leonida
Sono i barlumi di lucidità che non ti aspetti. E che arrivano persino da un attore, mitico quanto volete, ma di certo mai vicino alla destra che vogliono dipingerci come retrograda e machista. Uno che, ripetendo il motto che ha echeggiato alla Prima della Scala, un mesetto fa, inneggia ancora all’”Italia antifascista”. Parliamo di Leo Gullotta, volto storico del Bagaglino, omosessuale dichiarato, intervistato oggi dal Corriere della Sera. È la sua nota autobiografica a sembrarci degna di essere sottolineata.
Ricordando l’infanzia a Catania, Gullotta descrive così sua mamma: “Era una casalinga, un generale, una classica rappresentante di quello che è stato sempre nel nostro Paese il matriarcato: era quella che mandava avanti la casa, pensava ai sei figli, alla scuola, a tirare dritto, a fare risparmi”. Alt: pure Renato Franco, che lo intervista per il quotidiano milanese, resta di stucco: “Guardi che in Italia c’è il patriarcato…”. Ma Gullotta non demorde: “E’ un trucchetto”, replica. “Sappiamo che l’Italia storicamente è stata guidata dal matriarcato, anche nelle rivoluzioni. Bertolucci in quel film meraviglioso che è Novecento ha raccontato benissimo l’attenzione delle donne verso i proprio diritti”.
Dunque, basta un po’ di buon senso per falsificare quella narrazione deviante che una certa frangia delle femministe sta alimentando, aggrappandosi, magari con buone intenzioni, o magari con piglio strumentale, ai fattacci di cronaca nera. L’Italia non è oggi e probabilmente non è mai stata l’Iran degli ayatollah. È stata, senza dubbio, una terra in cui gli uomini erano “boriosi, hanno sempre voluto il comando” (citiamo nuovamente l’attore), però il ruolo della donna non era semplicemente di fare una parola di meno, chinare il capo e obbedire.
pier francesco pingitore leo gullotta pamela prati
Anche quando non c’erano quote rosa, preferenze di genere nelle schede elettorali e amministratori delegati di sesso femminile, le donne erano protagoniste dello sviluppo morale e civile della nazione. La realtà, insomma, non è soltanto quella raccontata – egregiamente, eh – nella recente pellicola di Paola Cortellesi. E chi denuncia il patriarcato, lanciando una crociata politica che non risolverà il problema della violenza di genere, non fa altro che usare un sotterfugio retorico. Un “trucchetto”. Bravo Gullotta, anche fuori dal palcoscenico.
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