milena vukotic

“REGGO ANCORA BENONE E DEI VECCHI NON HO I RIMPIANTI” - MILENA VUKOTIC FA 90 E SI RACCONTA – LA GAFFE CON UMBERTO DI SAVOIA SUL NOME, FELLINI (“LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE”), BUNUEL "CHE PATIVA IL MAL DI SCHIENA" E PAOLO VILLAGGIO: “C’È STATO UN MOMENTO IN CUI MI PESAVA CHE IL MIO LAVORO DI ATTRICE FOSSE COSÌ LEGATO ALLA PINA, LA MOGLIE BRUTTA DI FANTOZZI” - E POI “IL MEDICO IN FAMIGLIA”, STREHLER E “BALLANDO” – “SIAMO ATTORI, IL NOSTRO RIMANE UN GIOCO. CI NASCONDIAMO DIETRO A DELLE MASCHERE, SIAMO CLOWN, L’IMPORTANTE È NON FARCI TRASCINARE DALL’ILLUSIONE…”

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milena vukotic (2)

Anna Bandettini per “la Repubblica” - Estratti

 

Sarà pure un incubo invecchiare, ma non per tutti . «Io non so cosa sia, per il momento» dichiara senza incertezze Milena Vukotic.

 

E dire che ad aprile, il 23, per lei saranno novanta, 90 anni e pieni zeppi: incontri straordinari, esperienze e lavori brillantissimi, un curriculum da antologia con oltre cento film, tra cui sette Fantozzi , tre Buñuel, tre Fellini e poi Monicelli, Scola, Loy, Wertmüller, Bertolucci, Tarkorvskij, Oshima, via via fino al successo di oggi, Diamanti di Ferzan Özpetek. Oltre 90 fiction, compreso nel 1964 Il giornalino di Gian Burrasca , quasi 50 spettacoli teatrali da Zeffirelli a Strehler, Morini, Besson.

MILENA VUKOTIC PAOLO VILLAGGIO

 

Da pochi giorni ha chi uso una tournée di tre anni del pirandelliano Così è (se vi pare) di Geppy Glejieses, e da ieri è in scena con un impegnativo monologo, Émilie du Châtelet , diretta da Maurizio Nichetti al Franco Parenti di Milano. Un altro spettacolo lo farà ad aprile, poi un film. «Reggo benone», dice con quella voce da eterna bambolina, «e dei vecchi non ho i rimpianti. Non ho smesso di amare il mio mestiere. È un grande premio della vita».

 

 

(…)

verdone milena vukotic bianco rosso e verdone

È vero che c’è un aneddoto che la lega a Umberto di Savoia?

«Erano gli anni Cinquanta. In Portogallo. Ero lì con la compagnia di danza. Dopo lo spettacolo c’era stato un ricevimento, c’era gente di tutta Europa, si parlava varie lingue, a un certo punto un bel signore, in italiano, mi chiede come mai mi chiamassi Milena Vukotic.Mio padre era montenegrino, risposi, e mi ha dato il nome della regina del Montenegro, Milena Vukotic. La conosce? gli chiesi. E lui: “Era mia nonna”».

E poi?

«A quel punto lo riconobbi, Umberto di Savoia la prese con umorismo. Era una persona gentile».

MILENA VUKOTIC PAOLO VILLAGGIO

 

Tra i tanti incontri straordinari della sua carriera qual è stata la persona più importante?

«Fellini, senza dubbio. È la ragione per la quale ho cambiato vita. Avevo visto La strada e mi ero messa in testa che dovevo fare il cinema. Mollai la compagnia di danza, arrivai a Roma e con una lettera di presentazione andai da Fellini.

 

Io emozionata, lui gentile. Mi dette una piccola parte in un episodio di Boccaccio 70 . Col Maestro non ho fatto tanti film, piccole partecipazioni, Giulietta degli spiriti e un suo episodio in Tre passi nel delirio, ma io le considero comunque le cose più importanti. Fellini è stato un caposaldo, un amico che mi ha arricchito con la sua intelligenza».

 

verdone milena vukotic bianco rosso e verdone

E Buñuel?

«Cercava un’attrice italiana per Il fascino discreto della borghesia . Attraverso la mia agente chiese di vedere qualcosa che avevo fatto e poi mi propose di andare a Parigi. Girai i suoi tre ultimi film. Era un uomo gioviale, che pativa il mal di schiena».

 

E amici- amici?

«Paolo Poli, indimenticabile, fantastico. Intorno al Sessantotto facemmo Quattro passi nel Futurismo , poi in tv I tre moschettieri , ma soprattutto Paolo l’ho avuto come amico meraviglioso, raro, che mi manca moltissimo».

 

E Paolo Villaggio?

alfredo baldi milena vukotic

«Gli sono affezionata. La prima volta che andai a casa sua la cameriera mi aprì e disse “signora, è arrivata la moglie di suo marito” . E dire che c’è stato un momento in cui mi pesava che il mio lavoro di attrice fosse così legato alla Pina, la moglie brutta».

 

Come è riuscita a passare senza scosse da Fellini a “Il medico in famiglia”, da Strehler a “Ballando con le stelle”, dal repertorio d’autore a quello superpop?

«Siamo attori, il nostro rimane un gioco. Ci nascondiamo dietro a delle maschere, siamo clown, l’importante è non farci trascinare dall’illusione. E per questo, mi creda, ci vuole una energia solida».

 

C’è qualcosa che vorrebbe fare ancora?

«Tutto, vorrei ancora fare tutto. Ora sono impegnata con Émilie du Châtelet , una donna del Settecento che riuscì a imporsi come scienziata, la prima che ha tradotto Newton, un bellissimo personaggio di ribelle, libertina, scritto da Francesco Casaretti. E il regista Maurizio Nichetti è un’altra di quelle persone straordinarie che ho incontrato sulla mia strada».

MILENA VUKOTIC 5

 

In scena festeggerà anche il compleanno in aprile, sempre al Franco Parenti.

«Sì, con Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro , primo lavoro da autrice di Andrée Ruth Shammah, una storia di affetto po’ Harold e Maude , liberamente ispirato al romanzo Madame Pylinska e il segreto di Chopin di Éric-Emmanuel Schmit».

 

Cosa la commuove ancora?

«Le persone buone. E gli artisti. Non mi piace l’ ansia di ricchezza, la fame di soldi di oggi, quelli che hanno di più e vogliono di più».

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