mattioli don carlo

“MAI VISTA UNA PRIMA DELLA SCALA COSÌ STATICA: UN CONCERTO IN COSTUME, E NEMMENO TANTO BELLO DA VEDERE” – ALBERTO MATTIOLI STRONCA LA PRIMA DEL “DON CARLO” – "IL REGISTA LLUÍS PASQUAL, CHE CHAILLY SI OSTINA A SCRITTURARE, SI LIMITA A ORGANIZZARE ENTRATE E USCITE, IN UN VUOTO PNEUMATICO DI IDEE O ANCHE SOLO DI TROVATE (ALLA SCALA IMPERA LA FOLLE PAURA DI TUTTO E DI TUTTI PER CUI LE REGIE “MODERNE” SONO TABÙ) - SARÀ PER UN’ALTRA VOLTA. MAGARI CON UNO SPETTACOLO VERO..." - VIDEO

 

Alberto Mattioli per il Foglio - Estratti

don carlo prima della scala

 

Impressioni dopo il primo atto della prima di parata (ma avendo visto anche la “primina” under 30, il cosiddetto “turno acne”): è il Don Carlo di Riccardo Chailly. Il direttore musicale della Scala inventa un suono compatto, denso, profondo, perfino doloroso ma che resta sempre trasparente, con una perfetta differenziazione dei piani sonori.

don carlo verdi 44

 

(...) Orchestra e Coro superlativi. Peccato che il teatro, grande teatro, che si fa in buca non abbia un corrispettivo in scena, dove Lluís Pasqual, uno di quei “revenants”, come li avrebbe chiamati Vittorio Emanuele III, che Chailly si ostina a scritturare, si limita in pratica a organizzare entrate e uscite, in un vuoto pneumatico di idee o anche solo di trovate. Mai vista una prima della Scala così statica: un concerto in costume, e nemmeno tanto bello da vedere. Allora davvero ridateci i registi “tradizionali” veri, che almeno i tableaux vivants li sapevano fare.

 

lluis pasqual

Ma qui, è chiaro, impera la folle paura di tutto e di tutti che hanno alla Scala, per cui le regie “moderne” sono tabù, che non si sconcertino i turisti o i reperti assiro-milanesi, costringendoli magari a pensare.

 

Certo che qui non c’è nemmeno la regia, moderna o tradizionale che sia. E nel Don Carlo , poi, che di tutto Verdi è forse l’opera più “politica” e contemporanea, un trattato di anatomia patologica del potere. Peccato doppio perché la compagnia è buona, il solito usato sicuro della Scala.

 

Ad Anna Netrebko non si può dire nulla se non farle i complimenti: un fiume di voce a tutte le altezze, piani e pianissimi uno più bello dell’altro, interpretazione sempre centrata. Anche Francesco Meli è solidissimo, e gli manca solo un pizzico di nevrosi in più per essere l’Infante ideale. Luca Salsi e Michele Pertusi (ieri sera forse un po’ stanco), rispettivamente Posa e Filippo, non soltanto cantano da padreterni ma hanno anche quel che distingue i verdiani veri da quelli di plastica: l’accento. Il loro duetto è il vertice della serata. 

 

dominique meyer

(...) Ah, dimenticavo: Don Carlo “di Milano”, quindi quattro atti e in italiano. Per il Don Carlos parigino, cinque atti, in francese e accessoriato di balletto, che alla Scala non hanno mai fatto, sarà per un’altra volta. Magari con uno spettacolo vero.

riccardo chaillydon carlo alla scala 34FRANCESCA VERDINI - MATTEO SALVINI PRIMA DELLA SCALA 2023don carlo prima della scalaanna netrebkodon carlo alla scala 35