DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Da “la Stampa”
Pubblichiamo un estratto del discorso pronunciato ieri alla Camera dei Deputati dall'étoile Roberto Bolle. Roberto Bolle in sala prove. Ieri ha lanciato da Montecitorio un accorato appello per il balletto che muore tra l'indifferenza
Voglio iniziare questo mio intervento con alcuni nomi: Caterina de' Medici, Baldassare da Belgioioso, Giambattista Lulli, Enrico Cecchetti. Nomi importanti e in parte dimenticati. Nomi che hanno in comune due cose fondamentali. La prima è che hanno creato, dato forma e struttura ad un genere artistico e culturale, il Balletto, che ha influenzato il mondo intero in maniera irreversibile. La seconda è che erano tutti italiani.
La Danza Classica è nata e si è evoluta attraverso le menti creative di italiani che hanno sentito la necessità di portare più in alto il livello espressivo delle arti rappresentative del loro tempo. Luminari che hanno avuto il coraggio di cambiare la rotta, di inventarne una nuova, per toccare corde più profonde. E per tutto l'Ottocento e parte del Novecento, i maestri, e le grandi ballerine nel mondo saranno per la maggior parte italiani.
Gli italiani saranno artisti di grido e di esportazione: andranno oltralpe ad insegnare, divulgare e promuovere la loro arte. Ammirati e celebrati. Dico questo perché saper dare il giusto valore alla Storia è il primo passo per costruire il Futuro.
Al contrario sembra proprio che il nostro glorioso passato sia stato dimenticato e lasciato indegnamente alle spalle. La situazione della Danza in Italiaè sempre più difficile e arida, fatta di compagnie teatrali sempre più scarne, di corpi di ballo che vengono chiusi, di assoluta mancanza di protezione per la categoria artistica, di ballerini che devono lasciare il proprio Paese per vivere della loro passione e cercare di realizzare i propri sogni. Il mio intervento di oggi è al tempo stesso un grido di dolore e una richiesta di aiuto per il Balletto in Italia. Diciamo le cose come stanno: negli ultimi decenni è stato compiuto uno scempio verso la danza italiana, un depauperamento di cui ci si può solo vergognare.
roberto bolle foto di bacco (3)
La Danza italiana viene costantemente avvilita, trattata come la Cenerentola delle arti, con Opera lirica e musica sinfonica nel ruolo delle sorelle privilegiate, cui sono riservate le cure delle Fondazioni. Da cosa nasce questa decisione? Non certo dall'insostenibilità di un corpo di ballo. Ma nasce da una scarsa conoscenza del settore e da una mancanza di visione di chi ne era responsabile sia a livello governativo che di gestione dei teatri. Molti sovrintendenti amano l'opera, amano la musica.
Al contrario molto raramente conoscono e apprezzano la danza. La frase più comune che si sente dire è «Non capisco nulla di Danza». E una risposta sta proprio lì: il Balletto è vittima dell'ignoranza di chi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe proteggerlo, promuoverlo e valorizzarlo. Invece il taglio del costo del ballo è sempre stata la carta più facile da giocare sul piatto di un contenimento dei costi. Un gravissimo errore che non tiene conto dei numeri della danza. I numeri appunto: nel nostro Paese ci sono circa 17 mila Scuole di Danza e 1 milione 400 mila studenti. Ma nonostante questi numeri impressionanti in Italia sono sopravvissuti solo 4 corpi di ballo. Abbiamo 14 Fondazioni lirico-sinfoniche, teatri che sono eccellenze ovunque. 14 orchestre. 14 cori. 4 corpi di ballo. Napoli e Palermo sono corpi di ballo in fin di vita, destinati a morire se non si interviene rapidamente.
