RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”
«Il distanziamento sociale in un teatro come la Scala è impossibile.
Ripartiremo a settembre, con un parterre di grandi artisti, sempre in accordo col governo e con il sindaco, Giuseppe Sala». Porte e corridoi sono troppo stretti, il foyer affollato, al guardaroba si sta accalcati... «Se dovessimo fare accomodare ciascun spettatore al proprio posto, partendo dalla poltrona più al centro ci vorrebbero delle ore.
E se in ciascuno dei 150 palchi dovesse sedersi un solo spettatore sarebbe un danno economico gravissimo».
Per il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, è meglio non affrettare i tempi e rientrare in sicurezza in un teatro che conservi le sembianze del teatro che fu. Da qui la scelta di settembre, «se ci sarà semaforo verde».
Come si riparte?
«Speriamo con il Requiem di Verdi e la Nona di Beethoven. Il Requiem è il pezzo portante della storia della Scala; ricorda il concerto diretto da Arturo Toscanini nel dopoguerra. Il momento è simile e la Scala deve mantenere il proprio ruolo. Oltreché a Milano, proponiamo di eseguirlo anche a Bergamo e Brescia, le altre due città dove è stato più forte il dramma. L' Inno alla gioia vuole invece essere un segno di speranza e fiducia nel futuro».
Niente distanza in sala?
«Ci incontreremo e valuteremo. Prima viene la salute di dipendenti e spettatori. Ma a misure di distanziamento all' interno della Scala non credo molto. È impossibile immaginare che una persona al centro prenda posto prima o che non ci si sfiori nei corridoi. Con misure così non possiamo riaprire. Penso sia più saggio aspettare una situazione quasi normale».
Indossando le mascherine?
«Gli spettatori e gli assistenti di sala potranno indossare le mascherine. Di certo non i cantanti e i musicisti».
E la distanza per l' orchestra?
«Cento persone nella buca non si possono distanziare. Peggio ancora per il coro e il balletto. Per questo aspettiamo le condizioni per esercitare, speriamo in settembre».
Perché, alla ripartenza, si metteranno in programma titoli di repertorio?
«Anzitutto perché con questa chiusura la Scala ha perso ricavi da biglietteria, ingressi al museo e sponsor: dobbiamo ridurre i costi, evitando di investire in nuove produzioni.
I titoli già previsti saranno riprogrammati nelle stagioni successive. Metteremo in scena l' Aida di Lila de Nobili e Zeffirelli, la B ohéme di Zeffirelli e la Traviata di Liliana Cavani. Aida e Traviata saranno dirette da Chailly e Mehta. La Traviata doveva andare in Giappone: la tournée è stata spostata; abbiamo gli artisti sotto contratto. È necessario orientarsi su titoli importanti».
Cosa potrebbe seguire?
«Ci sarà un gala di riapertura del balletto a settembre, poi La Dame aux Camélias e Il lago dei cigni . Ci saranno quindi concerti, come quello diretto da Christian Thielemann con la Staatskapelle di Dresda e serate di pianoforte con Pollini e, il 5 dicembre, con Daniel Baremboim, che eseguirà gratuitamente le Variazioni di Diabelli. A novembre un recital di Anna Netrebko, quindi la violinista Anne-Sophie Mutter, che ha avuto il Covid, si è detta disponibile a venire anche lei gratuitamente, diretta da Chailly. Ma il numero delle recite sarà ridotto perché il pubblico straniero difficilmente si sposterà. Non servono 12 recite, ne bastano la metà».
La «Salome»?
« Salome sarà spostata alle stagioni successive: è uno spettacolo ben preparato, eravamo a 10 giorni dal debutto».
Come stanno andando i programmi in streaming e in Rai?
«Ho sentito risposte positive. Il figlio di Riccardo Muti mi ha riferito che il padre ha rivisto la sua Traviata in tv. Per tanti amici della lirica è l' occasione per rivedere cose belle».
A quanto ammonta la perdita per la Scala?
«Se stiamo chiusi fino a settembre la perdita sarà di circa 20 milioni. Ma con questo piano di riapertura puntiamo al pareggio di bilancio. Obiettivo difficile perché il pubblico straniero pesava per un terzo dei ricavi».
L' accordo sindacale per la «cassa integrazione»?
«Non siamo lontani. È difficile fare le riunioni a distanza, ma c' è spirito di unione».
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