I MONDIALI IN BRASILE ALL’INSEGNA DEL BEL CALCIO (NEL SEDERE) - FINALE A MANO ARMATA DELLA COPPA SUDAMERICANA: GLI ARGENTINI DEL TIGRE AGGREDITI A SAN PAOLO NON TORNANO IN CAMPO PER IL SECONDO TEMPO - VIUUULENZA! ANCHE LA POLIZIA PARTECIPA ALLA RISSA E DUE STEWARD PAULISTI ENTRANO NEGLI SPOGLIATOI AVVERSARI PISTOLA IN PUGNO - RITARDISSIMI NELLA COSTRUZIONE DEGLI STADI E NELLE INFRASTRUTTURE - DILMA SULLE SPINE…

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RISSA SAN PAOLO - TIGRE
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Paolo Manzo per "la Stampa"

Se il buongiorno si vede dal mattino il Mondiale di calcio del 2014 rischia di trasformarsi per il Brasile in un boomerang d'immagine senza precedenti. La conclusione della Coppa Sudamericana, l'equivalente della nostra Europa League, che martedì sera ha visto i giocatori della squadra del Tigre prima minacciati pistole in pugno da due addetti alla security del San Paolo e, poi, malmenati dai poliziotti intervenuti «per sedare la rissa», non solo ha indotto gli argentini sotto choc a non tornare in campo per il secondo tempo, ma ha aperto una serie di interrogativi sulla reale capacità organizzativa di maxi eventi da parte del Brasile.

Che i timori siano fondati, del resto, basta guardare i numeri. Sinora dei 12 stadi che ospiteranno i Mondiali nessuno è stato completato. L'unico ad essere avanti nei lavori è il Mineirão di Belo Horizonte che, se tutto andrà come deve, sarà inaugurato tra una settimana. Preoccupante per non dir di peggio, invece, è la situazione dello stadio di Manaus che potrebbe essere addirittura tagliato secondo il segretario-generale della FIFA Jérome Valcke, lo stesso che qualche mese fa auspicò un «bel calcio nel sedere» ai brasiliani per accelerare i tempi, scatenando le ire della stampa locale.

Per Mino Carta, giornalista fondatore di «Veja», il più diffuso settimanale brasiliano, e oggi a capo di «CartaCapital», la rivista che ha dato il suo appoggio prima a Lula e poi a Dilma, «il Mondiale rischia di essere un mezzo disastro perché manca l'infrastruttura e sia la rete di hotel che il trasporto pubblico sono carenti». Già perché al di là degli stadi che al massimo saranno ridotti di numero sin dalla Confederations Cup che inizierà il 15 giugno del 2013, a preoccupare di più sono la sicurezza e le strutture delle città sede, inadeguate per i turisti.

Se infatti a Rio de Janeiro le Unità di Polizia Pacificatrice in favela sono riuscite a far scendere in modo significativo il numero medio di morti ammazzati ogni giorno, dai 17 del 2008, a San Paolo la guerra a bassa intensità scatenata recentemente dall'organizzazione criminale del Pcc, il Primeiro Comando da Capital, ha fatto raddoppiare gli omicidi rispetto al 2011.

Altro problema enorme è quello dei posti letto, assolutamente deficitario sia a Manaus che a Bahia così come in tante altre città sede. Bastino, anche qui, le dichiarazioni di Valcke, l'uomo Fifa più odiato in Brasile proprio per il ruolo di cane da guardia affidatogli da Sepp Blatter: «C'è una città che non nominerò dove al momento esistono appena 17mila posti letto di fronte ai 45mila posti a sedere nello stadio. A meno che non facciate qualcosa l'unica soluzione sarà far dormire tre tifosi per letto».

Al di là dell'amara ironia del francese, la questione è così delicata che, a detta del settimanale Veja, la presidenta Dilma Rousseff sta rigorosamente evitando ogni incontro con i vertici della Cbf, la Figc verde-oro, mentre è di ieri la notizia che, dopo mesi di negoziati, il Banco do Brasil ha rifiutato un maxi-finanziamento alla costruttrice Odebrecht per l'Itaquerão, il futuro stadio del Corinthians che dovrebbe ospitare la partita di apertura dei Mondiali. Ultimo problema quello del caro prezzi: oggi una camera doppia a Rio non costa meno di 200 euro a notte, la cifra dovrebbe triplicare per i Mondiali.

 

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