Aggiungiamo il caso vergognoso dell'Arena di Verona. Il corpo di ballo stabile è stato licenziato nel 2017, ma non certo perché manchino le occasioni di mettere in scena balletti. Da allora ad oggi, infatti, la Fondazione ha prodotto almeno 44 produzioni con coreografie. Nella maggior parte di questi 44 titoli, la Fondazione ha assunto nuovamente, ma con contratti a tempo determinato, alcuni degli stessi ex danzatori stabili licenziati che, incentivati da una somma economica offerta loro dalla Fondazione, non hanno impugnato il licenziamento.
Ora, se vogliamo dare una boccata d'ossigeno al nostro balletto agonizzante bisogna prima di tutto stabilizzare le danzatrici e i danzatori di Napoli e Palermo, ripristinando un organico consono. Rimettere in piedi il corpo di ballo stabile all'Arena di Verona, mettere mano alla situazione del MaggioDanza, a Firenze, compagnia di storia e prestigio indiscussi. Equiparare il punteggio Fus del balletto con quello dell'opera lirica. Diminuire il punteggio del Fus per le attività prodotte da un corpo di ballo esterno, che oggi valgono tanto quanto quelle svolte da un corpo di ballo interno. Incentivare e sostenere finanziariamente quei teatri che decidono di investire nei corpi di ballo. E incentivare e agevolare le coproduzioni tra i teatri e le tournée dei nostri corpi di ballo nelle altre Fondazioni e negli altri Teatri italiani.
Modificare la denominazione Fondazioni Lirico-Sinfoniche in "Fondazioni lirico-sinfoniche e coreutiche", come simbolo della loro identità, e stanziare un fondo apposito per la salvaguardia e la ricostituzione dei corpi di ballo stabili in questi enti. Quindi incentivare le Fondazioni che reintroducono corpi di ballo. Per concludere voglio aggiungere che un corpo di ballo ha una ricaduta economica molto importante sui tanti settori ad esso collegati, su maestranze e su professionalità diverse.
Ma valutiamo anche il valore della danza per l'impatto sociale che ha per le giovani generazioni: pensate quanti ragazzi e ragazze sognano di diventare ballerini e si nutrono con i valori etici, morali di quest' arte: disciplina del corpo e della mente, ricerca di bellezza e armonia. Quindi eliminare un corpo di ballo vuol dire inaridire tutte le realtà che operano sul territorio ma anche inaridire i nostri ragazzi. L'Arte e la cultura sono eccellenze del nostro Paese.
roberto bolle a riveder le stelle prima della scala 2020 5
Sono la nostra tradizione e la nostra identità ma anche il nostro oro e il nostro petrolio, cioè se da una parte sono quello che ci rende unici e speciali, dall'altra, se ben gestite potrebbero rappresentare una grande risorsa, anche economica. Quindi diamo valore alla tradizione e alla cultura della danza. Facciamone un punto di forza e di rinascita. È il momento che si attui un cambiamento.
LA DENUNCIA DI BOLLE
SIMONA ANTONUCCI per il Messaggero
«Solo quattro corpi di ballo stabili in Italia per quattordici fondazioni lirico-sinfoniche. Due dei quali, a Napoli e Palermo, sono in fin di vita. A Verona, un caso vergognoso, i danzatori sono stati licenziati in tronco nel 2017. È uno scempio quello che si è compiuto in Italia negli ultimi decenni. Ed è arrivato il momento di cambiare». Roberto Bolle non è entrato in punta di piedi, ieri alla Camera per l'audizione conclusiva dell'indagine della commissione cultura.
L'étoile ha fotografato la drammatica situazione in cui versa il sistema coreutico nel nostro Paese lanciando un j' accuse contro le istituzioni, i politici ma anche i sovrintendenti «che spesso ne capiscono di musica e non di danza. Il balletto è una vittima di ignoranza e mancanza di visione da parte di chi doveva proteggerlo. Una Cenerentola delle arti, con opera lirica e musica sinfonica nel ruolo delle sorelle privilegiate, cui sono riservate le attenzioni e le cure delle Fondazioni».
