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1. ARTICOLO PUBBLICATO DA "DAGOSPIA" IL 31 MARZO 2017
2. BENIGNI, SERMONTI E UNA DEDICA PER DUE
Pierluigi Battista per il Corriere della Sera
ROBERTO BENIGNI AI DAVID DI DONATELLO
«In cuor suo». Una bellissima espressione: «in cuor suo». Parole magnifiche, così consone a una pubblica dedica affettuosa e intensa. E infatti, ringraziando dal palco dei David di Donatello dopo aver ricevuto il premio alla carriera, Roberto Benigni ha concluso il suo discorso così: «Vorrei dedicare il premio a Nicoletta Braschi, ma non posso. Perché ho fatto tutto con lei e questo premio è suo e le appartiene e vorrei che lei in cuor suo lo dedicasse a me». Magnifico, «in cuor suo», e poi questa amorosa inversione di persone è davvero commovente.
Quasi come quella che nel 1987 Vittorio Sermonti, il grande scrittore da pochissimo scomparso, aveva vergato in un passaggio emotivamente cruciale della dedica a Ludovica Ripa di Meana della sua lettura e del suo commento all'«Inferno» di Dante: «Credo di sapere come si chiama la non-gratitudine che porto a Ludovica Ripa di Meana. Poco è dire che mi ha condotto a questa follia () E dedicarle questi libri sarebbe un abuso. Sono suoi e lei lo sa. Li ho sottratti. Spero che me li dedichi in cuor suo». Questi libri sono suoi, scriveva Sermonti.
Questo premio è suo, ha ridetto Benigni. Spero che me li dedichi in cuor suo, e questo è Sermonti. Vorrei che in cuor suo lo dedicasse a me, è questo è Benigni sulla scia di Sermonti. Prima Sermonti, e poi Benigni, cronologicamente parlando. Un' imitazione perfetta. Che straordinaria sintonia, davvero. Ancora più straordinaria perché, ancora una volta, prima Sermonti e poi Benigni si sono cimentati con passione nella lettura del grande capolavoro dantesco.
E deve esserci stata una tale compenetrazione nell' interpretazione della «Divina Commedia» da sfiorare e qualche volta centrare addirittura in pieno l' identità di vedute, sebbene non esplicitate e citate, tra quelle precedentemente elaborate da Sermonti e quelle quasi alla lettera, sebbene non menzionate, riprese da Benigni. Una corrispondenza di amorosi sensi. Anche se la corrispondenza appare, sempre sul piano cronologico, unilaterale, essendo quello di Sermonti il conio originario e quella di Benigni l' inconscia rielaborazione.
E che nella dedica testé citata pressoché identica viene a configurarsi quasi come un ricalcare pedissequo, che uno spirito volgare potrebbe ricondurre a un banale plagio, parole scritte trent' anni fa da chi ha preceduto Benigni nella grande avventura dantesca. I misteri ingloriosi dell'ispirazione. «In cuor suo» .
Carla Vistarini e la scopiazzatura di Benigni a Sermonti.
Carla Vistarini e la scopiazzatura di Benigni a Sermonti
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