
DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA…
Alberto Costa per il "Corriere della Sera"
Visto che il calcio in quanto metafora della vita è anche precarietà («In questo momento siamo appesi a una rimessa laterale, basta niente per cambiare il tuo destino»), Cesare Prandelli e la sua simpatica combriccola capitanata dal vicepresidente federale Demetrio Albertini, in tutto una quindicina di persone, hanno interpretato il loro personale inno alla gioia (per la qualificazione a prova di biscotto) rendendosi protagonisti di un'impresa di buona rilevanza atletica.
Alle 3 del mattino, sbarcati da Poznan, si sono infatti messi in marcia verso il convento dei frati camaldolesi distante 21 chilometri dal quartier generale dell'hotel Turowka. Nulla di ascetico, nessun voto, nulla a che vedere con le ampolle dell'acqua santa del Trap, semplicemente una scommessa nata a tavola quando magari si tira tardi per ingannare il tempo. «Abbiamo fatto una mattata» minimizza Prandelli.
«E io non lo sapevo neppure, sono stato coinvolto a giochi già fatti» ha chiosato Albertini. Fatto sta che l'insolita comitiva ha raggiunto il traguardo alle 6.25 del mattino, viaggiando a un passo di circa 6 chilometri l'ora. Al seguito un'auto con rifornimenti idrici (e poi provvidenziale nel riportare a destinazione il gruppetto stremato e dolorante) e i clacson degli increduli automobilisti di passaggio convinti che la nazionale azzurra stesse programmando chissà quale tipo di allenamento innovativo per migliorare la qualità del gioco (scadente) esibito contro gli irlandesi. E i frati? Rinchiusi nelle loro celle, ignari della spedizione che alle 7.15, prostrata, ha guadagnato il proprio letto per un sonno ristoratore.
Se il passaggio del primo turno ha scatenato una tale esibizione, non osiamo immaginare che cosa potrebbe accadere nell'eventualità di un successo azzurro il 1° luglio nella finale di Kiev. Ipotesi al momento remota perché l'Italia, pur vincendo per 2-0, contro il Trap ha giocato la peggiore partita dell'Europeo.
Prandelli, peraltro, minimizza: «à stata la nostra partita meno bella per 20 minuti. C'erano un po' di preoccupazione e un po' di tensione. Ma se, nonostante tutto, una squadra riesce ad arrivare in area con 4-5 giocatori come abbiamo fatto noi, significa che la mentalità è quella giusta». Resta il fatto che domenica, contro l'Inghilterra servirà altro: «Avremo qualche giorno per preparare la partita di Kiev e saremo molto competitivi».
La piattaforma di partenza resta comunque intrigante: «Questa Italia merita un bel 7. Nella prima partita abbiamo affrontato la squadra più forte degli ultimi anni facendo molto bene. Contro la Croazia abbiamo giocato un ottimo calcio per un'ora e poi per colpa di un lancio lungo abbiamo incassato il pareggio. L'Irlanda invece era pericolosa perché non aveva niente da perdere. Era normale soffrire e il segnale inviato è forte: abbiamo resistito e siamo riusciti a creare palle-gol».
Alla fine, il c.t. maratoneta sa che la differenza la farà il cuore: «Una squadra deve mettere in campo conoscenze, tecnica e qualità ma se non metti il cuore non vai da nessuna parte. Contro gli irlandesi nessuno si è lamentato per certi errori ma tutti hanno corso per l'errore del compagno».
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