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Simon Allison per “The Guardian”
VIDEO “ZOMBA PRISON PROJECT”
La prigione di massima sicurezza di Zomba, in Malawi, non è certo il tipo di posto in cui si incidono dischi candidati ai Grammy. Ma un gruppo di detenuti di Zomba, molti dei quali scontano l’ergastolo per reati di omicidio e furto, è stato nominato al prestigioso premio nella categoria di miglior disco di “world music”.
Annunciata la scorsa settimana, la Zomba Prison Band, è in lizza accanto ad alcune delle più grandi stelle della world music: Ladysmith Black Mambazo, Angelique Kidjo, Gilberto Gil e Anoushka Shankar.
«Sono rimasto scioccato. Assolutamente scioccato... Gli altri quattro artisti candidati hanno tutti alle spalle una carriera decennale, quindi è incredibile vedere questo gruppo di persone totalmente sconosciute, provenienti da un paese ancora più sconosciuto, ottenere un simile riconoscimento», ha detto Ian Brennan, produttore del disco.
“I Have No Everything Here” è stato registrato nell’estate del 2013 e contiene canzoni scritte e suonate da 16 detenuti. È la prima volta che dei musicisti del Malawi ricevono una nomination ai Grammy, ma Brennan non sa se i detenuti sono stati informati della loro storica candidatura perché la comunicazione avviene solo tramite il direttore del carcere o ONG locali.
Brennan è un noto scopritore di talenti e ha già prodotto “Tassili” dei Tinariwen, che ha vinto un Grammy, però lavorare in una prigione del Malawi per lui rappresentava una nuova sfida. Ha lavorato con sua moglie Marilena Delli per guadagnarsi la fiducia dei detenuti e del direttore della prigione. “Abbiamo spedito montagne di scartoffie”, ricorda.
Quando finalmente sono riusciti ad accedere al penitenziario, hanno trovato facilmente dei partecipanti talentuosi. Circa una dozzina di uomini avevano già formato un gruppo per conto proprio ed era stata concessa loro una piccola stanza con corrente elettrica per provare. È lì che Brennan ha improvvisato il suo studio di registrazione. Spiega: «La stanza è vicina a un’officina meccanica dove si fanno saldature e altri lavori per la prigione. C’è anche una falegnameria. Parte della sfida è che abbiamo dovuto registrare lì accanto, in una gara fra rumori».
detenuti cantanti nella galera di zomba
Ci sono poche donne in prigione, una cinquantina circa, e si sono dimostrate più riluttanti a partecipare. Dice Brennan: «Fanno un sacco di balli e canti collettivi per tirarsi su di morale, ma nessuna di loro è autrice di canzoni. Molte scontano condanne all’ergastolo e, trattandosi di un gruppo piccolo, c’è più condizionamento. Abbiamo cercato di convincerle a cantare una loro canzone, ma hanno rifiutato. Solo alla fine una donna ha detto di sì, si è alzata e ha cantato una canzone. Appena lo ha fatto, è stato come se il muro di una diga fosse crollato, come se si fosse aperta una chiusa. Le altre hanno cominciato a fare la coda per cantare, una dopo l’altra, alcune tornavano una seconda o terza volta».
Il risultato è un disco che riflette questo forte entusiasmo: 16 detenuti sono stati inseriti nei crediti dell’album, anche se è improbabile che potranno partecipare alla cerimonia di premiazione a Los Angeles a febbraio. Una delle donne che cantano nel disco è morta in prigione, aveva solo 37 anni. “I Have No Everything Here” dura un’ora ed è cantato soprattutto in lingua chichewa, quanto resta di sei ore di registrazioni servirà eventualmente per un secondo album.
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