
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
Mauro Salerno per âIl Sole 24 Ore'
La parcella dell'archistar per oltre 20 milioni, bollata come «sproporzionata» rispetto all'attività effettivamente eseguita. La lievitazione dei costi in cantiere, con varianti e riserve già riconosciute all'impresa esecutrice per 54 milioni e ancora pendenti per altri 131 milioni, rispetto a un costo iniziale di 221. I tempi biblici di risposta degli uffici comunali che hanno impiegato due anni per dare l'ok a una variante progettuale.
Ne ha per tutti l'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici, che ieri ha messo nero su bianco le «criticità » e gli sprechi di tempo e denaro legati alla realizzazione della Nuvola firmata da Massimiliano Fuksas a Roma, vincitore del concorso di progettazione bandito nel 1998.
Il cantiere del polo congressi "griffato", consegnato al big delle costruzioni Condotte nel febbraio 2008, ha già subito dieci perizie di variante. E così la perla dell'achitettura contemporanea si è trasformata in un buco nero in grado di inghiottire fondi e dilatare tempi di costruzione.
Nelle intenzioni, la sala "fluttuante" nella Teca di vetro e acciaio avrebbe dovuto essere funzionante da più di tre anni. In realtà la fine dei lavori stabilita al 2 dicembre 2010 è stata via via spostata in avanti. E quel che più conta è che, al di là degli annunci, per l'Autorità guidata da Sergio Santoro, ancora oggi «non vi può essere certezza sui tempi di ultimazione delle opere » e dunque «sull'ammontare definitivo dei ritardi» e «sul costo del progetto».
Non è un caso che la delibera firmata dal consigliere Giuseppe Borgia, sia stata inviata al ministero dell'Economia (che controlla il 90% del capitale dell'ente Eur) e alla procura della Corte dei Conti «per l'accertamento di eventuali danni erariali». Il primo a finire sulla graticola è il team di progettisti guidato da Massimiliano Fuksas (con Ai Engineering e Massimo Majowiecki), cui è stata riconosciuta una parcella di 19,9 milioni a fronte di un'attività che non include né il progetto definitivo né la direzione dei lavori.
L'Autorità punta il dito sulle «somme ingenti per la direzione artistica» (4,56 milioni) ritenute «eccessive» rispetto alle tariffe professionali in vigore alla data dell'incarico. Senza risparmiare critiche alle «carenze del progetto esecutivo» redatto dall'archistar. E rimarcando l'esigenza che venga valutato con attenzione «il concorso di eventuali responsabilità dell'impresa nei ritardi maturati per l'esecuzione», nel momento in cui andranno valutate le richieste economiche ancora pendenti (riserve): oltre 131 milioni, rispetto a 185 milioni di opere finora realizzate.
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