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DAGOREPORT
Forse oggi i giornalisti e le maestranze del "Corriere della Sera" potranno tirare un primo sospiro di sollievo. Dalla riunione di quel che resta del "patto di sindacato" dell'Rcs, convocato per stamane in via Rizzoli nel torracchione di Crescenzago, dovrebbe approvare un primo stiracchiato aumento di capitale di 400 milioni rispetto a un debito consolidato di oltre un miliardo. Meglio di niente, l'alternativa era quella di portare i libri in tribunale e dichiarare il fallimento.
E se l'operazione salvataggio andrà in porto una buona parte del merito andrà all'"arzillo vecchietto unto dal signore" (copyright Della Valle), Abramo Bazoli, che venerdì scorso - forte della riconferma sicura alla presidenza di Banca Intesa -, è riuscito a convincere le riluttati banche creditrici a non affondare la corazzata Corriere.
Ma prima di avere il placet a denti stretti dai suoi colleghi banchieri, il numero uno della cosiddetta "finanza bianca" (una volta definito l'anti-Cuccia), ha dovuto affrontare molti ostacoli e superare resistenze e malumori. Alla fine è stata elaborata una "bozza" d'accordo che oggi sarà presentata a quello che una volta era chiamato (impropriamente) il "salotto buono" dei Poteri marci.
Mentre sarebbe più corretto paragonare l'attuale "patto di sindacato" a una "bisca" (legalizzata") o a un saloon del vecchio western dove molti "bari" giocano a dadi con le azioni in Borsa. Spesso rimettendoci pure un mucchio di quattrini.
Già . Alla faccia del conflitto d'interessi (altrui) le banche azioniste dell'Rcs sono al tempo stesso azioniste e creditrici del gruppo. Si tratta, oltre che di Banca Intesa (la più esposta con 300 milioni di euro), di Mediobanca (circa 50 milioni di euro), di Ubi, Unicredit, Banca Popolare di Milano, Bnl-Paribas. E toccherà prorpio all'istituto "sorvegliato" da Abramo Bazoli farsi maggior carico del salvataggio.
Certo, resta da verificare quale sarà il comportamento degli azionisti privati che nell'ultima riunione del consiglio d'amministrazione dell'Rcs-Corriere, in pratica, hanno bocciato il piano lacrime&sangue (altrui) portato alla riunione dal presidente bocconiano, Angelo Provasoli, e dall'ad Scott Jovane.
Da Mario Greco (Generali) a Marco Tronchetti Provera (Pirelli), con l'appoggio delle famiglie Merloni, Rotelli e Pesenti, era fatto osservare che del piano di ristrutturazione e di ricapitalizzazione si poteva discutere solo dopo che le banche (creditrici e azioniste) avessero fatto la fino in fondo la propria parte.
E così sarà . Anche se il "lodo" Bazoli appare uno scudo fragile leggero (400 milioni) rispetto all'oltre miliardo di debiti accumulato tra la Spagna e l'Italia dall'Rcs Mediagroup.
Nel saloon dei pattisti, però, anche Abramo, lo sceriffo bianco, rischia di beccarsi qualche pallottola vacante. A cominciare dalla pretesa di scegliere il nuovo direttore del Corrierone. Il mandato quadriennale di Flebuccio de Bortoli è scaduto il 1 aprile scorso. E per quella stella di carta si sono candidati da tempo Alberto Nagel (Mediobanca) e John Elkann (Fiat).
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