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ROBERTACCIO DA INCUBO PER TELE-MELONI! “IL SOGNO EUROPEO È FIGLIO DEGLI EROI ROSSI, SPINELLI E COLORNI” - NEL GIORNO IN CUI MELONI ATTACCA IL MANIFESTO DI VENTOTENE, ROBERTO BENIGNI TORNA IN TV SU RAI 1 CON UNO SHOW IN CUI IMPARTISCE UNA LEZIONE DI STORIA ALLA DUCETTA SMONTANDO IL NAZIONALISMO CARO AI SOVRANISTI (E FA BOOM DI ASCOLTI: 28.1%, 4,4 MILIONI DI SPETTATORI): “DIFFIDATE, È IL CARBURANTE DI TUTTE LE GUERRE, IL PATRIOTTISMO È UN’ALTRA COSA. UN PATRIOTA ERA GARIBALDI, E ANCHE LUI SOGNAVA L’EUROPA” - NON MANCANO LE BATTUTE (UN PO’ SPOMPE) SU URSULA E MELONI CHE GIURA “SULLA SUA TESLA” DI NON STARE CON ELON MUSK – ALDO GRASSO: "NON SI POTEVE DARE RISPOSTA PIU' BELLA ALLA LETTURA INFELICE CHE GIORGIA MELONI HA FATTO DEL MANIFESTO (MA LA PREMIER SAPEVA DEL PROGRAMMA?)" - VIDEO
https://www.raiplay.it/programmi/ilsogno
Benigni "l'Inghilterra secoli fa con la Magna Carta ha fatto il primo passo...e ha detto al popolo siete liberi...la Francia con la rivoluzione ha detto siete sovrani...noi europei dobbiamo fare l'ultimo passo e dire al mondo siete fratelli"
standing ovation#ilsogno #benigni pic.twitter.com/WlrV1NoFip
— Sirio ? (@siriomerenda) March 19, 2025
UN PICCOLO MIRACOLO GRAZIE ALL’EX GIULLARE
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera" - Estratti
I sogni sono desideri cantava la Cenerentola di Walt Disney e il desiderio più grande è che le coincidenze, con tempismo magistrale, facciano il loro corso.
La risposta più bella, in Eurovisione, alla lettura infelice che la presidente del Consiglio ha fatto ieri del Manifesto di Ventotene (ma sapeva del programma?), è stato proprio l’elogio di quella famosa utopia da parte di Roberto Benigni (in Rai non se ne sono accorti).
Culla della filosofia, della libertà, della scienza, dell’arte, della stampa, del cinema, della musica, della Magna Carta, l’Europa si è anche macchiata di dittature, guerre, nazismi, fascismi, comunismi ma ha saputo reagire con un sogno scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. Per fortuna è nata l’ Unione Europea, partorita da un sogno economico e politico e diventata l’esperimento democratico più emozionante del secolo scorso, un inno alla gioia.
giorgia meloni in versione ducetta
Ciò che siamo, ciò che vogliamo è il tentativo di capire che cosa significhi essere un europeo oggi, quale prospettiva le circostanze presenti, così drammatiche, siano in grado di indicarci. Per questo è importante combattere il nazionalismo (sovranismo?), che è dominato dalla paura, «paura degli altri, dei diversi, del progresso. E la paura è all’ origine di quasi tutte le stupidaggini umane». Benigni ha da tempo smesso gli abiti del giullare che irrompeva nelle serate tv per elencare le anatomie genitali e scandalizzare il pubblico del sabato sera.
(...)Risposta più bella, più complessa, più decisiva a Giorgia Meloni non si poteva dare. Sono i piccoli miracoli che anche la Rai (involontariamente) sa compiere.
ROBERTO BENIGNI
Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica - Estratti
Quando Roberto Benigni scandisce la parola Ventotene, il pubblico - per la prima volta applaude come liberato. In prima serata, in eurovisione, su Rai Uno, il comico più amato d’Italia fa in poesia un ripasso della storia che sembra fatto apposta per la presidente del Consiglio. Nel giorno in cui Giorgia Meloni insulta il manifesto di Ventotene, stravolgendolo e manipolandone il significato, Benigni racconta che erano davvero gli eroi dell’Europa: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni che «pensarono al nostro futuro con un progetto che era un documento politico ».
