pino maniaci le antenne di telejato

L’EMITTENTE SICILIANA ANTIMAFIA “TELEJATO” CHIUDE DOPO 33 ANNI: È FUORI DALLA GRADUATORIA DEL NUOVO DIGITALE TERRESTRE - IL FONDATORE PINO MANIACI: “NON C'È RIUSCITA LA MAFIA COI SUOI ATTENTATI A FARCI CHIUDERE E CI RIESCE LO STATO. LE NOSTRE FREQUENZE SONO STATE VENDUTE AL 5G. IN SICILIA HA VINTO L'APPALTO LA RAI, IN ALTRE REGIONI MEDIASET” - MA NON È LA PRIMA VOLTA CHE RISCHIA LA CHIUSURA E ORA LANCIA UNA RACCOLTA FONDI: “PER AVERE UN CANALE TUTTO MIO SERVONO 40 MILA EURO. HO PROMESSO ALLA RESPONSABILE DELLE TV DI FARE UN TG PIÙ SOFT PER EVITARE DI ALLUNGARE LA SFILZA DI OLTRE 380 QUERELE PRESE IN QUESTI ANNI”

 

Chiara Baldi per https://www.lastampa.it

 

PINO MANIACI

Se glielo avessero chiesto nel 1989 che fine avrebbe fatto la sua TeleJato – emittente siciliana appena nata – Pino Maniaci tutto avrebbe potuto pensare tranne che sarebbe finita così: spenta per colpa della burocrazia statale. Eppure oggi il fondatore e direttore di questo canale televisivo che tanto ha fatto parlare di sé in questi oltre 30 anni di notizie, inchieste, minacce, rischi di chiusura e quant’altro, ne deve prendere atto: TeleJato non trasmetterà più.

 

La ragione è che la piccola emittente, che opera nel territorio tra Partinico e Corleone, non è stata ammessa nella graduatoria del nuovo digitale terrestre. Un rischio che dieci anni fa, quando ci fu la corsa al digitale terrestre, Maniaci e i suoi riuscirono a scampare: se TeleJato sopravvisse fu per le proteste e perché riuscì a inserirsi in un consorzio. Ma oggi è andata diversamente.

 

LE ANTENNE DI TELEJATO

«Non c'è riuscita la mafia coi suoi attentati a farci chiudere, non ci sono riusciti pezzi del tribunale di Palermo e ci riesce lo Stato. Le nostre frequenze sono state vendute al 5g. In Sicilia ha vinto l'appalto la Rai, in altre regioni Mediaset. Adesso per avere un canale tutto nostro è davvero tutto più difficile», dice amaro Pino Maniaci, classe 1953, che la dirige dall’inizio, quando l’ha fondata nel 1989.

 

«Al momento – spiega Maniaci – trasmettiamo in streaming sul sito Telejato.it sui canali social e siamo riusciti ad avere su Tvm alcune finestre per i telegiornali che vanno in onda alle 14 alle 15, dalle 20.30 alle 21.30 e da mezzanotte all'una. Ho promesso alla responsabile delle televisione di fare un telegiornale più soft per evitare di allungare la sfilza di oltre 380 querele che mi sono preso in questi anni».

PINO MANIACI

 

Su Facebook Maniaci ha scritto un post, aggiungendo il link di alcuni servizi fatti, per chiedere sostegno: «Oggi è una giornata dolorosa. Volevo non arrivasse mai questo 5 maggio ma purtroppo eccoci qui. Quelli che vedete in questo video sono i nostri impianti e oggi a me è toccato il compito più duro, quello di staccare tutto. Da questo momento in poi il segnale di TeleJato Notizie è spento.

 

LE ANTENNE DI TELEJATO

Stentiamo ancora a crederci ma purtroppo questa è la realtà dei fatti. Un grazie dal profondo del cuore va a tutte le persone che in questi anni hanno collaborato con noi, a chi è rimasto, a chi ogni tanto torna, a chi non c'è più, a chi continuerà ad esserci. Però non posso, non voglio pensare che sia tutto finito. Noi siamo pronti a ripartire, anzi, non vediamo l'ora ma per passare al nuovo digitale terrestre, lo sapete, servono quarantamila euro. Questo è l'ennesimo appello che rivolgo a voi, fedeli telespettatori: non lasciateci soli. Abbiamo ancora tante cose da raccontarvi». Nel post sono anche inseriti link e coordinate bancarie per chiunque voglia sostenere l’emittente.

PINO MANIACI

 

Ma la battaglia di Maniaci – che negli anni ha affrontato più di una querela e più di un processo – non è solo per la sua TeleJato, bensì anche per le altre tv nella stessa situazione. «Per avere un canale tutto mio servono 40 mila euro – aggiunge –. L'unico gruppo che ha la possibilità di affittare un canale è Trm, che chiede 3.500 euro al mese. Abbiamo iniziato una sottoscrizione che sta andando bene. Ma questa non può essere la strada. Anche perché noi non vendiamo tappetti o elettrodomestici, facciamo informazione e abbiamo grossi limiti pubblicitari. In questi giorni, in queste settimane continueremo a lottare perché non vogliamo sparire».