MODA, INFIMO DI SQUINZIA - DA QUANDO LO STILISTA, CONFORTATO DAL PRIMO SEMIOLOGO DISPONIBILE, NON DEVE PIÙ ARROSSIRE PER IL PROPRIO PESSIMO GUSTO (“TRASH” O “CAMP” NON OFFENDONO PIÙ NESSUNO, ANZI), ORA SI PUÒ FELICEMENTE VEDERE SULLE PASSERELLE IL PIÙ SOFISTICATO “INFIMO” ABBRACCIATO AL PIÙ SINCERO ED ESTATICO “SUBLIME”

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Quirino Conti per “la Repubblica”

quirino contiquirino conti

 

Non appena ci si accorse che con il “basso” si vendeva di più (di tutto), all’istante si escogitò l’astuzia di un suo sofisticato quanto arzigogolato congiungimento con l’“alto”. E, con buona pace di tutti – dalla cassa alla coscienza – non uno che intendesse fare qualcosa rinunciò a questa formula divenuta ben presto classica: unire l’“alto” con il “basso”.

 

Con “alto” detto sempre furbescamente per primo, così da non sembrare troppo faciloni. Fu così che anche lo Stile decise di veleggiare verso quel lido di pacificazione, dove distinguere era ormai fuori moda e gli stessi termini “trash” o “camp” non offendevano più nessuno, anzi.

 

MARC JACOBSMARC JACOBS

Questa, in due parole, la storia dei nostri ultimi, contaminatissimi anni di Stile: da quando lo stilista, confortato dal primo semiologo disponibile, non doveva più arrossire per il proprio pessimo gusto.

Anzi. Ora si è al secondo atto; e con esiti sorprendenti. Giacché, con l’esercizio, osando sempre più, ci si è specializzati: ora si può felicemente vedere in pedana il più sofisticato “infimo” abbracciato al più sincero ed estatico “sublime”.

Con i due termini, sempre più divergenti, che danno origine a risultati non di rado straordinari.

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