Quel manifesto «grazie a due donne, Ursula Hirshmann e Ada Rossi, è stato custodito e trasmesso perché noi potessimo costruire un futuro migliore». Fa una pausa, Benigni. Dice: «Fortuna che vivo in un Paese che dà libertà di parola, altrimenti altro che Ventotene, già con questo spettacolo mi manderebbero a Sant’Elena».
Non poteva immaginare, la premier, che il sogno di cui Benigni avrebbe parlato nel suo tanto atteso ritorno in Rai sarebbe stato l’Unione europea. «Vi chiedete a che è servita? Qual è il risultato? Ebbene, il risultato è stupefacente: il mio babbo ha conosciuto la guerra, mio nonno, il mio bisnonno l’avevano conosciuta. Io no. La mia generazione è la prima che in Europa non ha vissuto guerre».
Per Benigni, l’Europa non è un confuso insieme di burocrati, ma «la più grande costruzione istituzionale, politica, sociale, economica degli ultimi cinquemila anni realizzata dall’essere umano sul pianeta terra». È «un progetto, un ideale, una speranza, una sfida, un sogno». Nato per combattere i nazionalismi, che hanno portato solo guerre e odio. Nefasti come nulla al mondo. «Il nazionalismo è guerra, ne è la causa, il carburante. L’Unione europea è nata per combatterlo, perché si tratta di una fede integralista, di un’ossessione che mette la Nazione al di sopra di tutto, perfino sopra Dio».
Bisogna stare attenti, non lasciarsi ingannare, «perché il nazionalismo spesso si maschera da patriottismo. Ma è un inganno. Io amo l’Italia più della mia mamma - pausa, applauso - ma il patriottismo è un’altra cosa. Un patriota era Garibaldi, e anche lui sognava l’Europa». E invece, i nazionalismi, si nutrono di paura. La provano e la provocano.
ALTIERO SPINELLI CON ERNESTO ROSSI
«Vogliono che abbiamo paura dello straniero, del diverso. E badate, la paura è all’origine di tutte le stupidaggini umane e soprattutto delle stupidaggini politiche. Walter Benjamin diceva che felicità è vivere senza timori».
(...)
Perché non c’era, la libertà, prima. E ha dovuto riconquistarla, l’Europa, attraversando la distruzione delle guerre che ha provocato per l’istinto di sopraffazione e di conquista. «La più grande invenzione del Novecento - dice Benigni - sono le organizzazioni sovranazionali ». Quelle in cui ogni Stato cede sovranità, decide di sottostare a regole comuni, per non distruggersi più a vicenda. E l’Unione europea è «un colpo di scena della storia, una rivoluzione silenziosa che può trasformare il mondo se prima 6, poi 12 e infine quasi 30 Paesi si uniscono e condividono regole democratiche ».
Non mancano le battute su Ursula von der Leyen nel bunker del riarmo, su Meloni che giura «sulla sua Tesla» di non stare con Elon Musk, ma sono il contorno di un messaggio che è molto più serio: la lunga digressione su come sono nati gli Stati Uniti d’America, di come si è arrivati alla forma federale che li ha resi la potenza che sono, serve solo a invocare gli Stati Uniti d’Europa. Con una Costituzione, un esercito comune, una difesa comune. «Ma se ci uniamo poi scompariamo», sento dire. «È l’opposto! Con la federazione si uniscono i popoli senza violenze, in modo pacifico, democratico». Benigni porta l’esempio dell’America per spingere gli europei ad andare dove non vogliono ancora. «A Ventotene Ernesto Rossi riceve da Einaudi questi libri sul federalismo.
Intanto in Europa è scoppiata la guerra, il mondo sembra impazzito, ma leggendo, meditando, Spinelli e Colorni scoprono che c’è una speranza per l’Europa; federarsi. Sapete come si è sparso in tutt’Europa quel manifesto? Dentro un pollo arrosto. Alla faccia dei social».
SERGIO MATTARELLA A VENTOTENE
roberto benigni il sogno 3
sergio mattarella a ventotene
sergio mattarella alla tomba di altiero spinelli a ventotene
IL DISCORSO DI GIORGIA MELONI SU VENTOTENE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
giorgia meloni alla camera foto lapresse.
sergio mattarella alla tomba di altiero spinelli a ventotene
roberto benigni il sogno 44
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