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Stefano Landi per il “Corriere della Sera”
Una rivincita. «Una sentenza storica: finalmente io come tanti altri non iscritti all’Ordine possiamo esprimere punti di vista facendo televisione». Barbara D’Urso è raggiante. Dopo un anno e mezzo di accuse, il Tribunale di Monza archivia le pesanti accuse del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino. Le dicevano che «esercitava in modo abusivo la professione giornalistica nel suo salotto televisivo».
«Invece io ho sempre fatto questo lavoro con onestà e passione. Ho aspettato in silenzio questo giorno, ho preferito parlare solo in Procura senza reagire agli insulti. Avendo una trasmissione al giorno avrei potuto replicare prima, ma ho deciso di aspettare che si facesse giustizia» racconta.
È infotainment, bellezza. Barbara D’Urso ha vinto la sua battaglia giuridica, difesa in giudizio dall’avvocato Salvatore Pino. Cadono le accuse di chi non voleva più vederla fare informazione in tivù.
Un attacco lanciato nel novembre del 2014 con un esposto in Procura di Iacopino. I suoi programmi sono un mix di spettacolo, intrattenimento e informazione, quindi non per forza etichettabili come giornalismo vero e proprio. E proprio per questo senza certi vincoli regolamentari.
«Prendo atto della decisione del magistrato e sono contento di pensarla diversamente.
Lei spettacolarizza la vita e la morte» il commento lapidario di Iacopino, che in questi mesi non ha risparmiato sul carico delle accuse. In una serie di round tra interviste e post sui social network.
«Le piace sguazzare nei bidoni dell’immondizia», «tocca punti che nessun essere civile può accettare». Tanti modi per spiegare un concetto: non c’è bisogno di «barbaradursizzare» l’informazione, riferendosi alle modalità con cui la conduttrice gestisce le interviste e si occupa di argomenti di cronaca.
barbara d urso e le sorelle buccino
«Sono attacchi personali, figli anche di certi pregiudizi: tanti colleghi fanno il mio genere di televisione senza essere attaccati così» si sfoga la conduttrice di «Pomeriggio Cinque» e «Domenica Live».
Così ha deciso il Gip di Monza archiviando (per infondatezza) le accuse e accogliendo le richiesta del Pm Walter Mapelli, «in ragione della tutela di un diritto fondamentale, la libertà di manifestazione del pensiero».
Su questa linea la nota con cui Mediaset esprime soddisfazione: per la «vittoria di una nostra conduttrice capace, in quello che è un precedente giuridico rilevante per chiunque». Lei aggiunge: «In questi mesi ho sentito la vicinanza di tutti i colleghi: giornalisti professionisti di destra e di sinistra, compatti dalla mia parte».
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