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Roberta Scorranese per il Corriere della Sera
Milly, questa bella casa non lontana dal Foro Italico sembra fatta per durare. Solida, piena di ricordi. Ma è la casa di suo padre, il generale dell' Esercito Luigi. Come mai non siamo nella sua, che pure è qui vicino?
«Perché da noi c' è stato un problema alle tubature. Molte dimore piuttosto datate, a Roma, hanno inconvenienti simili».
Capelli raccolti, poco trucco, la puntualità propria dei veri professionisti. La bellezza sana di Milly Carlucci abita bene questa stanza che sa d' antico, disseminata di fotografie, tanti «ex voto» all' amore familiare. Dove la presenza del padre è discreta, quasi invisibile.
MILLY CARLUCCI - BALLANDO CON LE STELLE
Le sue parole tradiscono competenza.
«Perché pochi sanno che all' università io ho studiato Architettura. Anzi, per la verità, i miei avrebbero voluto che diventassi magistrato».
E poi lei ha fatto televisione. Cantando, danzando, conducendo. E oggi, a 62 anni, è ancora uno dei volti-bandiera della Rai, anche grazie al successo di «Ballando con le stelle», prossimo alla 13esima edizione.
«Non lo avrei mai detto quando da bambina pattinavo a Udine, convinta che la mia carriera sarebbe stata quella di una campionessa sulle quattro rotelle. Nata a Sulmona per ragioni di servizio di mio padre, mi trasferii subito con la famiglia in quella città del nord vicino alla base di Campoformido, dove papà era pilota. Udine è stata determinante per il mio successo».
Udine? E come mai?
«Perché è stata un ideale completamento della mia famiglia. Vede, il papà militare e la mamma Maria, una insegnante di ginnastica, hanno da subito inculcato in me e nelle mie sorelle (Anna e Gabriella, ndr ) valori molto forti e precisi: il rigore, l' onestà, la fede cattolica che ancora oggi ci accomuna tutti. Udine, con il suo spirito spartano, con la sua gente che non spreca inutilmente parole, è stata per me una scuola di pragmatismo e di solidità. Due cose indispensabili in una carriera come la mia, per natura costruita sulle sabbie mobili».
Scommettiamo che a scuola era la prima?
«Ma no, ho avuto ottimi maestri. Di più: una delle mie insegnanti era una profuga istriana, una, cioè, che in Italia non ha cercato solo lavoro ma anche una patria. Ecco, immaginatevi una ragazza sportiva, intrisa di questi valori, dall' amor patrio alla famiglia, che a 17 anni si trasferisce a Roma per finire il liceo classico».
La tv ha avuto la meglio sui pattini?
«Purtroppo a Roma c' era una sola pista ma era lontana da casa nostra, che si trovava in via Mario Fani, sì quella dell' agguato a Moro e alla sua scorta. Frequentavo il liceo e facevo le versioni di greco sul cruscotto dell' auto, tra un allenamento e l' altro. Era diventato impossibile proseguire nell' attività agonistica, così mi misi ad allenare una squadra di bambini. Un giorno, la neonata tv romana Gbr mi fece un' intervista e, al termine, il regista mi propose di condurre delle trasmissioni. Fu lì che tutto ebbe inizio».
milly carlucci su de filippi e clerici
E come la prese papà Luigi?
«Fui brava a tranquillizzarlo, dicendogli che era solo un diversivo, che io continuavo a studiare. Sapevo che la mia vocazione non era in uno studio di architettura, ma in ogni caso, volevo fare le cose come le avrebbe fatte un bravo architetto: studiando le fondamenta».
Quindi si fece tre anni di Actors Studio.
«A Los Angeles. Se voglio fare questo mestiere, mi dissi, devo farlo come dio comanda. Studiai recitazione, dizione, canto. Ho avuto docenti straordinari. Lì imparai a giocarmela non sulle conoscenze ma sul talento puro».
A 22 anni, ecco la chiamata di Arbore.
«Sì, all' Altra domenica . Una svolta. Perché eravamo nel 1977 e non sempre alle donne in tv venivano assegnati ruoli, diciamo, pensanti . Spesso si doveva cominciare facendo la valletta oppure la prima ballerina. Renzo invece ci dava voce. Insieme a me c' erano Mimma Nocelli e Isabella Rossellini, per fare due nomi. Non eravamo soprammobili. Arbore mi soprannominò la sorridente Milly Carlucci . E lo sono rimasta».
E la famiglia accettò questa carriera?
«Sì. Vede, il mio successo è dovuto molto a quel campo di forza che la famiglia ti crea intorno. Questi valori oggi sembrano datati, ma se li adotti scopri che sono molto utili».
diego armando maradona con milly carlucci (2)
I critici più velenosi l' hanno definita una «valeriana catodica». Che cosa ne dice?
( ride ) «Ma ve la immaginate una Milly Carlucci cattiva in tv? Non sarei io e se c' è una regola chiave per resistere in televisione, è quella di assomigliare a noi stessi. Il pubblico da anni mi vede come una cugina che entra in casa e che regala buonumore. Perché dovrei cambiare?».
Una cugina ancora molto bella, che nel suo libro «Il meglio di te», dà consigli su come rimanere in forma.