L'APPLAUSO I deputati hanno seguito l'intervento del danzatore in silenzio per poi salutarlo con un lungo applauso quasi si fosse esibito in una delle sue travolgenti performance. E pronta è stata la risposta del Ministro Franceschini: «Bolle ha ragione. Le Fondazioni lirico sinfoniche, nell'affrontare la loro crisi finanziaria, hanno tagliato troppo sulla danza. Ora ci sono più risorse, anche per una loro ricapitalizzazione e questo errore possono correggerlo».
roberto bolle in tanga nell'aida di zeffirelli diretta da chailly 1
Roberto Bolle, torinese, 46 anni, è stato il primo ballerino in assoluto a essere contemporaneamente Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell'American Ballet di New York, motivo per cui è stato soprannominato l'étoile dei due mondi. Due mondi non soltanto geografici: seguito da migliaia di fan nei teatri e sui social, il danzatore è riuscito a mettere in comunicazione un pubblico popolare e di specialisti. Ha dato lezioni online durante la pandemia, ha trascinato in piazza con la sua festa milanese OnDance migliaia di persone, tra valzer, twist e Boogie-woogie. E in un libro dedicato al suo amore assoluto ha confessato «la danza non ha stravolto la mia vita, mi ha fatto solo bene. E non continuo per abitudine».
Così è riuscito ad appassionare alla danza un pubblico teatrale, ma anche televisivo: impegnato negli ultimi giorni di prove, a Capodanno, su Rai 1, andrà in onda la quinta edizione del suo show da quattro milioni e mezzo di telespettatori, dove è riuscito a far danzare Benigni e un robot, Diodato e Vasco, con la conduzione a bordo campo del giornalista sportivo Fabio Caressa. Una contaminazione di linguaggi per dimostrare che la danza piace quanto il calcio, «anzi di più. In Italia ci sono 17 mila scuole di ballo con un milione e 400 mila studenti, più di quelli che seguono le scuole di calcio che in Italia sono in tutto un milione».
A fronte di questo esercito di nuovi talenti, esistono eccellenze come La Scala o il Teatro dell'Opera, ma il numero dei ballerini è comunque inadeguato: a Napoli ce ne sono 15 e a Palermo 10. «Il risultato di questa politica», ha aggiunto, «è che la maggior parte dei nostri talenti è costretto a espatriare».
Mentre le fondazioni che non hanno più un corpo di ballo ricorrono a compagnie esterne o straniere. È arrivato il momento, incalza, di dare valore alle nostre eccellenze. E dopo l'urlo di dolore iniziale snocciola le richieste: «Rimettere in piedi il corpo di ballo di Verona e mettere mano anche al Maggio di Firenze», spiega, chiedendo di disporre nel Fondo Unico per lo Spettacolo (fus) dotazioni per la danza uguali a quelle per la lirica.
dario franceschini foto di bacco
E ancora: «Incentivare e sostenere i teatri che investono sulla danza, diminuire il Fus a chi fa ricorso a corpi di ballo esterni». Bisogna cambiare le «Fondazioni lirico sinfoniche in Fondazioni lirico sinfoniche coreutiche» e «attivare un fondo per la salvaguardia della danza». Nel suo appassionato discorso ha ricordato che la danza è un'arte nata e codificata in Italia e poi esportata in Francia e in Russia nel Settecento. «È nata e si è evoluta attraverso le menti creative di italiani che hanno sentito la necessità di portare più in alto il livello delle arti del loro tempo.
Luminari che hanno avuto il coraggio di cambiare la rotta, di inventarne una nuova». Danza è patrimonio culturale, eccellenza, identità, «Aspettiamo con fiducia e speranza. È il momento di far rinascere la nostra arte», così Bolle ha risposto dal suo account Twitter al Ministro Franceschini.
roberto bolle e daniel lee 2dario franceschini foto di bacco (2)
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