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Giampiero Martinotti per "La Repubblica"
Girare ancora un film con Abdellatif Kechiche? «Mai!», risponde Léa Seydoux. «Non credo», le fa eco Adèle Exarchopoulos. Le due protagoniste di La vita di Adele,
premiato con la Palma d'oro a Cannes, non sono tenere con il regista francotunisino. Le due giovani non esitano a definire «orribile » il periodo passato sul set. Lo hanno fatto in un'intervista all'americano Daily Beast, corretta ma non troppo, con una telefonata a un giornalista del Parisien.
Il film sta per uscire anche in Italia (il 24 ottobre) e le due giovani protagoniste sembrano profondamente segnate dai metodi brutali del regista. Léa doveva colpire Adèle: «Dovevo spingerla contro una porta a vetri. L'ha rotta, si è tagliata e sanguinava. Si è messa a piangere quando Kechiche ha detto: "La rifacciamo"». Adèle continua: «Léa ha tentato di bloccare il sangue che mi colava dal naso.
E Kechiche ha gridato: "No, baciala, leccala"». Il realismo delle scene sessuali è stato un duro apprendistato. «Un giorno capisci che starai sempre nuda e in diverse posizioni sessuali - dice la Exarchopoulos - ed è difficile, perché non ero abituata al sesso fra donne». «Il primo giorno di riprese dovevo masturbarti, credo - aggiunge la Seydoux - Era la prima scena che abbiamo girato insieme. Dopo ce ne sono state molte altre. Kechiche voleva che la sessualità progredisse allo stesso ritmo delle riprese».
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