«Due su tutti: cercare di guardarsi come ci guarda il mondo, cioè non solo davanti ma anche di spalle. E un paio di occhiali con le lenti chiare per nascondere la stanchezza. Nel mio caso, anche gli agguati dei fotografi!».
Ma il cinema non l' ha mai tentata davvero?
«Ho partecipato a qualche film. Ma quella saggezza che la mia famiglia e Udine mi hanno inoculato mi aprì gli occhi, facendomi capire una cosa spiacevole ma vera: all' epoca il cinema non scriveva per le donne. Le donne, al massimo, erano una gruccia, il più delle volte di bell' aspetto, che accompagnava il ruolo maschile. Questo, certo, nella maggior parte dei casi, con eccezioni per attrici già affermate. Mi dissi che non era il momento. Scelsi la tv di qualità».
Forse, se fosse rimasta a Los Angeles...
«No, proprio grazie al mio ritorno stabile in Italia, agli inizi degli anni 80 incontrai quello che poi sarebbe diventato mio marito, Angelo Donati. Feci un servizio fotografico per Epoca e l' atelier del fotografo era vicino allo studio di Angelo (Donati è ingegnere e costruttore, ndr ). Trent' anni di matrimonio, due figli, Patrick e Angelica che vivono all' estero. Ed eccoci qua».
Curioso che per lei, oggi volto Rai, il vero salto di qualità fu a Mediaset.
«Con Risatissima , accanto a Lino Banfi. La cosa fece molto discutere perché all' epoca Mediaset era l' animale strano, la novità».
Ma essere una «bandiera» della Rai vuol dire anche sentirsi rivolgere delle domande sul famoso tetto ai compensi dei conduttori.
«La cosa è più complessa. Sul compenso di alcuni artisti abbiamo messo il calmiere e va bene. D' altra parte nessuno ricorda mai che di tagli ai conduttori e di contratti modificati si parla sin dall' epoca dei professori e io, come un soldatino, ho sempre obbedito. Ma c' è altro».
Cioè?
«Le fiction a lunga serialità. Per esempio Zingaretti, per fare Montalbano per tot mesi, chiede una data cifra. Inoltre c' è un mondo di personaggi celebri a livello globale ai quali la Rai deve accedere per essere concorrenziale. E questi personaggi, spesso, si fanno pagare anche per una semplice intervista in albergo. C' è un borsino delle interviste che negli Stati Uniti e in Inghilterra non scandalizza. Da noi queste cose sono tabù. Non facciamo gli ingenui: per una comparsata, Usain Bolt chiede 300 mila euro netti più spese. E, almeno all' estero, anche le semplici interviste a personaggi sconosciuti ma protagonisti di fatti di cronaca, vanno pagate. Ora bisogna decidere se la Rai sta sul mercato o no. D' altra parte, è evidente a tutti che da anni i grandi ospiti internazionali sono scomparsi dalla tv pubblica, anche da Sanremo».
A proposito di Sanremo...
«Guardi, la anticipo io con un aneddoto. Una volta la mia conduzione sul palco dell' Ariston è saltata all' ultimo momento, praticamente poco prima della conferenza stampa. Per motivi complessi: è un mondo che vive di tante dinamiche e va bene. Ma sono sopravvissuta. Anzi, poco dopo ho fatto Scommettiamo che ».
E se le togliessero «Ballando»?
( un lampo di serietà improvvisa attraversa il viso perfetto ) «Ma io sono già stata sostituita una volta e proprio a Scommettiamo che : mi preferirono Afef nel 1999! Oggi, che sono anche capoprogetto del mio spettacolo, una sorta di super autrice, comprendo che a volte cambiare è sano per tutti. Anche per me: perché la mia paura maggiore è quella di ripetermi».
«Ballando» è stata poi una sua idea.
«Mi diedero della pazza. Conducevo Una giornata particolare , format dove personaggi famosi diventavano per un giorno quello che avevano sempre sognato. Totti fece il benzinaio, Cossiga il commesso in un negozio di apparecchi elettronici e di spionaggio. In Inghilterra vidi una puntata di Strictly Come Dancing , format della Bbc. Una folgorazione. Non fu facile farlo accettare qui: era il 2005 e il ballo in tv era considerato noioso. Ma avevo ragione io».
Oggi le donne in tv hanno più potere?
«È ancora un mondo difficile, ma le cose stanno cambiando. Una delle prime ad aprire una strada autonoma fu Raffaella Carrà. Oggi un ruolo importante lo ha Maria De Filippi. Lei addirittura produce spettacoli, cosa che io non posso fare. Maria segna un percorso».
Una conduttrice più giovane che apprezza?
«Victoria Cabello. Ma anche Alessia Marcuzzi: è sciocco giudicare dal programma che conduce, bisogna vedere la capacità di un personaggio di rimanere credibile al centro del palcoscenico. E anche il coraggio nel vestirsi da donna, senza cedere a travestimenti maschili al fine di sembrare più credibile».
Milly, ma che perfezione. Ci confessi almeno una sbronza giovanile!
teo teocoli milly carlucci ballando con le stelleMilly Carlucci con La figlia Angie neri marcore milly carlucci pier francesco parraMILLY CARLUCCI MARIA DE FILIPPI
(ride) «Mi spiace, sono pure astemia!
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